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Secondo Passo

Creato il 11 febbraio 2012 da Edizionidelcalatino


Ho perso la città che neanche più mi ricordo. Ho ritrovato un giardino. Ho perso la gente sconosciuta, il viavai, l’erotismo a pieni passi per le vie del centro. Ho perduto la panchina solitaria, la radice smisurata dell’albero secolare, lo scoglio a strapiombo, il semaforo il chiosco, lo straniamento e i davanzali. Ho perduto le finestre, i balconi, le stanze in affitto, gli odori acri e improvvisi dai vicoli, le volgarità e il mare.Ho perso la città. Ho ritrovato un piccolo giardino.
Richiuso il cancelletto di legno sdrucito, ritrovo la mia finestra, il mio balcone, il mio davanzale. Finestra, balcone e davanzale di casa mia, casa di quartiere, tutto conosciuto, orizzonte aperto (lontane le mura dischiuse ad altre mura). Le tegole dirimpetto ricevono e accolgono la luce smorzata di questi giorni d’inverno. Mia figlia dorme nella culletta, non sa di suo padre e della città perduta. Non sa della vita.
A te racconterò dell’alfabeto incerto di mandorle e ulivi. A te delle onde anomale del tempo. Che tu possa conoscere tuo padre, perdonarlo e amarlo, un solo giorno almeno. Che tu possa conoscere le bugie degli uomini, il falso abbraccio del sole, le righe vuote di un cammino spento. A te racconterò del quando e del dove, dell’arco teso del cerchio inconcluso, dei giorni a mo’ di spine, lische di pesce che aspettano la voracità del gatto. A te racconterò di una a-storia che non s’è fatta storia, delle origini che t’hanno generata.Il dove e il quando, lo spartito assente, la chiave di violino a inchiostro simpatico.A te racconterò quel poco che ricordo, del batticuore al solo pensiero delle piazzette sul mare.A te che vivi qui, nel mio quartiere certo, alle porte del giardino che non ha il mare.     

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