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Se incontri il Buddha… uccidilo! (prima parte)

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 3 novembre 2015  Autore: Stefano Bresciani uccidere_buddha

«Se incontri un Buddha per strada, uccidilo! Questo è un simpatico Koan che racchiude in sé la visione che è opportuno avere nei confronti di persone che si mostrano a noi come i veri illuminati, detentori di verità a loro dire “assolute”. Kōan è un termine proprio del Buddhismo Zen e indica lo strumento di una pratica meditativa, consistente in una affermazione paradossale o in un racconto usato per aiutare la meditazione e quindi “risvegliare” una profonda consapevolezza.

Di solito narra l’incontro tra un maestro e il suo discepolo nel quale viene rivelata la natura ultima della realtà. L’allievo è dunque chiamato metaforicamente a uccidere l’arroganza del suo ego, così come a uccidere quella di chi si facesse portavoce invasato di verità assolute; e ancora è chiamato a un processo di individuazione in cui un giorno, ormai maturo, deve distruggere in sé la rigida immagine del maestro e il proprio ruolo di allievo per camminare sulla propria strada con le proprie gambe.

Nella meditazione molte volte si impara questa visione da uno o più maestri, o persone che noi riteniamo tali. La cosa interessante è il ciclo che si crea tra allievo e maestro… “Maestro” o “Maestra” mi sa un po’ da scuola elementare… L’insegnante in oriente, specialmente in Giappone, lo si definisce Sensei… ma in giappone Sensei ha anche significato sarcastico di “presunto leader megalomane”… quindi il termine con questa doppia accezione è molto Taoista!

La cosa interessante è che se esiste un Sensei esiste anche un Senpai (studente anziano) e quindi un San (semplicemente sig./sig.ra, che nelle arti marziali definisce il novizio)… nella lingua giapponese esistono tante sfumature tra questi tre termini, ma mi fermo qui per brevità.

Prima Fase

Le persone, prima di intraprendere un percorso qualsiasi di meditazione o pratica ad essa correlata (arti marziali, pratiche olistiche, ecc.), si informano, acquisendo talvolta un enorme bagaglio di conoscenze alla rinfusa, spesso contrastanti tra loro, alcune addirittura errate o mal comprese… Al di là di tutto, la persona si guarda intorno, un po’ smarrita, sognando qualcuno che lo aiuti a dirimere un po’ della nebbia che la circonda. Se ha fortuna, un po’ di prudenza, pazienza, può incontrare un Sensei, diventando così San in una determinata disciplina. In questo primo passo spesso si inizia ad ammirare le doti del Sensei, tentando di acquisire maggiori conoscenze possibile, venendo ad essere quasi abbagliati dalla bravura del maestro… da parte del maestro le gatte da pelare non sono poche… L’allievo più “ispirato” è spesso quello che ha tantissime nozioni alla rinfusa, alti livelli di confusione mentale e riuscire ad ordinargli le idee e snebbiarlo da falsi preconcetti è un lavoraccio degno del lavoro in una miniera di carbone… Il Sensei però ha degli alleati: i Senpai, i quali sono allievi anziani, quasi maestri a loro volta, che seguendo le indicazioni del Sensei affiancano l’allievo e tentano di assisterlo, specialmente nell’evitare errori e inconvenienti vari… L’allievo di per sé vede i Senpai con invidia, vorrebbe essere al loro posto e spesso non capisce come questi siano arrivati a certi livelli.

In questa fase il Sensei mostra al San cosa fare e come farlo;
Emozione del San per il Sensei: Affetto, in alcuni casi quasi cieco
Emozione del Sensei per il San: Preoccupazione! Tanta preoccupazione!

Seconda Fase

Una volta che l’allievo inizia a snebbiarsi la mente dai falsi preconcetti e dalle false informazioni, inizia a provare soddisfazione per sé stesso, vede il Senpai come un amico, e inizia ad intravedere i difetti del Sensei, specialmente quando viene richiamato anche in maniera brusca del tipo: «Tu fai questo da tanto e non l’hai ancola impalato bene! Col cavolo che io passale te a livello successivo!» Per il Sensei si intrufola l’idea che se l’allievo non lo si tiene in tensione si potrebbe generare una serie di meccanismi di autovalutazione erronei, quindi è la fase in cui il Sensei vuole dimostrare di essere uno di quelli bravi e professionali, creando anche barriere emotive, e così facendo mostrando il fianco delle proprie emozioni (Morihei Ueshiba, fondatore dell’Aikido, diceva che quando si è troppo rigidi si perde l’equilibrio). Anche in questa fase intervengono i Senpai, che questa volta prendono le difese dell’allievo; grazie a questi validi collaboratori, un bravo Sensei capisce come ritornare a una critica equilibrata nei confronti dell’allievo, sempre e comunque tenendolo in tensione, ma facendogli capire che è sulla strada giusta.

In questa fase: Il San fa, il Sensei giudica
Emozione del San per il Sensei: Affetto, affiora la critica
Emozione del Sensei per il San: Affetto, interesse, creazione dell’opportuna tensione, un po’ di preoccupazione

[tratto da http://www.mikaousui.it/Meditazioni-Reiki/Meditazioni-Reiki-se-incontri-il-Buddha-per-strada-uccidilo.htm ]

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Nato e residente a Leno (BS) studio e pratico arti marziali dal 1994. Ho iniziato col Karate ma dopo aver insegnato per alcuni anni e ottenuto la cintura nera 3° dan ho dovuto abbandonare a causa di problemi fisici e non solo... Ho intrapreso la pratica dell'Aikido nel 2003 per stare meglio con il corpo e dopo aver superato l'esame di 2° dan ho avviato l'insegnamento nella Bushidokai ShinGiTai, associazione che ho fondato nel 2009 in qualità di Presidente. Dopo aver ricevuto il 1° livello Reiki nel 2005 ho iniziato a praticare Tai Chi, Iaido (ora cintura nera) e meditazione (Zen è la mia preferita), applicando con successo l'energia vitale in qualsiasi attività lavorativa (geometra è il mio impiego principale) e relazionale (sono felicemente sposato e padre di due splendide bimbe). Ho scritto il libro "105 modi per conoscere l'Oriente" e una trilogia di ebook sul benessere con la Bruno editore.
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