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Scrivere per esplorare: intervista a Lodovica Cima

Da Tunué @tunue

Ecco Lodovica Cima, scrittrice, consulente editoriale di letteratura per ragazzi e animatrice di numerosi laboratori per bambini e insegnanti:

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Che cosa mi piace di più dell’essere scrittore? Poter esplorare un nuovo mondo ogni volta che voglio. Di non lasciare mai nulla al caso e poi mi emoziona sempre il momento in cui mi viene l’idea, quella che è così invadente che si capisce subito che ne uscirà qualcosa di buono.

Con quale spirito si mette in viaggio uno scrittore-esploratore? Che cosa non deve mai mancare nel suo zaino?
Due cose non devono mancare: la curiosità verso il mondo e le persone, la voglia di scoprire le storie che possono nascondersi dietro a tutto ciò che attraversiamo nel quotidiano e la voglia di raccogliere tutti gli spunti; la seconda cosa è un quadernino per annotare ogni sensazione buona, ogni piccola idea da coltivare poi, con calma, nello studio davanti al pc e vedere se germoglia come una vera storia.

Una storia è fatta di immagini, suoni, odori, emozioni – questo vale per i grandi, ma ancor di più per i piccoli ascoltatori e i giovani lettori. Per un adulto che scrive è difficile dosare le parole per privilegiare le sensazioni?
L’adulto che scrive per bambini e ragazzi si deve spogliare dei suoi abiti di adulto per imparare a pensare come i piccoli, con la loro logica e la loro passione del presente. Se un autore ha questa capacità, allora la sfida è più facile, ci si sente ancora un po’ bambini e si scrive. Il difficile viene nella seconda fase del lavoro, quello della revisione. Lì la dimensione adulta e professionale torna e deve essere capace di trasformare la scrittura in uno stile personale, ragionato e allo stesso tempo fruibile dai nostri lettori, un equilibrio molto delicato.

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un incontro con i giovani lettori

Scrivi storie, tieni laboratori di scrittura e di lettura per i bambini e lavori come consulente e progettista editoriale: le varie attività si influenzano tra di loro? Con quali risultati?
Cerco di tenere distinte tutte le cose che faccio, ma sono una sola persona e quindi quando sono editor comprendo meglio, forse, le preoccupazioni di un autore; quando lavoro coi bambini assorbo il loro essere che poi mi servirà scrivendo. Ma quando insegno o lavoro da editor non parlo mai di me come autore, trovo che sia una distinzione necessaria e corretta.

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Lodovica Cima e Stefano Gorla per Edizioni San Paolo

Sei anche autrice di testi scolastici, animatrice di corsi per adulti ed educatori e insegnante di didattica museale: come si sfugge al rischio di diventare noiosi quando si insegna ai bambini?
È vero che il rischio c’è, ma se si sceglie di occuparsi di loro si raccoglie anche la sfida di reinventarsi ogni volta. Con i bambini bisogna sempre contestualizzare quello che si vuole comunicare: fare similitudini alla loro portata, e poi alzare il tiro. È un modello didattico impegnativo ma di grande soddisfazione anche per noi. È un modo per mettersi sempre in gioco e adattarsi alle loro reazioni in tempo reale. Mai preparare una lezione troppo rigidamente, non si sa quello che potrebbe uscire dalle loro bocche: riescono sempre a stupirmi ed è per questo che adoro il mio lavoro.

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C’è un personaggio dei fumetti, o una serie o una storia a fumetti, cui ti senti particolarmente legata? Sarei curiosa di sapere perché.
Direi che Topolino mi ha accompagnato nella mia infanzia e che il personaggio a cui ero più affezionata era Orazio! Solo più tardi mi sono accostata al mondo del fumetto più ampio e tra i miei preferiti ora c’è Cédric. Ho letto subito, in lingua originale anche La memoria dell’acqua, che mi è piaciuto moltissimo. Un raffinatissimo esempio di buona editoria.

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il sito web dell’autrice (clicca!)



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