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Senza la scuola

Creato il 29 marzo 2010 da Pupidizuccaro

Senza la scuolaLunedì.

Non mi devo alzare presto. Non devo preparare i libri e pensare a ciò che mi aspetta con quei monellacci della seconda o con gli “angioletti” della terza. Niente registri da controllare, niente compiti da correggere, niente di niente. Vi confesso, per un giorno è anche bello o forse anche per tre o quattro, mi diranno i colleghi, ma poi…

Poi è veramente frustrante, poi vedi i giorni tutti uguali, non c’è più la sfida contro tutto e tutti che fa grande il nostro lavoro.

La sfida di vederli svogliati e farli interessare, la sfida di capire perchè passano dal sorriso al pianto in un secondo, la sfida di sedersi accanto a loro ed ascoltare quanta vita hanno da raccontarti, quanti sogni per il futuro scelgono di condividere con te. Con te che quel giorno sai di essere almeno un poco importante.

Ti rimangono nel cuore quei ragazzini di cui ti sforzi di ricordare i nomi, ti rimangono nel cuore le delusioni forti che ti danno, ti rimangono anche le urla e le note sul registro ma adesso tutto questo non c’è più.

Questo mestiere senza premi e senza prime pagine, ingrato e stancante come pochi,  è davvero una delle cose più belle che ci siano… come si fa a non capirlo?

Come si fa a non capire quanto la scuola sia importante, quanto sia un laboratorio di vita per tutti, non solo per gli insegnanti ma anche per gli alunni ed i genitori?

Non lo so.

So solo che oggi non lavoro, oggi non ho orari, oggi non ci sono compiti da lasciare. Oggi mi sento meno libera e meno felice perchè non ho niente da dare e so che c’è qualcuno che ne ha la colpa.

S.

Senza la scuola

Non è una questione di privacy. S. preferisce non mettere il proprio nome perchè quella che ha voluto condividere con noi (motivo per cui la ringraziamo) è la riflessione di un insegnante come tanti e il nome non è importante. S. insegna lingua straniera e oggi è tornata a non lavorare. Abilitata da tre anni, ha imparato ad amare il suo lavoro. Ha lavorato in varie scuole di Palermo e vorrebbe continuare a farlo. Purtroppo è una precaria che la riforma Gelmini ritiene di tagliare per risparmiare denaro e quindi è destinata a fare un lavoro che non le piace invece di un lavoro che farebbe con impegno “e con la giusta dose di frustrazione”.


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