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scusi cavaliere, ci dica della villa di Arcore...

Creato il 13 agosto 2010 da Nomadus
scusi cavaliere, ci dica della villa di Arcore...
Chi semina vento...A quanto pare i vecchi adagi non sbagliano mai. Se la campagna mediatica di fango, organizzata e promossa da Silvio Berlusconi (ed eseguita dai suoi scagnozzi tipo Feltri e Belpietro), aveva il solo scopo di costringere alle dimissioni ed annientare politicamente l'attuale presidente della Camera dei Deputati, allora mi sa che gli schizzi sono stati mal indirizzati. Qualcuno deve aver inopinatamente ruotato la base del ventilatore mentre la velocità era al massimo: il risultato è che il doppiopetto firmato Caraceni (tanto caro al premier) si sta inesorabilmente macchiando e non solo quello. Anche la pelata del Caimano, provvisoriamente sistemata con artifizi alquanto risibili, sta ricevendo voluminose secchiate di melma di ritorno. Se qualcuno dell'entourage del cavaliere aveva pensato bene di colpire Gianfranco Fini attraverso l'affare della casa di Montecarlo, qualcun altro deve aver ricordato (io credo sia stato proprio Cesare Previti nell'incontro di qualche giorno fa a pranzo) al presidente del Consiglio in che modo (e a che scandaloso prezzo) era venuto in possesso di quei 3.500 metri quadrati (145 stanze) e di quella infinità di ettari che compongono la fantascientifica residenza di Villa San Martino ad Arcore. Mi permetto, a beneficio dei miei lettori (spero in verità pochi) dalla memoria leggermente appannata, di ricordare l'excursus della vicenda Casati Stampa. Tutto ha inizio con un fattaccio di cronaca nera. Nella notte del 30 agosto 1970 a Roma, in un magnifico attico di via Puccini nell'elegante quartiere Pinciano, il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino uccide la moglie Anna Fallarino e il giovane Massimo Minorenti, amante della marchesa, suicidandosi poco dopo. Attraverso il medico legale di allora si stabilì (nonostante fosse alquanto evidente) che a morire per ultimo fu proprio il marchese e questo permise che tutta l'immensa eredità dei Casati Stampa passasse alla figlia Anna Maria (all'epoca diciottenne e quindi minorenne in quanto la legge stabiliva a 21 anni la maggiore età), la quale venne affidata ad un tutore che (combinazione delle combinazioni) era il figlio trentacinquenne di un avvocato amico di un certo imprenditore di nome Silvio Berlusconi. Volete sapere il nome di questo tutore? Cesare Previti. Amministrando i beni in nome e per conto della giovane ereditiera Anna Maria Casati Stampa, il rampante giovane avvocato Previti individuò nella favolosa villa San Martino di Arcore il vero affarone da proporre all'allora altrettanto giovane rampante Silvio Berlusconi: pinacoteca ricca di opere del 400 e del 500, biblioteca con oltre 10.000 volumi, scuderie e due piscine oltre all'immenso parco e alle 145 stanze di cui ho già detto prima. Il tutto per il ridicolo prezzo di 500 milioni di vecchie lire, pagabili a rate (con azioni della famigerata società Edilnord s.a.s. nemmeno quotata in Borsa) e senza registrare l'atto notarile (fu fatto solo nel 1980 per evidenti motivi fiscali, vecchio e incrollabile pallino del cavaliere...), a fronte di un valore stimato di circa due miliardi di lire (si parla solo dell'immobile). Colmo dei colmi, all'inizio degli anni 80 la residenza di Arcore viene giudicata dalle banche garanzia sufficiente per concedere un prestito di 7 miliardi e 300 milioni di lire al furbetto della Brianza (ovvero mister B.) intento a costruire le cattedrali edilizie del deserto denominate rispettivamente Milano 2 e Milano 3, oltre a gettare le basi per l'impero televisivo ed editoriale che oggi ben conosciamo. E tutto questo grazie a quei cinque colpi di fucile Browning calibro 12, sparati dal marchese Camillo Casati Stampa in quella torrida notte del 30 agosto di 40 anni fa. Caro presidente del Consiglio dei Ministri onorevole Silvio Berlusconi, non ritiene opportuno far sapere all'Italia e al Parlamento i risvolti dell'acquisto di villa San Martino oltre a far luce, una volta per tutte, sull'origine delle sue oscure fortune finanziarie che le hanno permesso di diventare uno degli uomini più ricchi del pianeta? Non crede sia cosa buona e giusta, invece di armare la mano editoriale dei cecchini Feltri e Belpietro, fare un accurato esame di coscienza e prendere atto che è tempo di togliere il disturbo (sempre dopo averci spiegato quanto richiesto prima)? Attendo una sua cortese risposta. Anche a sua insaputa...

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