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Sensibilità al glutine, celiachia, colite, morbo di Chron: qualche suggerimento

Creato il 27 dicembre 2014 da Michelotto
Sensibilità al glutine, celiachia, colite, morbo di Chron: qualche suggerimento Dopo aver parlato della storia di una signora guarita completamente da una grave forma di intolleranza al glutine, voglio dare (come promesso in quell' occasione) alcune indicazioni di carattere generale per chi soffre  di questo disturbo, senza pretendere di sostituirmi al parere di un valido esperto, l' unico che possa dare consigli più precisi e personalizzati, specie nei casi più difficili.

E' molto importante parlarne non solo perchè l' intolleranza al glutine è oggi più diffusa che mai, ma anche perchè accomunata sostanzialmente da uno stesso insieme di cause ad altre importanti patologie del tubo digerente, come celiachia, candida, morbo di Chron, colite ulcerosa, colon irritabile e diverticolosi (e infatti alcune di queste non di rado, e non a caso, si presentano assieme).


Addirittura chi soffre di una qualsiasi di queste condizioni condivide una buona parte della sintomatologia che accompagna  le altre, tanto che non è sempre facile eseguire una corretta diagnosi, come nel caso del morbo di Chron che di primo acchito non si distingue facilmente  dalla colite ulcerosa. Tuttavia, pur essendo patologie distinte e separate, l' approccio terapeutico, come vedremo fra poco, è sostanzialmente lo stesso, a conferma dell' esistenza di un terreno comune.

E' un quadro alquanto complesso in quanto, pur essendo riconosciuta spesso una componente genetica, in esso giocano un ruolo determinante una quantità di fattori, molti dei quali non riconosciuti dalla medicina ufficiale, che prende in considerazione solo quelli specifici allorchè si dimostri una causalità diretta e immediata con determinati sintomi. Così non si comprende l' effetto a lungo termine di alimenti estremi come lo zucchero e della dieta nel suo complesso.


Limitarsi dunque, come si fa in genere in questi casi, a diete  semplicemente prive di glutine, serve solo ad evitare di incorrere in quell' insieme di sintomi scatenati dal contatto con questa sostanza finchè si aderisce a quel regime, ma non corregge, se non momentaneamente, le alterazioni tissutali e funzionali che ne sono alla base.
Sensibilità al glutine, celiachia, colite, morbo di Chron: qualche suggerimento

Recenti ricerche dimostrano che, almeno per quanto riguarda la malattia celiaca, la forma più grave di questa intolleranza, l' intestino di più del 60% degli adulti non guarisce mai completamente adottando solo una dieta senza glutine (qui la notizia in inglese). In uno studio comprendente 241 pazienti celiaci risultò che dopo due anni di dieta senza glutine solo il 34% di essi si poteva considerare ristabilito e dopo cinque anni solo il 66% (leggi qui, se sai l' inglese); da un altro studio del 2009 pubblicato da The Journal of Alimentary Pharmacology and Therapeutics che prendeva in considerazione 465 celiaci dopo 16 mesi di dieta gluten-free è emerso che la completa normalizzazione delle lesioni  intestinali era eccezionalmente rara (se ne parla qui).
Queste informazioni provengono dal dr. Tom O' Bryan, la massima autorità mondiale su quanto concerne il glutine, che nel novembre 2013 ha organizzato il primo summit sul glutine.
E' fondamentale sapere che in questo disturbo, come pure in tutti gli altri più su indicati, c'è quasi sempre una condizione comune che va sotto il nome di iperpermeabilità intestinale, indicando con questo la perdita di coesione delle cellule mucose che tappezzano  la parete intestinale (normalmente aderenti l' una alle altre), permettendo così il passaggio diretto nel circolo sanguigno di sostanze presenti nel lume intestinale ma non ancora completamente digerite (proteine, peptidi, frammenti di batteri e virus, tossine) attraverso le aperture che si vengono a creare nella mucosa. Si tratta ovviamente di una condizione anomala, dato che di norma i vari nutrienti presenti nel lume intestinale devono essere previamente demoliti nei loro costituenti elementari per poter essere assorbiti attraverso le cellule epiteliali dei villi intestinali. Di conseguenza, quando l' organismo si vede invaso da macromolecole estranee penetrate per vie anomale, mette in moto dei meccanismi di difesa spesso violenti ed autolesionistici.
Le ragioni di questa condizione, oggi assai comune, sono varie, essendo stati chiamati in causa  lo stress, gli inquinanti ambientali, alterazioni della flora batterica, come pure la reazione a certi farmaci, ma quella di gran lunga principale sembra essere la presenza di piccoli focolai infiammatori subclinici che si innescano, alterando la struttura dei tessuti, quando le pareti intestinali presentano depositi di muco ed altri rifiuti, come conseguenza di abitudini alimentari non salutari.
Da ciò si evince che problemi come questo possono essere affrontati con successo solo con un approccio olistico, e quello macrobiotico si rivela il più completo in quanto l' unico che tiene conto, fra l' altro, dell' effetto controproducente di molti alimenti e bevande di uso comune come zucchero, miele, dolciumi, alcolici, caffè, cioccolato, latte (compreso quello di soja e di cereali), yogurt, molti tipi di frutta (banane soprattutto e altri frutti tropicali), pomodori, patate, melanzane, bevande industriali, succhi di frutta, spezie forti, sostanze chimiche, farmaci e droghe. 
Data infatti la loro energia intrinseca eccessivamente espansiva, è facile capire, al di là di ogni altra considerazione, che tutti questi prodotti non fanno che favorire il distaccarsi delle cellule epiteliali, normalmente adese, e ampliare i varchi che si vengono in questo modo a formare. Una correlazione impossibile da capire in base alla concezione materialistica e riduttiva della scienza convenzionale. 
Un altro fattore poco conosciuto che potrebbe contribuire a determinare questa anomalia è la carenza di vitamina D, essendo essa implicata nella sintesi della matrice che avvolge e sigilla le cellule della mucosa (se ne parla qui).
Chi si avvicina al tipo di approccio che propongo dovrà pertanto all' inizio, oltre a tener conto ovviamente di quanto appena detto,   non solo limitare i cereali a quelli tollerati (ho già precisato in un post precedente quali sono quelli senza glutine), ma anche evitare quelli a buccia spessa e dura, che potrebbero irritare la mucosa già infiammata, includendo magari anche una quota di cereali semintegrali. Si cercherà pertanto di evitare o ridurre anche le verdure particolarmente fibrose, come i carciofi, i finocchi, il sedano, ecc., soprattuto in caso di morbo di Chron, per via dei restringimenti che si formano in alcuni tratti intestinali in conseguenza dell' infiammazione che potrebbero occludersi.
I cibi dovranno essere ben cotti e morbidi, ma soprattutto masticati molto accuratamente (inghiottire solo quando il boccone risulta completamente insalivato e liquefatto) per ottimizzare la digestione e l' assorbimento, che in queste condizioni sono difficili.
Anche per questo motivo si avrà cura di ridurre al minimo le crudità, o eliminarle del tutto, almeno per quanto riguarda la frutta, che andrà consumata sempre cotta e solo se desiderata (raccomandata la gelatina di frutta fatta col kuzu).
Per i legumi il discorso è soggettivo e lo stesso vale per la soja, che comunque si consiglia soprattutto sotto forma di tempeh, miso (a base di riso, non di orzo o frumento) e shoyu.
Le verdure più adatte sono quelle a foglia verde scuro.
No tassativo a tutti i latticini, mentre gli altri cibi animali (pesce o eventualmente carne bianca e uova) sono facoltativi, ma solo piccole porzioni ogni tanto.  
Fra i prodotti specifici atti a calmare l' infiammazione, fare pulizia e ripristinare le normali condizioni del tessuto intestinale i più efficaci sono l' ume-sho-kuzu, nome giapponese per indicare una bevanda gelatinosa che si avvale di tre ingredienti: kuzu (una fecola ottenuta da una radice selvatica), umeboshi (specie di albicocca selvatica giapponese macerata e invecchiata sotto sale) e salsa di soja shoyu.
E' un eccellente rimedio naturale antinfiammatorio, rinforza e alcalinizza l' intestino. Assieme alla crema di riso integrale (una vera medicina quest' ultima, specie se in combinazione con umeboshi o kuzu) produce un' ottima sinergia: si consiglia di prendere la bevanda di kuzu calda a stomaco vuoto, per poi farla seguire mezz' ora o un' ora dopo dalla crema di riso.
Per ripulire l' intestin invece è indicato l' orzo perla (che non ha niente a che fare con l' orzo perlato e col quale non va confuso), chiamato anche hato mugi, un seme selvatico che scioglie i grassi depositati nel corpo (lo si prepara assieme al riso); anche i funghi shiitake (soprattutto il tipo donko) hanno questa proprietà e in qualche misura le alghe marine, importanti anche per tonificare e alcalinizzare coi loro minerali.
Va da sè che in casi come questo sono quanto mai opportuni probiotici e prebiotici (accertarsi che l' acidophilus sia di ceppo DDS-1), ma se si consuma tutti i giorni zuppa di miso, e magari anche crauti o altre verdure fermentate, è quasi superfluo prendere integratori.
Forse questi accorgimenti non basteranno ad assicurare la guarigione completa e definitiva nei casi più gravi, come alcune forme di celiachia (onestamente non saprei dirlo), ma di sicuro tutti non potranno che ottenere grossi benefici a dispetto della predisposizione genetica che, l' ho già ripetuto altre volte, non è determinante, come ci dice l' epigenetica.
Infine, dopo aver ricordato che per la funzionalità del tubo digerente fa molto bene una moderata attività fisica quale può essere una passeggiata quotidiana di almeno mezz' ora, ci sarebbe una ricetta speciale adatta un pò per tutti i problemi cui abbiamo accennato, candida compresa (e che probabilmente sarà anche gustosa) ideata da Susan Marque, una coach di Santa Monica (California) che dal 1997 insegna come usare la cucina macrobiotica non solo per guadagnare il peso-forma ma anche per risolvere i più disparati problemi di salute. E' anche certificata in Programmazione Neuro-Linguistica e ha scritto quettro libri di cucina.
Ho detto "ci sarebbe una ricetta" e non a caso, perchè siccome è molto lunga e complicata da spiegare, mi limiterò a dare il link all' articolo che la descrive (qui) per chi capisce l' inglese. E mi dispiace per gli altri, che forse avranno già l' acquolina in bocca.
Michele Nardella

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