Magazine Rugby

Scozia, il punto dopo le prime giornate di 6 Nations.

Creato il 11 febbraio 2014 da Soloteo1980 @soloteo1980

Edimburgo – Il 6 Nations 2014 è solo alla seconda giornata ma si possono, purtroppo, già tirare le prime somme, alla luce di quanto visto.

Che sarebbe stata dura, molto più dura dello scorso anno, lo prevedevano un po’ tutti, dal primo esperto all’ultimo tifoso occasionale, che si interessa di rugby solo durante i mesi di febbraio e marzo (e, fidatevi, anche da queste parti sono parecchi).

Che sarebbe stata così dura, però, forse non lo sapeva nessuno.

L’esordio in Irlanda, contro una squadra rinvigorita dall’arrivo di Joe Schmidt, ricompattata dopo il pessimo Championship 2013 da una serie autunnale che ha avuto nella sconfitta all’ultimo respiro contro gli All Blacks il suo culmine (quando si dice che non tutte le sconfitte sono negative, ma dipende dal modo in cui si perde… ci torneremo dopo) e nell’addio al rugby del grandissimo Brian O’Driscoll la scintilla per fare bene, era assolutamente proibitivo per chiunque. Chiedere a Gatland&Co per conferme.

La Scozia, quindi, aveva in qualche modo messo in preventivo una sconfitta, ma credo non immaginava di patire così tanto, specie nel secondo tempo, e specie nei set pieces.
In fase offensiva, poi, non è quasi mai stata pericolosa, perché non è mai riuscita a creare le condizioni ideali per l’inserimento dei trequarti, perché il possesso palla non è mai stato ‘coltivato’ e (ma questo soprattutto nell’ultima gara) ci si è affidati troppo ai calci.
Con soli sei giorni di turnover per recuperare, in vista della sfida più importante dell’anno, quella contro l’Inghilterra al Murrayfield, non ci si aspettano rivoluzioni ma, quantomeno, una presa di coscienza dello staff tecnico (e della sua guida, Johnson), un’analisi sugli errori commessi e il tentativo di rimediare almeno a qualche aspetto, ponendo il focus su uno dei tanti punti di debolezza mostrati.

Johnson ha scelto di non scegliere. O, peggio, ha deciso di trovare uno scapegoat, escludendo dalla squadra che avrebbe conteso la Calcutta Cup alla Rosa il capitano, Kelly Brown.

Brown paga per tutti, per gli errori (troppi) commessi dal pack a Dublino, perché non è un openside flanker “naturale” (allora perché continuare a schierarlo col 7, quando anche ai Saracens gioca titolare col 6?) e perché, sotto sotto ma non troppo, Jonno ‘non lo vede’.

Spazio a Chris Fusaro, al debutto assoluto. Capitano è Greig Laidlaw, che agirà in mediana con Duncan Weir. In panchina, non c’è un’apertura di riserva, perché Ruaridh Jackson è stato rispedito ai Warriors (forse una delle poche scelte azzeccate dell’interim head coach), Peter Horne è alle prese con la riabilitazione del ginocchio distrutto da permit player con lo Stirling County (sigh…), Heathcote non è mai entrato nel cuore di Jonno (perché anche a Bath è chiuso da George Ford, e continuo a non capire perché non venga portato in Scozia a giocare…) e Tommy Allan si sta allenando in vista del match dell’Italia a Parigi.

L’infortunio di Sean Maitland, poi, costringe Stuart Hogg a restare “bloccato” estremo, perché un altro 15 del suo livello, in rosa, non c’è, visto che anche Tonks è bloccato da un infortunio, rimediato contro gli England Saxons, che lo terrà a bordo campo per tutta la stagione.

Insomma, alle pochissime idee si somma una coperta cortissima, ma nonostante questo la Scozia può mandare in campo una squadra competitiva ed esperta, con la media dei caps superiore a quella inglese.

Nonostante tutte le parole della vigilia, sul campo del Murrayfield (che diventa l’argomento principale della settimana che precede la gara, guadagnandosi le prime pagine rugbistiche di tutti i media inglesi, lui e il suo maggot) scenderà una sola squadra, in maglia bianca, mentre i Blues faranno da spettatori non paganti per tutto l’incontro, chiudendo la gara del riscatto con una sconfitta pesante nel risultato (0-20) ma soprattutto per come è arrivata. Errori a raffica nei set pieces, troppa indisciplina, nessuna idea in fase offensiva, troppi calci a vuoto che finiscono nella rete del triangolo arretrato inglese.

Solo qualche dato: possesso palla 42%, territorio 34%. 5 touche perse (su 12 col pallone in possesso), 16 punizioni concesse (contro le 7 inglesi); 31 calci in cerca di territorio.

Le parole in conferenza stampa, che riporto in un altro articolo, dell’interim head coach lasciano l’amaro in bocca, ma – pur facendo arrabbiare molti – palesano la totale mancanza di idee di Johnson e in qualche modo spiegano la disastrosa prestazione del XV del cardo. La cosa più grave, a mio parere, è che Johnson, dopo l’arrivo di Vern Cotter, sarà diventato DoR della Scozia, una posizione ancora più delicata di quella di head coach.

Le scelte sbagliate della vigilia, sommate alla totale assenza di un piano di gioco, alla deludente prestazione nei set pieces, ai cambi cervellotici e senza senso – come togliere Denton, il migliore in campo, con più di mezz’ora ancora da giocare, come lasciare in campo Weir in evidente stato confusionale, togliendo il capitano per inserire Cusiter a partita ormai persa – hanno portato alla peggiore sconfitta dell’era dell’interim Aussie.

La batosta subita tre mesi fa contro il Sud Africa, in questo stadio (0-28) nel secondo test match autunnale poteva avere qualche spiegazione, sebbene sia molto simile il modo in cui è stata preparata e il modo in cui è maturata.
Anche allora Brown era stato fatto fuori (‘lasciato a riposo’ era la formula scelta), anche allora le scelte sbagliate e la mancanza di idee si erano infrante contro il muro di gomma dei Boks, comunque di un altro livello rispetto a questa spenta Inghilterra che ha passeggiato su quello che rimane dell’orgoglio scozzese.

Adesso c’è una settimana di pausa, da dedicare alla meditazione e, si spera, ad un bell’esame di coscienza.
Poi, sotto con la preparazione del match di Roma, contro una buona Italia – eccezion fatta per il secondo tempo di Parigi – che ha tutte le carte in regola per battere la Scozia.
Il tempo stringe ma bisogna fare qualcosa, perché il rischio di chiudere il Championship all’ultimo posto a zero punti è sempre più concreto.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :