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Senatus popolusque bue – Capitolo secondo

Creato il 04 aprile 2014 da Albertocapece

Maccari-CiceroSe lo stravolgimento delle istituzioni avesse come obiettivo il risparmio nei costi della politica e la rapidità del processo legislativo, di certo non si sarebbe trasformato il senato in un’assemblea formata prevalentemente da non eletti o da eletti per altri compiti. con risparmi presunti attorno ai 70 milioni l’anno scarsi. Infatti se  il sistema parlamentare italiano si distingue dagli altri per qualcosa – con la sola eccezione della Gran Bretagna per la quale valgono radicate ragioni storiche – è il numero esorbitante di deputati rispetto alla popolazione.

Ne abbiamo 630 contro i 622 della Germania (su 80 milioni di abitanti) i 435 degli Usa (320 milioni di abitanti), i 577 della Francia o i 350 della Spagna e via dicendo. Di fatto una razionalizzazione concreta e un efficace taglio dei costi dovrebbe prevedere proprio il taglio di questo esercito di deputati, il secondo in assoluto al mondo, che è un tratto caratteristico delle istituzioni italiane. Probabilmente occorrerebbe sforbiciare anche i numeri del “nuovo” del Senato che con i suoi 148 membri raccogliticci e nominati di fatto dai partiti o dal presidente, rimane pur sempre assai più numeroso di quello statunitense (100) o tedesco (69) pur di fronte a compiti di fatto molto ridotti in confronto all’attuale bicameralismo perfetto.

Così il rapporto fra parlamentari e abitanti scende solo di un po’ e visto che le spese vive e incomprimibili sono quelle di struttura avremo stravolto la Costituzione e creato un assurdo pasticcio istituzionale dalle imprevedibili conseguenze, per risparmiare solo  qualche decina di milioni all’anno, anche ammesso che non saltino fuori (ma questa è l’unica cosa sulla quale si può giurare senza problemi) indennità e prebende varie, lasciando praticamente intatte le spese della politica, esattamente come accade per l’abolizione delle provincie. Ma soprattutto diminuendo solo di un po’ i posti disponibili e dunque continuando in pieno ad alimentare tutto il milieu che vive di e  attorno alla politica.

Sono i numeri stessi a denunciare il fatto che l’idea di manomettere il Senato al fine di risparmiare è solo propagandistica e che lo scopo vero è quello di sostituire un’assemblea elettiva con una di fatto sottratta al giudizio degli elettori e praticamente priva di qualsiasi autonomia rispetto ai partiti. Un effetto che per la Camera viene ottenuto grazie alla nuova legge elettorale e ai suoi listini bloccati. Anche per quei 40, sindaci di città capoluogo o presidenti di regione, che andranno a Palazzo Madama, non si può parlare di scelta vera e propria, perché queste persone vengono elette per altri scopi e in altri contesti. Anzi è evidente che la direzione è quella di immettere una bella dose di ambiguità e confusione nel giudizio delle urne visto che i cittadini si troveranno di fronte al dilemma di eleggere la stessa persona per due compiti completamente diversi.

Non ci vuole molto per capire il grado di approssimazione e dilettantismo da cui nasce questo pasticcio, ma anche la chiarezza adamantina del disegno finale che consiste nel tenere lontani i cittadini dalle scelte politiche e sopprimere il principio di rappresentanza perché le persone non possano opporsi al loro stesso massacro. I primi sono i tratti tipici e grossolani del renzusconismo che tanto favore riscuotono presso lo stesso pubblico che si aspettava la cura del cancro, il secondo è lo scopo finale di cui l’attuale premier è stato ingaggiato come attor giovane.

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