Magazine Diario personale

(S)Election Days

Creato il 16 maggio 2014 da Nonchiamatemiborgia @nonsonoBorgia
Subito dopo esserci sbronzati a furia di Guinness a San Patrizio, vi avevo lasciato con la promessa di partire per le Wicklows,. Ebbene, non è che sono caduta in un barile di birra e ho trovato la via d’uscita solo ora, è che dopo la metà di marzo è cominciato un periodo intenso, in cui mi dividevo tra lavoro n. 1 e lavoro per il giornale: chè non so com’è da voi, ma qui, nelle sperdute lande friulane, i comuni sono in fermentazione quanto una bacinella di mosto. Qui, il 25 maggio, dovremo andare alle urne a scegliere gli eurodeputati ma anche i nostri sindaci, quelli che girano con la fascia di miss Italia.Ricordo ancora il giorno che mi sono presentata in redazione spiegando di cosa mi sarebbe piaciuto scrivere: politica ed economia. È evidente che non sapevo proprio una mazza delle controversie/polemiche a cui si va incontro quando tratti di politica, in special modo quella locale. Ecco quindi che a metà marzo è arrivata la chiamata dal fronte: cinque i comuni che mi sono stati affidati, “sì” è stata la risposta che ho dato. Ignoranza era il caso clinico di cui soffrivo: ero proprio scema a credere che ce l’avrei fatta leggiadramente a gestire gli orari, a incastrare gli incontri, a trovare il tempo di farmi la ceretta.Vi dirò la verità,  è stata dura. Nulla di cui mi pento, intendiamoci, ma questo mese e mezzo è stato impegnativo, stancante, stressante ma, in fin dei conti, anche appagante. Perché il momento in cui cominci a vedere la luce, quello in cui capisci che stai quasi per finire la risma di articoli previsti per la settimana, la sensazione che si prova ha un sapore misto libertà/devastazione psicofisica. Queste ultime settimane potrei definirle un esperimento darwiniano ben riuscito (momenti di furia cieca a parte).Ma bando ai sentimentalismi, questo tour de force a base di promesse elettorali e propaganda cos’ha sortito? Nulla di che, a parte qualche piccolo nuovo insegnamento, che di certo non cambierà la mia vita e nemmeno la vostra. Ma qui si parla di libri e, si è specialisti in cose leggere, chè mica possiamo passare le nostre intere giornate a crucciarci su tutte le cose orribili del mondo.E quindi:-Il caffè mi rende una brutta persona. Io il caffè lo bevo quotidianamente; lo bevo pure la sera senza rimetterci ore di sonno. Lo bevo volentieri e senza troppe conseguenze. Il fatto è che se piazzi tre interviste il sabato mattina (sì, proprio il sabato, evitando a piè pari la questione “devo pulire il mio loculo”), incorri nella fantomatica faccia da Alf: muso lungo, borse sotto gli occhi e un’espressione persa nel vuoto. Perché tu avrai anche fissato le interviste il sabato mattina, ma nel venerdì sera ti sei scolata birrozze con le tue amiche, dimenticando che il giorno dopo devi essere presentabile.Insomma caffè, tanto caffè. Troppo caffè. Così tanto che a un certo punto la mia scrittura diventa nevrotica, incomprensibile, criptica. E anch’io mi riduco così, trasformandomi in un personaggio dell’orrore. Quindi mi ritrovo, a un certo punto, a dover decifrare dai miei appunti se il candidato mi ha parlato di opere o di papere, se porrà attenzione ai servizi sociali o, piuttosto, alle sevizie geniali.-Ridi ridi, che la mamma ha fatto gli gnocchi. Sono nuova, scrivo appena da un anno; devo ancora farmi conoscere, per cui cerco di pormi come una persona cortese, gentile, solare. Tanto solo quelli che mi conoscono bene sanno che, in certi giorni, vago in giro per il mondo con un cumulonembo nerissimo sopra la mia testa, inveendo su ogni essere umano che mi capita a tiro.Quindi rido, sorrido, cerco di capire le battute: a volte sono anche abbastanza credibile, ma credo che spesso si noti che nun c’ho voja de ride. Provo dolore alla mascella; quest’ultimo periodo, molto probabilmente, mi ha spostato definitivamente l’arcata dentale, ma oh, amici miei, bisogna anche sorridere per ottenere qualcosa e, soprattutto, per non essere targati come gli spaccaminchia più fastidiosi della storia.-Good looking. Una delle problematiche di far coincidere lavoro n. 1  con lavoro per il giornale è che molto spesso devi programmare le interviste dopo le 8 ore di lavoro che ti sei già caricata sul groppone: indi per cui arrivi in fretta e furia all’appuntamento, quasi sicuramente con un ritardo minimo di dieci minuti perché trovi sempre il babbeo che guida a passo di vecchina, ti guardi allo specchietto prima di scendere. Hai il tipico ceffo da dopolavoro, ‘na faccia che ti ci vorrebbe un extreme makeover per renderti sopportabile alla vista. Ma così è, e non ci puoi fare proprio niente.Quindi, se fino a poco tempo fa, impiegavo tempo ed energie a truccarmi, scegliere vestiti adeguati e pettinarmi, ora il problema non sussiste, dal momento che ho esplicitato con grande nonchalance il lato peggiore di me, sfoderando facce da brivido e abiti stropicciati.-Ti voglio tanto bene, ma tanto tanto. Tu sei quella che riporta le affermazioni degli intervistati sui giornali, scrivi eventuali indiscrezioni ma, soprattutto, sei un megafono per le belle intenzioni. Non scandalizziamoci, queste sono campagne elettorali, dobbiamo ancora trovare il tizio che ti dirà “Ehi, io non ho assolutamente idea di cosa si potrebbe fare in questo comune di quattro anime”. E soprattutto, cerchiamo di essere onesti, chi lo voterebbe? Per cui scrivi, ovviamente fai domande e cerchi di approfondire ciò che ti sembra un po’ più oscuro e nebuloso; alla fine questo è uno degli aspetti fondamentali e che dovresti curare nella professione.Fatto sta che tu aiuti i candidati a farsi sentire, a presentarsi, e quindi devi essere in grado di fornire un quadro esaustivo senza cadere nel tranello della sottomissione. Mi è capitato di ricevere addirittura inviti a serate mondane “Perché sei una professionista, perché sei brava”. Manco fossi pronta per il pullitzer, d’un tratto mi sono resa conto che il lecchinaggio non finisce ai tempi delle superiori, quando c’è la tipa che ride alle battute del prof di matematica incomprensibili al genere umano: no, il lecchinaggio è un fenomeno subdolo e onnipresente. Solo che stavolta pareva che il prof di matematica fossi io.-E fammela ‘na bella foto. Siamo una società vanitosa, attaccati all’aspetto quanto una cozza al suo scoglio. Non mentiamo a noi stessi. Solo che quando ti esponi politicamente, vuoi essere sempre molto bello, molto sorridente, molto affascinante, molto rassicurante. Molto tutto. Devo dirvi la verità, io nella mia memory card ho delle foto che ho scattato nel corso dell’ultimo anno durante le varie conferenze stampa, alcune delle quali ritraggono pure la governatrice del Fvg. In queste occasioni si fanno mille e più foto, per essere sicuri di averne una nitida, con luci decenti e un aspetto che non sia paragonabile allo yeti. Ecco, tra le mille e più foto ce ne sono alcune che nemmeno alla festa di una confraternita potresti scattare: facce da strafattoni, occhi socchiusi, espressioni da ebete. Il tutto si ripete anche durante le elezioni. Ecco quindi che a casa, nella mia memoria digitale, ho una sfilza di foto indecenti che se volessi potrei farne un album di figurine.
A proposito, la Panini è ancora in attività? Che magari con tutta la selezione ci faccio pure un business. 

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