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Se la “rossa” si spacca sulla scuola pubblica

Creato il 20 aprile 2013 da Nicola Mente

Bologna, referendum contro i finanziamenti agli istituti privati. Ma la giunta Pd li difende

 

referendum Bologna
A Bologna si sta bene, così dicono. A Bologna (non) tutti sorridono. A Bologna si parla di pubblico, e di privato. A Bologna i bambini vanno a scuola. A Bologna ci sono anche i “marziani”, «intellettuali più o meno di sinistra di cui solo il 5% vive a Bologna», a detta dell’assessore Pd Lepore. A Bologna c’è la guerra dei due mondi. I marziani arrivano e difendono l’istruzione statale, il Pd attacca coi raggi laser: «forse però i marziani non lo sanno –continua Lepore su facebook- ma Bologna è un avamposto della scuola pubblica». Bologna il laboratorio, Bologna il termometro, Bologna la visionaria. Bologna pianeta lontano, a Bologna da pianeti lontani.

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Articolo 33
Il focus su Palazzo d’Accursio è di quelli che contano, con lo scenario che si apre inevitabilmente su una matrioska crescente di crisi. Eh, la crisi. Parola di Partito democratico. Nella sontuosa roccaforte piddina da tempo infatti infiamma e si infiamma un confronto interno che sta impegnando duramente la Giunta Merola, il segretario provinciale, il Pd, e la cittadinanza tutta. Il tema è la scuola, nello specifico la scuola dell’infanzia. Al di là del problema originario sulla legittimità d’obbligo per questo livello di istruzione, il motivo dello scontro sta tutto nella volontà referendaria di bloccare i finanziamenti (pari a un milione di euro) destinati alle paritarie private, convogliando il gruzzolo sulla manutenzione delle scuole pubbliche. La questione non è di primo pelo, e il distacco è netto: ideologico, più che operativo.  L’associazione “Articolo 33” prende il nome dall’articolo che dispone il diritto ai privati di operare nell’istruzione e nell’educazione senza oneri per lo Stato. Il comitato (sostenuto da Sel e “simpatizzato” da M5S) è riuscito nell’intento di raccogliere 13mila firme utili a promuovere un referendum in programma il prossimo 26 maggio, in cui i bolognesi daranno il proprio parere sul finanziamento verso gli istituti privati disposto dalla Giunta. Due alternative: A pro-comitato, B pro-giunta.

Virginio Merola, sindaco di Bologna

Virginio Merola, sindaco di Bologna

Il referendum è consultivo e non abrogativo, e questo «è opportuno ricordarlo» dice il sindaco, in questi giorni impegnato in un tour cittadino informativo sulla bontà del “sistema pubblico integrato”: «mi dispiace che si usi Bologna per una battaglia nazionale perché siamo la città che fa di più sui servizi per l’infanzia». Eppure, secondo il gruppo di scrittori Wu Ming, Merola fa l’arbitro, che «non può fare anche il capitano di una delle due squadre». Secondo il Pd invece, l’eventuale virata verso l’esclusivo finanziamento alle scuole d’infanzia pubbliche porterebbe uno squilibrio nel ricollocamento di circa 1800 bambini, oltre a mettere in crisi una Giunta già provata dalla «chiusura dei rubinetti da parte di uno Stato che non ci aiuta più». Per la crisi. Dello stesso avviso Elena Ugolini: «i 1.800 bambini andranno tutti a casa di chi propone il referendum?», si chiede il sottosegretario all’istruzione; l’economista e Ordinario all’Università di Bologna Stefano Zamagni  si fa vedere sull’Unità, dicendo che «le risorse statali sono destinate a calare sempre più», e avallando un’alleanza strategica tra pubbliche e paritarie: «se salta questo sistema ci ritroveremo con scuole private per ricchi e scuole pubbliche di bassa qualità».

Carlo Freccero, direttore di Rai4

Carlo Freccero, direttore di Rai4

Dall’altra parte, tra i marziani referendari, anche Fausto Bertinotti e Carlo Freccero: «Non vorrei che il Pd fosse più liberista dei liberisti – così il direttore di Rai4 – , io personalmente non voglio che il fondamento dell’istruzione pubblica subisca tagli a favore di altri ambiti. Sappiamo tutti che Bologna e Firenze sono grandi laboratori in cui si ha la possibilità di anticipare (da sinistra) lo scenario nazionale, e non vorrei che questa possa essere una prova generale della prossima finanziaria». Secondo Freccero «Bologna è come il muro di Berlino: un luogo simbolo del welfare. Se vincono gli anti-referendari significa che qualcosa si è spezzato, e che ormai ha prevalso la via della Cisl, delle industrie, e di Renzi». Sull’immagine della valicata di Renzi su e giù dall’Appennino, Sel invia le truppe parlamentari, artiglieria pesante:«ingiusto chiamarci anticlericali, non bisogna demonizzare l’avversario» , dove è “avversario” il vocabolo sempreverde. La Cgil intanto si divide, i cittadini si dividono, la sinistra si divide. A Bologna, in Italia, in Europa. E in Europa si sta male, così dicono. In Europa (non) tutti sorridono: c’è la crisi. Chissà su Marte, come se la passano.

(Pubblicato su Gli Altri Settimanale del 19 aprile 2013)


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