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…se il Piccolo Principe fosse atterrato a  Bangkok, in quale strano figuro si sarebbe imbattuto?

Creato il 31 agosto 2015 da Italianoabangkok @BeingAndrea

…se il Piccolo Principe fosse atterrato a  Bangkok, in quale strano figuro si sarebbe imbattuto?

…secondo me avrebbe incontrato un monaco buddista dal saio liso e le infradito sgangherate!

Prima che andiate avanti nella lettura vi avverto che questo post ha poco a che fare con Bangkok, o forse sì visto che alla fine cercherò di spiegarvi il mio perché del monaco. Se volete potete anche semplicemente limitarvi a ingrandire le foto e godervi le immagini come spesso mi sono ritrovato a fare sfogliando “Il Piccolo Principe”.

…se il Piccolo Principe fosse atterrato a  Bangkok, in quale strano figuro si sarebbe imbattuto?

Le Petit Prince, in italiano “Il Piccolo Principe”, non ha di certo bisogno di una recensione da parte mia. Sono sicuro che l’opera più famosa di Antoine de Saint-Exupéry, il pilota francese abbattuto durante la II Guerra Mondiale e che nel tentativo di compiere la prima transcontinentale Parigi-Saigon precipitò nel deserto libico 10 anni prima che Il Piccolo Principe venisse pubblicato, sia sugli scaffali delle librerie di tutte le vostre case. E se così non fosse cosa aspettate a comprarne una copia? Se dopo la Bibbia e prima di Pinocchio, Il Piccolo Principe è il libro più tradotto e più stampato con ben 253 versioni e circa 700 mila copie stampate ci sarà un perché, no?   

Illustrazione da “Il Piccolo Principe” e locandina dello spettacolo… con invito ad uscire dal proprio mondo.

Vi confesso di averlo letto per intero solamente una volta ma sono tornato a più riprese a sfogliare le pagine del The Little Prince, qualche volta solo per guardare i le illustrazioni un po’ naif che lo stesso Antoine realizzò per illustrare la sua fiaba, qualche volta per riappropriarmi degli occhi da bambino, quelli capaci di vedere il boa che ha mangiato l’elefante. Secondo voi potevo farmi sfuggire l’occasione di vederlo rappresentato a teatro? Ovviamente no, tanto più che il protagonista è un amico, lo stesso che un anno fa era stato applaudito al DemoCraZy Theater con Boxes; una garanzia tanto per intenderci.

Questa volta lo spettacolo sono andato a vederlo in un quartiere di Bangkok conosciuto soprattutto per i suoi ristorantini di strada e locali modaioli per fricchettoni che voglio passare da nullatenenti in bolletta ma che in realtà si possono permettere di pagare conti a 4 cifre per un semplice drink: Thong Lor – ทองหล่อ, nella zona di Sukhumvit 55. Dell’esistenza del Thong Lor Art Space Bangkok (qui la posizione su Google Map) non ne avevo la più pallida idea ma nella zona è invece piuttosto famoso e trovare la scalinata nascosta nel piccolo vicolo con i fiorai che porta in questo spazio polifunzionale non è stato per niente difficile.

Già i biglietti, le locandine e il foulard in seta - il ricavato della vendita del quale è stato devoluto in beneficenza per una progetto con bambini con necessità d’apprendimento speciali – sono stati capaci di proiettarmi nella storia. Scendere poi la buia scalinata fino al palcoscenico ha fatto il resto, come se anch’io fossi improvvisamente precipitato in un mondo sconosciuto, un ambiente per certi versi ostile, tutto da scoprire accompagnato nel mio viaggio da grandi e piccini, amici e persone sconosciute.

Il mio viaggio è iniziato prima ancora che attori e marionette cominciassero a recitare. Per quasi due ore me ne sono andato da Bangkok. Senza ritrovarmi nel deserto ho avuto modo di guardare dall’alto Bangkok. Non da un grattacielo o da un aereo. Un’altezza diversa, quella del distacco. Non mi vergogno a dire che mi sono commosso. Che in alcuni momenti quel pilota che ebbe la fortuna di incontrare il Piccolo Principe ha tirato fuori le mie paure. Sono così tante volte impegnato a riparare il mio aereo che non ascolto chi mi chiede di disegnare una pecora?

Credetemi, Bangkok dopo 8 anni è per me ancora un asteroide sul quale sono atterrato un po’ per sbaglio e del quale cerco di ri-scoprire il tesoro che nasconde, svelarne il mistero che affascina i tanti viaggiatori che ci approdano. Come negare che oltre all’apparenza questa metropoli ha una sua anima, uno spirito che possiamo scoprire solo usando il cuore? Bangkok puzza, è sporca, è inquinata e superaffollata; la gente non è poi così amichevole come sembra all’inizio e i suoi abitanti sono come gli “adulti” di cui parla il Piccolo Principe, persone che sembrano avere come unica preoccupazione il proprio tornaconto, vittime della loro vanità, della cupidigia o della pigrizia mentale, proprio come il vecchio re solitario o il lampionaio incontrati nel viaggio intrapreso fino alla Terra da un asteroide all’altro. Bangkok non è la Thailandia. La Thailandia non è Bangkok.

E io chi sono? Di certo so di non essere il “geografo” dell’asteroide B330 che perennemente seduto alla sua scrivania non conosce il suo pianeta, troppo preso dalle scartoffie per infilarsi un paio di scarpe e andare da solo a scoprire il mondo in cui vive. Ma non sono neppure l’“uomo d’affari” dell’asteroide B328 che conta le stelle credendo siano sue o il “vecchio Re” dell’asteroide B325 dove non ci sono sudditi e che è capace solo di dare ordini inutili e prevedibili.

Vorrei essere la volpe, in grado di svelare un insegnamento fondamentale alla vita, per bambini e adulti, ovvero che qualsiasi cosa può essere unica o banale, tutto dipende da chi la osserva, da chi guarda e non dall’oggetto in sé! Solo alla fine del viaggio tutto diventa chiaro… “Certo un passante qualsiasi penserebbe che la mia rosa vi assomigli. (rivolgendosi alle tante rose tutte uguali incontrate nel roseto N.d.R. che poi sarei io) Ma lei è la più importante di tutte perché è l’unica che innaffio, è la sola che ho messo sotto la campana di vetro e che proteggo con un paravento. Perché è lei che proteggo uccidendo le cocciniglie è lei e solo lei che ascolto quando si lamenta o si vanta o, perfino, quanto tace…”. E la scoperta fatta ci fa venir voglia di tornare da dove siamo partiti. La volpe io l’ho incontrata e piano piano mi sta addomesticando con incontri regolari e apparentemente casuali. Ogni volta un passetto più vicini, ogni volta imparando a trascorrere più tempo insieme, ogni volta creando un legame più profondo. Saremo capaci di salutarci? Di saperci lasciare andare ai nostri destini?

Non so chi sono, ecco la verità. Non so neppure chi incontrerò domani nel mio viaggiare fra un pianeta e l’altro.
Bangkok non è il mio asteroide B612. Roma in fondo non lo è diventato. È Perugia che ho lasciato 15 anni fa per un viaggio non ancora terminato.

E il monaco dal saio liso chi è?

È il “piccolo principe” di Bangkok. È l’incontro che tante volte questa città mi ha donato. Un incontro fatto di contraddizioni, di un prendersi a schiaffi come due innamorati che sanno di non essere fatti gli uni per gli altri ma si costringono a stare insieme. Seduto sui gradini di Wat PathumWanaram o sotto l’albero di uno dei tanti giardini dei templi dai nomi impronunciabili e impossibili da ricordare in cui ci si imbatte a Bangkok non è difficile incontrare il piccolo Principe. La parte difficile inizia quando si comincia a parlare e soprattutto ad ascoltare (se stessi?). Accettare che per conoscere si deve addomesticare, e che solo così le cose e le persone ci sveleranno la loro essenza e diventeranno uniche, è tutt’altro che semplice. Conosco tante persone che non accettano di doversi distaccare da un asteroide e non ascoltano gli insegnamenti del piccolo principe. Si ostinano a restare in un luogo forse per abitudine, forse per paura, forse per necessità. Criticano i luoghi, disprezzano le persone, si comportano da grandi (nel senso di adulti). Parlano di disillusioni senza pensare che questo costringersi in luoghi non più familiari è una tortura che solo loro si autoimpongono.

Ma in fondo…
“L’essenziale non è visibile agli occhi”
Antoine Saint-Exupéry

PS: qualche giorno fa, la mamma di 2 vivaci gemelline mi ha confidato che dopo aver trascorso la serata insieme le sue bambine mi hanno definito come un “Peter Pan”. Ecco un’altra fiaba che ho sempre adorato e che ha senza dubbio più piani di lettura. Lo prendo come complimento e mi auguro solo di rimanerlo il più a lungo possibile.


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