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Sempre

Creato il 27 luglio 2010 da Fabry2010

di Elisabetta Bordieri

-Perchè non è possibile?
-Lo sai il perchè.
-No, non lo so, prova a dirmelo.
-Esistono strade impercorribili.
-Ah si?
-Si.
-Credevo tu potessi permetterti altro genere di risposte.
-Ne ho, solo che questa è l’unica ora che puoi permetterti tu.
-Non mi basta.
-Deve bastarti.
-Sei ingiusto.
-Sei lontana.
-Da cosa?
-Dal capire.
-Non voglio capire.
-Lo vedo.
-Ora basta.
-Come vuoi.
-Non è come voglio io ma come vuoi tu! E’ sempre come vuoi tu!
-Le solite accuse.
-Non è un’accusa, è un dato di fatto, guarda cosa hai fatto!
-Forse hai ragione tu, ora basta.
-Sei a corto di risposte vedo…
-Ascolta…
-Si, ascoltare è la mia migliore occupazione, dimmi.
-L’oro si purifica solo con il fuoco.
-Senti, se pensi di parlare con le frasi fatte lascia perdere.
-La sofferenza…
-La sofferenza!? Serve per redimersi? O cosa? Serve per crescere? Ti prego…
-Non vuoi ascoltare, hai già le risposte pronte, le mie non ti servono.
-Tu stai parlando con le parole di altri.
-Beh di altri….Sei tu che stai parlando con le frasi fatte e di altri, non io.
-C’è tanta pochezza in giro.
-Si lo so.

-Credimi non c’è molta concorrenza.
-Ti senti così unica?
-Si, unica e sola.
-Capisco.
-Non lo so se capisci, comunque senti sono stanca, ti va se continuiamo domani?
-Come vuoi.
-No, ti ricordo che è sempre come vuoi tu, anche il fatto che io sia stanca.
-Sono diventato una specie di mago praticamente.
-Beh, so che puoi fare molto, se non tutto. Così dicono.
-Allora tieni, ti giro la mia bacchetta magica, fanne quello che vuoi tu per una volta, ti va?
-Non scherzare.
-Non sto scherzando.
-Sai bene cosa farei.
-E allora fallo.
-Come posso farlo?
-Ancora domande alle quali non vuoi ascoltare le mie risposte. Fallo e basta. Ora buona notte.
-Ok, ‘notte.

Mi svegliai con un mal di testa atroce. Decisi di portare con me il mio malessere senza assumere alcun farmaco, pensai che dopotutto poteva rivelarsi un ottimo compagno di giornata.

-Ciao ‘giorno.
-Buongiorno a te, pronta?
-Ma insomma, pronta direi di no, la testa scoppia. Senti scusa per ieri.
-Figurati, ti conosco.
-Perchè mi hai detto che è una strada impercorribile?
-Ti ho detto che era l’unica risposta che potevi sentirti dire ieri.
-Non credi che invece forse avrei avuto bisogno di una risposta consolatoria?
-Ti ho girato la bacchetta magica.
-Perchè non puoi decidere tu per me?
-Spesso lo faccio e nemmeno te ne accorgi.
-Decidi per me?
-Faccio in modo che qualche tua decisione sia presa facilmente.
-Mi risulta strano crederlo.
-Non importa.
-Perchè non lo fai ora?
-Che ne sai che non lo stia già facendo?
-Perchè sono qui da giorni con gli stessi dubbi.
-Dovresti andare al di là dello scibile umano.
-Niente da fare, le frasi fatte attengono proprio alla tua persona.
-Dai preparati ci sentiamo dopo.
-Ok a dopo.

Il cappuccino si rivelò prodigioso per il mio mal di testa. Mi misi una cosa qualsiasi addosso ed uscii.

-Sei ancora qui?
-Dove vuoi che sia?
-Che ne so, magari hai imparato a delegare.
-Delegare non fa per me.
-Me ne sono accorta, ed invece se lo facessi secondo me avresti più tempo.
-Il tempo è figlio delle scelte fatte e di quelle da fare.
-Parlavo del tuo tempo non del mio.
-Il mio tempo è altro.
-Il mio è poco e prezioso.
-Allora sappi farne buon uso.
-Ok vado.
-Ciao.

Arrivai da lei senza preavviso.
“Ciao cosa ci fai qui?”lei.
“Ti devo parlare. Ora” io.
“Ora non posso. Devi aspettare” lei.
“Ok ti aspetto”io.

-Visto?
-Visto.
-Ho paura.
-Di sbagliare?
-Di non essere capace.
-Può darsi.
-E se fosse davvero una strada impercorribile come dici tu? A senso unico come dico io?
-Io non l’ho detto. E lo sai.
-Ma se fosse così?
-Le strade sono tante e tutte possono essere intraprese. Devi solo trovare la tua.
Non lasciare nulla di incompiuto.
-Credi questa sia la mia?
-Tu lo credi.
-Così non mi aiuti.
-Ti sbagli.
-Non mi sbaglio. Come al solito devo decidere io.
-Hai già deciso.
-Cosa?
-Hai già deciso, altrimenti non saresti qui.
-Mi stai istigando a farlo?
-Hai la mia bacchetta magica. Puoi tornare indietro.
-Smettila.
-Smettila tu.
-Mi chiama devo andare.
-Ok vai.

“Eccomi, dimmi” lei.
“Ciao, vorrei parlarti” io.
“Stiamo già parlando” lei.
“Vorrei venire con te” io.
“Suppongo tu sia sicura” lei.
“Beh, non proprio” io.
“Allora torna quando lo sarai e se lo sarai” lei.
“Non posso aspettare più” io.
“Saper aspettare porta al compimento” lei.
“Pensi che non ci abbia già provato?” io.
“Io di solito non penso, agisco” lei.
“Parli come lui” io.
“Lui è uno che ha compiuto. Ora vai e torna con le idee più chiare” lei.

-Ciao…
-Ciao.
-Sono tornata.
-Lo vedo.
-Non ho saputo scegliere.
-Sei qui perchè hai scelto.
-Mi hai detto che avevo scelto anche prima, mi hai detto che avevo già deciso.
-Lo avevi fatto infatti, in quel preciso istante.
-Scegliere significa essere consapevole, ed io non lo sono.
-La consapevolezza è esistenza senza tempo. Stai cercando ciò che non puoi trovare perchè non l’hai ancora perso.
-Io mi sono persa…non lo hai capito nemmeno tu.
-Tu ti eri persa.
-E quindi cercata e quindi trovata?
-E quindi cercata e quindi trovata.
-Stavo per chiudere la mia vita. Lo sai. Solo che lei, che qualcuno chiama sorella insieme alla vita, non si è comportata poi proprio così.
-Non ha trovato le parole giuste?
-Si insomma più o meno. Dice che tu sei uno che ha compiuto. Che significa?
-L’approdo della distanza da compiere è sdraiarsi supini ed in bilico.
-E stare così permette di arrivare e compiere?
-Anche.
-Potrai mai darmi risposte con un si o un no, così decise e secche?
-Dai…che dici ora, andiamo?
-Si andiamo e…lei?
-Lei…lei l’estremità della vita e l’inizio, lei che lacera le menti e spazza le consuetudini, lei che strazia i cuori ma a volte cura, lei che spalanca le porte e che rinnova gli animi, si insomma lei lasciala stare, ora non serve.
-E…tu?
-Io…io sono qui. Nei tuoi pensieri. Come sai. Quando vuoi. Sempre.

Tornai indietro. E decisi di rimanere lì, sui miei passi, dentro la mia vita, fuori dalla fine. Senza folgorazioni, senza scosse. Ma con la pulsione della netta percezione della realtà. Questo era. E questo sarebbe stato. Lo sapevo. Si…sempre.



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