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Scusi, il Senato dov’è?

Creato il 02 marzo 2013 da Casarrubea
Beppe Grillo

Beppe Grillo

Il grillismo comincia a connotarsi di alcuni suoi tratti salienti. Quelli dei vecchi partiti li conosciamo già: corruzione, compromesso, tornaconto e chi più ne ha più ne metta. Ma i connotati di questa classe di ragazzi, che hanno passato il tempo a starsene davanti ai loro bei computer compratigli dai papà e dalle mamme, e che a furia di esercitarsi si sono fatti le ossa sui servizi offerti dal blog di Beppe Grillo, non escluso quello di sapere come fare a diventare deputati, quelli no, non li conosciamo ancora. A parte l’élite dei quarantenni e dei cinquantenni che hanno un loro mestiere che non intendono giustamente lasciare, c’è una massa di adepti, la cui cultura media supera o raggiunge appena il livello medio-basso,  che costituisce veramente un problema. E si capisce perché. Sono quelli che si sono fatti rappresentare alla Camera e al Senato senza sapere dove si trovano le sedi di queste due istituzioni della nostra Repubblica. Come ha dimostrato Bartolomeo Pepe che, intervenendo alla Zanzara di ieri, ha candidamente affermato di sconoscerne l’indirizzo e l’ubicazione. Tanto – pare che abbia detto – prima o poi lo troveremo. E a me che sono abituato a considerare il Parlamento come il cuore dello Stato, mi è venuta una stretta al cuore. Perché, mi pare, che questi giovanotti o ragazzi che siano, abbiano studiato poco l’educazione civica che essi stessi vorrebbero potenziare nelle scuole, ma che educati alla scuola di Beppe Grillo, predicano bene e razzolano male. Come purtroppo sempre accade. Lo conferma lo stesso Pepe che, non contento di avere fatto un buco, ha cercato di rimediare con un rattoppo che è stato peggio del buco. Si è chiesto, infatti, davanti a tutti, come si faccia ad eleggere il Presidente della Repubblica. E visto che a maggio i parlamentari saranno chiamati a sostituire la massima carica dello Stato, è brutta cosa che qualche (o molti?) grillini non sappiano come la cosa avvenga. Si farà un’adunata popolare? Si convocheranno i comizi elettorali? Si voterà da casa standosene comodamente seduti davanti al computer? Chi lo sa?

Che la fattispecie di Pepe non sia un’eccezione, lo conferma un altro caso, quello della senatrice M5S, Enza Blundo che ci ha regalato un’altra perla di quanto i senatori grillini, che in materia di Costituzione dovrebbero essere più ferrati dei loro colleghi della Camera, conoscano a fondo le istituzioni che dovranno trattare. La neosenatrice ci ha fatto generoso dono di un’altra perla, dimostrando a “Un giorno da pecora”, di non sapere quanti senatori ci siano a palazzo Madama. E non finisce qui perché non pochi grillini si sono messi già a riflettere su quella scocciatura che sarà la questione della fiducia. Cazzo, avrà detto qualcuno di loro, una soluzione ci sarà. Carlo Sibilia, neodeputato M5S di Campania 2, si è andato a leggere la Carta costituzionale, e si è soffermato giusto sull’art. 94. Nessun italianista, filologo o semplice utente della madrelingua italiana, saprà mai come l’ha letto. Ma pare che ci abbia intravisto la soluzione del problema. E leggendolo e rileggendolo, senza rendersi conto di ciò che intanto accadeva dentro il suo cervello, si è convinto che fosse proprio l’articolo giusto, scritto apposta per negare l’obbligo, da parte delle due Camere, di dare la fiducia al nuovo governo. Così si è seduto al computer, è entrato nella sua pagina Facebook  e ci ha fatto sapere che sulla base dell’art. 94, non c’è bisogno che il nuovo governo abbia fiducia alcuna. “Per governare non c’è bisogno della fiducia di nessuna delle due Camere. Art. 94 della Costituzione. E’ semplice e così faremo“. Tutto al contrario. L’art. 94 della Costituzione ha il suo incipit con un principio del tutto opposto: “Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere”, recita la Costituzione. E continua: “Ciascuna  Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.” E così i padri costituenti, chissà non fossero stati chiari prima, aggiungono che  la fiducia deve essere votata entro dieci giorni dalla formazione del nuovo governo e che “il voto contrario di una o d’entrambe le Camere su una proposta del Governo, non importa obbligo di dimissioni”.  Il voto contrario su una proposta del Governo, non significa affatto che il Governo non debba avere, prima di operare, la fiducia di entrambe le Camere.

Ora se i grillini partono con gli abbagli che cominciano ad avere, con questo piede sbagliato, io penso che ci vorranno parecchi anni di formazione prima che possiamo avere un M5S all’altezza dei compiti che dichiara di volere affrontare, e se partiamo con una bella alleanza con questi o simili livelli di cultura generale, saremo tutti belli e fritti in breve tempo. Se non altro perché passeremo il nostro tempo a interpretare cose che già alla scuola elementare dovrebbero essere arcinote.

Perciò stiamo attenti a quello che dicono e che fanno piuttosto che pietire un’alleanza che è meglio che non ci sia, date le premesse. La fenomenologia del lessico grillino è abbastanza eloquente, se è vero che ogni parola ha un suo senso e se è altrettanto vero che esistono anche linguaggi non verbali la cui analisi ci aiuta a capire cosa vogliono gli altri e cosa si nasconde dietro un gesto, un atteggiamento, un modo di relazionarsi con il prossimo. Persino su ciò che non è detto.

Prendiamo, per esempio, in esame il programma di Beppe Grillo.

Alla voce ‘Stato e cittadini’ si fa una mera descrizione dell’esistente. Si dice che i partiti hanno sostituito la volontà popolare, ma nell’elenco dettagliato delle voci che si intendono affrontare manca del tutto un riferimento alla riforma elettorale, né tanto meno si spiega come dovrebbe attuarsi. Quindi mentre il periodo introduttivo al capitolo sembra alludere alla necessità di questa riforma, nei fatti, poi, questa manca tra le righe dei vari punti-obiettivo. In merito agli insegnamenti si parla della Costituzione, ma si ignora che essa è di fatto parte integrante di quella che una volta si chiamava educazione civica e che oggi può essere la semplice educazione alla cittadinanza. Prima di suggerirla agli altri dovrebbero loro stessi essere i primi ad impararla. Per altro moltissimi insegnanti praticano l’insegnamento della Costituzione italiana da sempre, senza che questo abbia mai costituito un problema normativo. Per il resto l’abolizione dei privilegi parlamentari è comune a diversi altri partiti, che però non utilizzano il sistema dei social network e che perciò hanno minore voce in capitolo. Ma ciò, come si vede, cambia poco le cose.

Alla voce energia si prevede l’accesso gratuito alla rete internet, ma non si fa riferimento alcuno alle modalità di utilizzo della rete e ai costi successivi a tale accesso. E intanto non si mette in guarda sul vero rischio che l’utente corre: quello di essere manipolato.

E potremmo continuare a lungo solo sul programma.

Restano gli atteggiamenti e le nostre domande su cosa succederà. Nessuno vuole il governissimo con i berlusconiani. Grillo ci fa perdere solo tempo, perché nella sua grande intelligenza del futuro pensa che riuscirà ad ammucchiarli con bersaniani e vendoliani, per trarne vantaggio al più presto. Restano solo poche strade praticabili:

- un governo di  minoranza di centro-sinistra che, di volta in volta, riesca ad andare avanti su poche proposte chiare;

- una proroga al governo Monti che, fatte alcune riforme, a cominciare da quella elettorale, ci conduca dritto dritto a nuove elezioni;

- un incarico nuovo a un altro tecnico che riesca, anche lui, a gestire le riforme indifferibili per guidarci tutti, fra sei mesi, a nuove elezioni

In tal modo ciascuno si assume le sue responsabilità. E Grillo, che ha dimostrato di non volere risolvere i problemi del Paese, renderà finalmente conto agli italiani del suo essere solo un comico da palcoscenico. Perché si è servito delle piazze d’Italia solo per fare un cinico spettacolo, e non affatto per risolvere i problemi degli italiani.

Giuseppe Casarrubea


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