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Scrivere quel che vende o quel che ci piace?

Creato il 01 febbraio 2016 da Mcnab75

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Ho iniziato il 2016 da autore in maniera anarchica.
Ho smesso per qualche giorno di controllare la board delle vendite su Amazon (aggiornata quotidianamente – qualcuno dovrà prima o poi parlare degli editori che spesso non forniscono i dati di vendita ai loro autori).
Ho smesso di lavorare alle conclusioni di alcune saghe rimaste in sospeso, ma che al momento richiedono un lavoro di documentazione che va oltre le mie forze.
Ho ignorato le richieste (che – tengo a precisarlo – mi fanno sempre piacere!) di scrivere il sequel del romanzo X o del racconto Y.
Poi mi son messo a scrivere ciò al momento sento più affine alla mia volontà, pur con la consapevolezza che sarà più complicato vendere queste nuove storie.

La domanda è meno banale di quanto appare e probabilmente non è adatta a un ozioso sabato.
Ma oggi va così.
Dunque vi pongo la questione: è giusto scrivere quel che vuole il mercato o è meglio scrivere ciò che abbiamo voglia?

In qualità di autore indipendente non devo rendere conto a nessun intermediario tra me e i lettori. Ciò mi toglie il fastidio di dover avere a che fare con un editore che cerca di convincermi a scrivere storie di vampiri liceali o di giovani ribelli armate di archi o di giavellotti.
Comunque le statistiche del mercato sono facilmente reperibili, tanto che solo un cieco (o uno sprovveduto) non si accorgerebbe di quali romanzi vendono facilmente e quali no.

Nel mio piccolo ho fatto un esperimento. Pochi mesi fa ho scritto due romanzi zombie (Zona Z ed Evento Z), senza pubblicizzarli granché. Entrambi hanno venduto molto e continuano a vendere senza che li promuova in alcun modo.
Gli zombie – infatti – vendono.
Sempre.

C’è una terza via, la più difficile: creare un pubblico.
Portarlo a leggere e ad amare le storie che noi vogliamo scrivere. Si tratta di una vera e propria impresa, ma è una sfida assolutamente stimolante.
Tenere conto del volere del mercato è in buona parte giusto, o quantomeno saggio. Piegarsi a esso e diventare autori “a gettone”, pronti a sfornare qualunque cosa voglia il pubblico, può pagare le bollette, ma toglie il bello di questo mestiere.
Una via di mezzo è il giusto compromesso.
Ed è quello che sto cercando di fare fin dai primi di gennaio, occupandomi delle storie di 2MM Reloaded, partendo dal primo ebook dedicato alla mini-serie di Miss Atonement.

Forse si rivelerà una strategia sbagliata, ma vale la pena provarla, soprattutto per una questione di benessere mentale.

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(A.G. – Follow me on Twitter)


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