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Sei poesie di Luigi Finucci

Creato il 20 gennaio 2015 da Wsf

finucci

Nato il 15 maggio 1984 a Fermo, residente a Montegiorgio. Scrive poesie da sempre, una passione che riesce a dargli serenità e una prova tangibile dei suoi pensieri. Autopubblica una raccolta intitolata “Poesie”, un suo testo “Arcobaleni” è all’interno di un’antologia intitolata Ele-Menti di Vita, Finalista al concorso nazionale Pelago 968 nella 4° edizione con la poesia Cielo di Sarajevo ed infine nell’ultimo anno con una una pubblicazione intitolata L’ULTIMO UOMO edita dalla Casa editrice Comunication Project di Recanati, raccolta di poesie intorno alla natura dell’uomo. Collabora con Bibbia D’Asfalto, sito poetico reperibile in rete e di cui abbiamo già ospitato i fondatori.

ABBANDONO

Cosa sono quegli scogli
che mi separano dall’orizzonte
e rendono piccolo
anche il mare,
cosa ci spinge
a dare finitezza
un controllo vano
c’illude d’essere grandi
ma la natura ci scruta
punisce le nostre azioni
anche se solo pensate.

Abbraccio quel fiore verde smeraldo
che sembra nascondere
i miei pensieri da nubi ,
confondimi grande natura
disperdimi lontano
da tutte queste ombre
che mi bucano il cervello
rinasci in me
e vivimi.

***

CANTO DELLA SCONFITTA

Assordante questo nemico
come lento persecutore
saltella non curante sulle ferite
cosparse di vernice
adatte ad occultare la strenua
difesa di un ‘anima,
dolce tentativo di lasciare il mondo
in maniera silenziosa.
Eppure il silenzio della stanza
assassinava un suicidio
solo pensato ma liberatorio:
il suono non era più ascoltabile
la speranza volata su altre città,
addio mondo crudele
addio scorrere del tempo.

***

CASE A CHERNOBYL

Sigillare il cuore
ad un cielo pieno di radiazioni
che fa cadere le foglie in terra
sbattendole come delle pietre
rimbalzano sul viso dei bambini
togliendo le forze a nuove generazioni
che passeggiano spaesate
nelle loro case, ormai vuote
abitate solo da energia
che non riaccende la speranza.

***

CHIEDENDO PERDONO A QUEL DIO

Cosa triste per noi studenti
aver tra le grazie un Dio crudele
sembra facile scrutare le menti
di chi sta sepolto tra due candele

è possibile comprendere tutto il mondo?
dovrò prima divenir pazzo io
ed infine girarmi in tondo
chiedendo perdono a quel Dio

sublimi attimi di estasi
seguiti da abissi sconfinati
mettono la mia anima in stasi
dolorante,come il non essere amati.

***

CUORE MORENTE

Batte il cuore
come un orologio
scandisce pian piano
la nostra fine,
racconta fandonie
stiamo morendo
stiamo invecchiando
ed il cuore ce lo spiega
implacabile
pietra per la vita,
non ascolta l’anima
ma la stanca
la logora.
Oh!macchina infernale
che ci nascondi l’immortale
fermati a pensare anche tu,
non battere quando il cielo
non battere quando m’innamoro
non battere mentre piango
che illusione di vita
bastardo tentativo,
non battere!

***

FRUSCIO DI FOGLIE

Come posso descrivere
il fruscio di quelle foglie?
Son lì da sempre,
un movimento eterno
così soave come
la carezza di una madre,
come posso ascoltare il loro fruscio
se nel mio tempo
non c’è udito
che possa ascoltare
cotanta bellezza,
non posso svegliarmi
deluderai tutti quei sogni
che aspettandomi
donano speranza,
e nel sopirmi
quel fruscio di foglie
sembra vicino alle mie mani
s’allungano,
possono sfiorare quel sogno
onnipotente
domina sul nostro camminare
onnipresente
s’innamora dei volti
che si fermano ad ascoltare.


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