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Sei ignorante

Creato il 24 aprile 2014 da Cultura Salentina

Sei ignorante

24 aprile 2014 di Titti De Simeis

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Non perché tu non abbia studiato o non ti sia fatto una cultura. Forse solo perché non hai avuto amica l’esperienza, non l’hai avuta maestra, i libri sono stati solo un mezzo per istruirti restando, tuttavia, lontano dalla realtà, senza masticarla e assimilarla, né condividerla per ‘crescere con’.

Chi di noi non si è mai sentito dire: ‘sei ignorante’. E quanti hanno, sinceramente e dignitosamente, ammesso di esserlo? Perché, per quanto non ce ne rendiamo conto, lo siamo tutti, in contesti e per motivi diversi, ma lo siamo. E chi di noi, invece, nel sentirselo dire, non ha avvertito un’offesa reagendo con sdegno e rivendicando quello che non ha? La preparazione. Non dobbiamo vantarci di essere colti, dobbiamo invece essere preparati anche a sentirci ignoranti, specie se serve a smorzare ogni forma di esibizionismo. Sapere, conoscere, avere una cultura significa trasformarla in vita. Metterla in pratica, applicarla e, soprattutto non metterla in mostra. In ogni libro c’è una formula che va sviluppata, in noi stessi. Un libro è un mondo in cui entriamo a vivere. E’ un posto che ci fa da casa per un po’, in cui torniamo a scoprire stanze sconosciute prima, in cui la luce ci scalda e da cui usciamo rinnovati di qualcosa in più. Un libro ci apre le porte a cercare oltre ciò che scrive, per poi tornare nella realtà e guardarla con occhi nuovi, forse, ma sapendo che non è fra quelle pagine che dobbiamo viverla. E’ in mezzo alle strade che il tempo ci passa fra le mani e dobbiamo scambiarcelo per far sì che non scorra inutilmente.

I saggi di una volta! Vivevano nella ‘sana ignoranza’ di conoscere. Conoscevano. Non ‘sapevano’. Avevano, a mala pena, la terza elementare ma erano capaci di insegnare senza avere mai studiato, e si affidavano agli altri laddove sentivano il limite delle loro capacità. La loro scuola lasciava il segno, non ci si dimenticava dei loro insegnamenti, non erano nozioni in cataloghi, erano esempi in cui ci si bagnava i piedi e, senza tante parole. Silenzi fatti di mestieri, di esperienza, di sguardi e di semplicità.

Oggi siamo tutti colti, plurilaureati, incollati a scrivanie dietro cui ci sentiamo intoccabili, addobbati di ventiquattrore di cuoio e cravatte improponibili, come se dimostrare il nostro ‘sapere’ iniziasse da lì. E in quelle valigette si è perso il valore di ciò che siamo se basta dare dell’ignorante a qualcuno, per elevarci.

Senza quei libri su cui abbiamo passato la nostra giovinezza, saremmo diventati, cosa? Se, chiuse quelle copertine non sappiamo riconoscere la delicatezza, l’educazione, il buon senso, la semplicità, il dolore e non sappiamo educare noi stessi al rispetto, a cosa ci è servito?

Quant’è bello dire: ‘non lo so’. E gustarci chi abbiamo di fronte, mentre tenta di spiegare, di aprirci a nuovi argomenti, di trascinarci nella sua ‘cultura’, con il bisogno di voler condividere. Sì. Conoscere significa anche avere bisogno di trasmettere per far parte ad altri di ciò che sappiamo, perché siamo come libri, amiamo essere letti e apprezzati. Ma proprio come i libri, abitiamo scaffali a cui tutti possono accedere e dobbiamo essere disponibili e disposti a lasciarci leggere, non metterci sotto i riflettori per essere visti, non buttare fuori le parole per far vedere cosa abbiamo dentro. Le parole segnano le pagine, discretamente, con il giusto peso di una cultura che si fa desiderare. Chi vuole sa come aprirle, sa sfogliarle e sa trarne bellezza. Chi vuole sa leggerle, sa viverle, sa tradurne il carattere.

Sono ignorante perché ho tutto da imparare, e per prima cosa devo accettare di esserlo, e devo accettare che gli altri lo siano perché è importante non perdere mai la voglia di giocare con la conoscenza.

E come in ogni gioco fatto bene, chi bara viene allo scoperto. La presunzione, l’arroganza, la superbia sono tutti ‘fuori gioco’, sono brogli.

Ma nel gioco della cultura, è bello restarci, è bello perdere magari, e lo è ancora di più chiedere una rivincita fatta di umiltà.


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