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Sembra di vedere un film. Ricordando l’11 settembre 2001

Creato il 11 settembre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Stavo andando in università a Milano, quando, esattamente 13 anni fa, mia madre al cellulare mi chiese di tornare a casa. Non abitavo a New York. Ero esattamente dal lato opposto dell’Oceano rispetto alla Grande Mela eppure quelle immagini segnavano l’inizio di un nuovo tempo di terrore, capace di incutere timore anche a un mare immenso di distanza. Ricordo esattamente dov’ero in quell’istante, la mia espressione riflessa nello specchietto retrovisore mentre la radio confermava la tragedia e la mia famiglia mi ripeteva di ritornare a casa, al sicuro. Credo che ognuno di noi sappia ancora oggi esattamente dove si trovava mentre le Twin Towers divenivano polvere. Come se il rumore ci avesse raggiunti tutti, all’unisono, insieme allo spavento. Prima lo sgomento, l’incredulità, il dolore. Poi la rabbia, la rielaborazione, il tentativo di capire i perché. Perchè quel simbolo di progresso e dinamismo americano era stato annientato e diventato, nella sua assenza, l’emblema di un cambiamento tragico nel mondo, di una spaccatura tra culture su cui riflettere. Perché un attacco frontale e catastrofico all’impero d’Occidente, allo stile di vita che abbiamo sempre dato per scontato, alla società del benessere e del privilegio. La lesione al World Trade Center dell’11 settembre 2001 mostrò una debolezza imprevista, i paradossi del nostro tempo, trascinandosi un trauma culturale da cui sembra arduo riprendersi, manifesto di un dramma collettivo che ha sconvolto l’intera umanità.

L’arte è per definizione espressione dei sentimenti umani, ed ecco che dopo il tragico attacco terroristico, il cinema ha cercato di raccontare, analizzare ed esplorare sotto varie forme la ferita che più ha colpito cuore e occhi del mondo occidentale. Arrivai a New York un anno dopo, avevo ammirato le Twin Towers, perno imprescindibile dello skyline di Manhattan, tante e tante volte ritratte nel cinema americano. Tra le macerie, mi sembrava di scorgere il fantasma di King Kong che dalle loro cime faceva sventolare Jessica Lange. Era un frame del 1976. Oggi il World Trade Center è una storia che ognuno racconta a proprio modo, dal proprio punto di vista, secondo la propria coscienza. A me piace rileggerla così. Ecco cosa mostrerei a chi non c’era o non si ricorda.

I presunti giochi di potere. Fahrenheit 9/11. Il lavoro di Michael Moore, vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 2004, si basa sui legami tra la famiglia George W. Bush e quella di Bin Laden portando lo spettatore a conoscenza di presunte tesi complottistiche sulla reale matrice dell’attentato e sulla strumentalizzazione politica dell’accaduto che poi ha dato vita alle campagne militari in Afghanistan e Iraq. In questa pellicola la rabbia per le cose non dette, le coincidenze mai spiegate, i soldati mandati a morire, traspare fortissima.

World Trade Center
Il dramma che affiora negli occhi dei suoi eroi. World Trade Center. Un gruppo di soccorritori entra nell’inferno della torre. Pochi minuti dopo, l’edificio comincia a tremare: in brevissimo tempo la torre collassa, seppellendo il manipolo di uomini. Il film di Oliver Stone racconta la vicenda umana del popolo americano, ferito a casa propria per la prima volta nella storia attraverso la drammatica esperienza di due agenti della polizia portuale di New York accorsi per prestare soccorso all’interno della Torre Sud ma poi sepolti vivi dal suo crollo: John McLoughlin e Will Jimeno, interpretati da Nicolas Cage e Michael Peña, rispettivamente i numeri 18 e 19 ad essere stati estratti vivi dalle macerie delle Twin Towers. In tutto furono venti le persone estratte vive. Questa pellicola è quasi un manifesto dell’esperienza dolorosa e traumatica dell’attentato sul popolo americano e sul mondo intero.

La paura, che sconfina nella forza. United 93. I terroristi dirottarono alcuni aerei facendoli schiantare contro obiettivi prefissati. Solo uno non raggiunse il bersaglio. Le cose andarono diversamente da quanto pianificato perché a bordo del Boeing della United Airlines, i passeggeri vennero a sapere grazie alle chiamate ai loro cari di quanto stava accadendo a New York, e decisero, con un atto di incredibile risolutezza, di resistere ai dirottatori e impedire che il volo divenisse un altro strumento di distruzione in mano ad Al Qaeda in quella memorabile giornata. Questa è la storia di quel volo. Il regista Paul Greengrass si avventura nella coraggiosa impresa di narrare, in maniera quanto più fedele, grazie alle registrazioni di bordo, la drammaticità degli eventi che si consumarono in poche ore, rendendo giustizia alla straordinarietà della situazione e al coraggio dei protagonisti.

Molto forte incredibilmente vicino
Le lacrime, per chi ha perso il filo della storia e tenta di ritrovarlo. Molto forte incredibilmente vicino. Ispirato all’omonimo libro di Jonathan Safran Foer, è la storia di un bambino di 9 anni che ha perso il padre nell’attentato alle Twin Tower e trova una chiave nascosta dall’uomo. Una speranza. Tra flashback dell’atroce giornata e ricerche per le strade di New York, Tom Hanks e Sandra Bullock ci riportano alla tragedia, rendendo lo spettatore partecipe della ricerca del bambino, alla scoperta dell’ultimo messaggio nascosto per lui dal papà. Questa ricerca porterà il bambino a reagire al dramma, a superare la tragedia e a comprendere meglio il mondo intorno a sè. Un viaggio che tenta di dare un senso alla perdita. Globale.

11 varchi differenti per entrare nella storia. 11 settembre 2001. Undici episodi (ognuno della durata simbolica di 11 minuti, 9 secondi e un fotogramma) girati da registi di 11 Paesi diversi.
 Uno dei primi film che ricorda quel tragico giorno che ha reciso in due il prima e il post-11 settembre affidati a registi di fama internazionale provenienti da 11 Paesi e culture diversi, da Ken Loach ad Alejandro Gonzalez Iñarritu, da Samira Makhmalbaf a Sean Penn. Ognuno di loro propone la propria visione della tragedia. Uscita nel 2002, questa pellicola è imbevuta dei sentimenti dei registi, il punto di vista personale predomina e sconvolge.

Le conseguenze poetiche del dolore.
A volte per capire, è necessario spulciare nel resto della cinematografia statunitense dell’ultimo decennio, quella ambientata in altre epoche, in altri mondi, in altre trame, per capire cos’è avvenuto e cosa è cambiato. Come siamo cambiati. Nel corso degli ultimi anni, diverse pellicole hanno mostrato le conseguenze del dramma: tra queste, la mia preferita è “La 25° ora” di Spike Lee. Una delle scene più emozionanti del film mostra la recentissima ferita di Ground Zero e mette in scena, nel dramma del protagonista interpretato da un magnifico Edward Norton, i dilemmi di chi è costretto ad affrontare all’improvviso il peso delle proprie responsabilità, come un’arrogante superpotenza che, da un giorno all’altro, si scopre fragile, colpevole, inadeguata. Consapevolmente precaria. Condannata all’ingiusta transitorietà dell’esistenza.

di Valeria Ventrella per Oggialcinema.net


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