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§ Se se §

Creato il 30 agosto 2011 da Faith

Che cosa assurda.

Lasciarsi andare a riflessioni dopo che un gruppo di venezuelani ti ha offerto giri e giri di birra e tu non fai altro che chiederti: - ma perchè dal venezuela passi la tua estate a caserta? - 

E poi.
Fingere di lasciarsi andare a profondità, quando la frase must del viaggio di ritorno è - basta parlare di malattie, cosa hai fatto tu in questi giorni? -
Nulla, of couse, cosa potevo mai fare?
Mi dicono, con cortesia, - e che è 'sta ciocca di capelli bianchi? -
MAH! Che sarà mai!
Scoprire poi che con nonchalance i fatti tuoi vengono raccontati random a persone casuali, con cui magari non parli da 10 anni...

Odiare, poi, quando, con altrettanta nochalance, quando disturbato dai mille pensieri di morte, uno sull'altro, pesanti sullo stomaco, rispondendo a monosillabi, si&no, ti chiedono: - Hai litigato con lei? Perchè se litighi con lei ti cambia l'umore -

Odiare, odiare profondamente ciò, per il tuo orgoglio, per la tua debolezza, per il tuo controllo. Non solo lo smacco che di tutto ciò non importi, lo smacco poi di essere debole, di non avere il controllo e di cedere a tutto, fragile, fragile a ogni istinto.

Spiegare un'illusione, che è illusione che serva e illusione che tu capisca, che per esempio ti salti in mente che se con forza indomita resisto fino al tramonto puntellando i discorsi, puntellando i piatti ricolmi di pasta, è perchè mi andrebbe di mangiare, la terra, mi andrebbe di desiderare, che tu potessi vivere la familiarità di quattro mura, la stessa di vedere una presenza familiare in quelle quattro mura stesse, che combatte per il tuo stesso territorio.
Sciocchezze.
Tutte sciocchezze.
Perchè da questo vien fuori solo un allegro rimprovero e perchè nelle tue frasi soggetti e verbi sono messi giù coniugati tutti sbagliati.
Parli con l'<<io>> senza badare che dai miei occhi io vedo solo me, che di forza si prendono il terreno quando non ce la faccio più.

Parli di "io" , quando io vedo che seppure ti lamenti di una mancanza, mai spolveri un'azione, ma umilmente le mie ruote girano e girano e girano e mangiano l'asfalto e calcano la mezzeria, e prendono, perchè io non potrei mai dire profondamente che non m'importa.
Tu si, tu puoi dirlo.
Tu lo dici e non ti importa persino di dirlo.
E il mio orgoglio soffre.
Soffre d'orgoglio e vorrebbe non essere debole, non dartela vinta, che a dartela vinta ogni volta a nulla serve.
Tutto resta uguale, il tempo si stringe e non si allarga, si srotola come un filo lunghissimo ma sottilissimo, che lasci e lasci e lasci andare.

Da lontano, lontanissimo, riconosco l'odore, come se ogni strada portasse a roma che roma non è.
Ma a te non interessa il mio nome, come niente di tutto il resto.
E' solo un'illusione che deve passare, che tanto nulla resta.


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