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Scrivere è per tutti?

Creato il 30 marzo 2015 da Mcnab75

Diego Armando Maradona

Scrivere è l’attività creativa coi costi d’avviamento più bassi.
Grazie al self publishing chiunque può tirar fuori il suo libro inedito dal cassetto e piazzarlo su uno store online – Kobo, Amazon, Lulu etc – e dirsi scrittore.
Facebook è una selva di “Gino Rossi scrittore” e “Laura Mazzafava autrice”. Che poi, per dire, il mio idraulico non è iscritto al Facciacoso come “Roberto Verdi idraulico”.
Quindi scrivere è diventato il sogno bagnato di molte persone che credono di avere la storia giusta per sfondare, per fare i big money, per farsi ospitare da Fabio Fazio. Tutte fantasie da dilettanti, ovviamente, ma c’è gente che mira davvero a queste cose.
Ma scrivere è davvero per tutti?

No.
Come non lo è recitare, fare musica, giocare a pallone.
Io, per dire, le partite di calcetto me le concedevo volentieri, al parchetto con gli amici, ma non ho mai, e dico mai, pensato di poter fare il calciatore.

Qui entrano in gioco diversi discorsi, tutti molto delicati.
In primis quello riguardante il dualismo tra talento naturale e studio. Diego Armando Maradona era un talento naturale e non aveva bisogno di “studiare” calcio. Il suo però è un caso limite: molti giovani calciatori dotati di buone basi non arrivano da nessuna parte senza allenarsi, senza avere dei buoni preparatori.
Quindi, di conseguenza, non tutti i giovanotti talentuosi diventano professionisti del rettangolo verde.

Seconda questione: l’american dream in versione scrittura.
Tutti hanno il diritto a provarci. Fosse anche per scrivere una minchiata, purché sia una minchiata che vende. Che poi è la strada più facile e più battuta dagli autori contemporanei. Scrivono erotico, scrivono romance, scrivono paranormal romance, e vendono.
Quindi si può dire che, a livello di investimento, fanno delle scelte vincenti.

Balotelli: talento senza disciplina.

Balotelli: talento senza disciplina.

Allargando il discorso, potremmo però dire che questo debordare di vincenti minchioni ha abbassato la qualità complessiva del settore.
Torniamo al paragone col calcio. Quel babbeo xenofobo di Tavecchio è riuscito a dire una cosa giusta, pur dicendola male: l’abbondare di mediocri giocatori stranieri, comprati a costo zero da paesi del terzo mondo, ha distrutto i nostri vivai. Non a caso la qualità del calcio italiano ha raggiunto dei livelli così bassi da non aver precedenti.
Certo, ogni 100 calciatori africani acquistati a pochi spiccioli, salta fuori un buon giocatore, che quindi genera plusvalenze enormi. I procuratori son contenti, i presidenti delle squadre son contenti, il tifosi, bah…

“Questo è il capitalismo, bellezza”, direbbe qualcuno.
Ed è vero, purtroppo.
Gli autori autoprodotti, quelli bravi come quelli pessimi, portano introiti agli store su cui piazzano i loro ebook.
Le case editrici, che oramai sono sempre più spesso autoproduzioni associate, ragionano più o meno sulle stesse frequenze mentali.
I lettori si abituano alla cacca, o magari non leggono più, ma pochi sembrano accorgersene.

Tuttavia sì, scrivere è per chiunque.
Ahimè è proprio così.

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(A.G. – Follow me on Twitter)


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