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Scuola Digitale: Il Caso Sardegna

Da Maestrarosalba
Scuola Digitale: Il Caso Sardegna Che qualcosa fosse andato storto nel progetto Scuola Digitale lo si è capito già i primissimi giorni di Marzo 2012, quando nelle scuole si è atteso invano l'arrivo delle Lim dopo la fretta che aveva caratterizzato la realizzazione del cablaggio.
Sul progetto è calato da allora un silenzio  e l'unica cosa che fu dato sapere era che la modalità di acquisto delle Lim era cambiata (clic). Fin qui nulla di importante anche se è sempre da piccoli cambiamenti di forma che si intuisce che la posta in gioco è ben altra. E' bastato arrivare ad Agosto per veder scoppiare nell'insopportabile calura estiva il problema vero, la questione nodale che di fatto aveva rallentato e poi fermato il progetto.  I nodi sono venuti al pettine in questi giorni con questo documento, che Silvano Tagliagambe direttore scientifico del progetto Scuola Digitale, ha inviato a LTA.  Non è questa la sede per argomentarlo, per capirci è sufficiente dire che l'asse di tutto il progetto si è spostato dalla centralità delle scuole 1) che avrebbero dovuto lavorare su nuclei di contenuto aperti  (con totale gratuità per le famiglie), trasformabili ed esportabili su tutto il territorio nazionale, all'acquisizione dei materiali pronti dalle case editrici (di fatto con la stessa logica del libro di testo) snaturando di fatto l'idea portante del progetto e 2) esautorandole dalla gestione della piattaforma  e attribuendo al Miur, con buona probabilità all'Indire, la gestione dei nuovi contenuti.
Nel documento così sintetizza Tagliagambe:
Con la delibera adottata alla Giunta regionale il 31 luglio che cosa subentra a questo scenario? Una prospettiva i cui punti fondamentali possono essere così sintetizzati:  - Rinuncia alla piattaforma propria per acquisirne una, fornita dal MIUR, cito testualmente, “coerente con le nuove caratteristiche che la stessa piattaforma tecnologica dovrà assumere entro la nuova logica del data center nazionale prevista dal piano di azione e di coesione”; - Rinuncia ala produzione di contenuti didattici originali, così come descritti, e acquisto dei prodotti disponibili sul mercato;  - Produzione autonoma limitata ai soli materiali riguardanti la lingua e la cultura della Sardegna;  - Mutamento della configurazione e del ruolo del Centro di competenze per l’erogazione dei servizi di eccellenza, la cui costituzione costituisce uno dei punti focali del progetto, al punto da figurare nella stessa denominazione del Capitolato tecnico. La delibera, a questo proposito, dice infatti testualmente che “le mutate condizioni del contesto e il necessario riferimento nazionale del progetto rendono inoltre necessaria la ridefinizione degli assetti organizzativi e delle connesse procedure di governance a supporto delle reti scolastiche regionali e nazionali rendendo, quindi, necessaria una modifica della impostazione ipotizzata del centro di competenza”.

Rispetto a questo triste capitolo della scuola sarda non ci sono  molte parole da spendere.
Solo da rilevare la suddittanza della politica regionale verso gli interessi dell'editoria, ma questo si era già detto a proposito dei libri digitali,  e del Miur. Il progetto potrà anche riempire le aule di Lim e di tablet di ultima generazione, ma ciò che lo caratterizzava in termini di innovazione, per quanto percorsi da notevoli limiti (Clic), si perde nell'incapacità della politica di segnare altre strade, anche resistendo alle "normali" pressioni del mercato e alla centralità del Miur.  E Dio solo sa quanto ci sia bisogno in questa nostra disastrata isola di creare innovazione, di sperimentare anche attraverso la scuola e quindi passando per docenti, alunni e studenti nuove mentalità. Perchè questo intende principalmente Tagliagambe, rivendicare il ruolo di protagonisti nell'elaborare idee nuove anche a rischio di essere ingenui, ma sciogliendo i legami di subalternità psicologica che invece la politica rinforza. Ma come diceva quel tipo "Se uno il coraggio non ce l'ha non  se lo può dare".
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