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Senti chi parla

Creato il 18 febbraio 2013 da Misterjamesford
Senti chi parlaRegia: Amy HeckerlingOrigine: USAAnno: 1989Durata: 93'
La trama (con parole mie): Mollie è una poco più che trentenne fiscalista innamorata di uno dei suoi clienti, che purtroppo per lei non solo è già sposato, ma anche un indefesso donnaiolo. Quando rimane incinta dell'uomo, le cose non vanno come dovrebbero, e lei decide di raccontare di aver fatto un'inseminazione artificiale per poi dedicarsi alla ricerca di un padre presente e capace per Mickey, suo figlio.Nonostante gli appuntamenti con numerosi "candidati", pare che nessuno possa essere quello che Mollie cerca: il più adatto pare lo scombinato babysitter improvvisato James, che adora Mickey ma appare troppo disorganizzato per poter essere considerato come una presenza solida nella crescita del bambino.Senza contare che Albert - il padre biologico - potrebbe fare ritorno da un giorno all'altro.E in tutto questo, cosa avrà da dire proprio Mickey, la voce della coscienza di tutti questi adulti molto poco equilibrati?
Senti chi parla
Senti chi parla
L’occasione fornita dal Travolta-Day ha permesso al vecchio Ford di tornare a gustarsi l’amarcord di una delle pellicole cult della sua infanzia, che riuscì ad intercettare ai tempi dell’uscita in sala e divenne una delle vhs più consumate dal videoregistratore dell'allora Saloon in miniatura: Senti chi parla.Commedia romantica che prevedeva un ribaltamento dei ruoli canonici ponendo l’attenzione sul mondo e sulla vicenda narrata osservandoli attraverso gli occhi di un neonato dall’utero materno al primo anno di vita, mi è parsa subito la scelta migliore da compiere in quest'occasione di ritrovo tra bloggers considerato il periodo che in casa Ford stiamo vivendo fin dalla nascita del Fordino, ed ancora oggi un’idea decisamente divertente ed originale, seppur sfruttata solo limitatamente ed invecchiata maluccio: restano comunque un sacco di ricordi, un John Travolta in grande spolvero con un paio di sequenze di ballo immancabili per il suo repertorio – ed un omaggio musicale che riporta ai tempi de La febbre del sabato sera -, una Kirsty Alley scatenata e soprattutto le gag legate al piccolo Mickey, doppiato in originale da Bruce Willis e qui da noi in versione fantozziana – che ascoltata ora non suona più tanto divertente – da Paolo Villaggio.Questa nuova (re)visione è stata dunque resa interessante principalmente grazie all’esperienza da genitore che sto vivendo, ed ha regalato momenti di grasse risate al sottoscritto e a Julez soprattutto nella prima parte – fantastico il “ma cos’è, scema, questa!?” di Mickey all’indirizzo della nonna in pieno delirio da versetti indirizzati al piccolo -, quando il neonato è alle sue prime settimane nel mondo piuttosto che nella seconda metà, quando a farla da padrona è la storia d’amore che inevitabilmente si innesca tra Mollie e James, che da spericolato taxista preparto diviene il migliore amico del bambino che – all’insaputa della madre – ha visto nascere.Ai tempi rimasi molto colpito – e funziona ancora oggi, nonostante effetti che mostrano il fianco all’età – dall’idea di associare i Beach Boys alla corsa degli spermatozooi verso l’ovulo, così come a quella di dare voce a chi, di norma, riesce ad esprimersi “solo” con le espressioni o i pianti delle prime settimane – che il Fordino, bravissimo, sta misurando alla grande -: la colonna sonora, del resto, è senza dubbio uno degli aspetti più riusciti di quello che fu un vero e proprio fenomeno ed un successo tale da garantire ben due seguiti alle vicende di questa scombinata famiglia nata sotto il segno dell’improvvisazione.In questo senso appare più profonda di quanto il prodotto farebbe credere la situazione di Mollie, rimasta incinta dopo essersi innamorata di un uomo che, più che di essere sposato, ha il problema di non volerla davvero e decisa dunque a trovare un padre per il suo bambino che possa essere il meglio possibile come esempio per la crescita e formazione del piccolo: ovviamente il non far conto dei sentimenti e dell’amore risulterà alla fine la scelta sbagliata, ed il nostro Travolta/James dimostrerà che quello che serve è ben altro, ma questo è quanto è logico aspettarsi dai prodotti di questo genere, in fondo.Onestamente, però, mi riesce difficile pensare di scrivere una critica cinematografica effettiva per quello che è stato semplicemente una fonte di risate e divertimento dei tempi in cui finivo le scuole elementari e ancora non capivo alcune delle battute – come quella di James a Mollie a proposito del suo diaframma – ma con mio fratello ridevamo delle espressioni di Mickey associate al suo doppiaggio “adulto” ed imitavamo alcune sequenze – l’incontro tra James ed Albert, con quel “sotto, sotto papà!” diventò un tormentone che ogni tanto rispolveriamo ancora oggi, quando ci vediamo – ripetendole allo sfinimento.Poco importa, poi, che a più di vent’anni dalla sua realizzazione risulti poco più di un filmetto senza alcuna pretesa e con qualche buco non solo di logica, ma anche “visivo” – il Mickey di un anno è in realtà interpretato da un bambino che ne avrà almeno tre, e che risulta davvero poco credibile come riferimento “senza parole” -: in fondo ha fatto – e nella memoria fa ancora – il suo, e segnato un’epoca di giochi ed innocenza come non ce ne sarebbero più state.Pochi anni dopo – cinque, per l’esattezza -, infatti, quel ragazzotto ancora in forma divenuto padre per caso lasciò spazio ad una buona scorta di chili di troppo, assunse un’espressione da duro un po’ strafatto e senza dimenticare il ballo traghettò me – ed il Cinema – negli anni novanta e nei tumulti che avrebbe generato l’adolescenza: ma questa è un’altra storia, pur se raccontata sempre attraverso le punte dei piedi di John Travolta.
MrFord
"I'm gettin' bugged driving up and down this same old strip
I gotta finda new place where the kids are hip
my buddies and me are getting real well known
yeah, the bad guys know us and they leave us alone."Beach Boys - "I get around" -

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