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Serata di gala di Pompei Cinema Festival

Creato il 15 settembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

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Cinema-Festival-di-Pompei-2014-204x300Nella serata di gala finale del Pompei Cinema Festival, che si terrà a Pompei il 20 settembre, alla quale prenderanno parte nomi illustri del mondo del cinema, del giornalismo e della cultura, verranno assegnati alcuni premi speciali, tra cui il premio Un libro per il cinema a Flavio Pagano per il romanzo Perdutamente (Giunti editore). Premiati anche Fioretta Mari, per il suo impegno come ambasciatrice della cultura cinematografica italiana negli Stati Uniti e, come miglior attore esordiente, il giovanissimo interprete della fiction di Rai 1, Braccialetti Rossi, Pio Luigi.

La decisione di istituire un premio letterario all’interno del Festival è stata voluta dal presidente, Raffaele De Luca, molto attento alla cultura trasversale dell’immagine, e all’importanza che il lavoro testuale e letterario riveste all’interno della grande macchina del cinema, e che vuol fare di questo uno dei tratti distintivi della grande kermesse pompeiana. La presente IVa edizione del Pompei Cinema Festival, sarà dedicata a Massimo Troisi di cui ricorre il ventennale dalla scomparsa e sarà guidata da Alessandro Cecchi Paone, mentre l’organizzazione è coordinata dal manager americano Larry Wood.

Per celebrare Massimo Troisi, nell’ambito del Festival verrà anche presentata in esclusiva e in prima assoluta una mostra con materiale inedito, curata da Alfredo Cozzolino, attore e amico fraterno del grande artista napoletano e dall’associazione Ricomincio da te di cui è presidente Antonella Esposito. L’oggetto scelto come premio dal Festival merita una citazione a parte, trattandosi di una splendida riproduzione del celeberrimo Fauno pompeiano. Una menzione speciale merita a mio avviso il testo di Flavio Pagano, autore napoletano eclettico e poliedrico, che ha saputo dare vita al dramma della malattia Alzheimer con toni intimistici e profondi, ma anche esilaranti e sdrammatizzanti nel libro della Giunti Perdutamente, in cui si attiva tutta la vis partenopea che nel vivere il dramma mette in scena miseria e nobiltà della più bella città italiana. Eccovi la sinossi in breve:

 Una sera di novembre come tante, una telefonata cambia la vita di un giornalista: sua madre si trova al binario 16 della stazione di Napoli in evidente stato confusionale. Non ha coscienza di sé, non sa cosa stia facendo lì, ha in tasca una lettera su carta avoriata che nasconde un evidente segreto. Dove voleva andare quella donna di ottancinque anni? Quale pensiero, ricordo,  frammento di passato stava inseguendo? Questo è l’interrogativo che coinvolge un’intera famiglia costituita di sette membri, tutti in qualche modo sull’orlo di una crisi di nervi. Comincia il calvario legato ad un problema che ormai ai giorni nostri è una vera e propria piaga sociale: la donna infatti è affetta da Alzheimer. Metterla in istituto o tentare di assecondare le sue volontà che la richiamano ad un tempo passato, quando era ragazza, all’epoca del  Fascismo? Si opta per la seconda soluzione per desiderio del figlio giornalista, mentre Penelope , la moglie padana, vede inizialmente male questa scelta e la famiglia  si frantuma e si ricompone intorno al dramma. Il passato prende il posto del presente, in un gioco paradossale in cui si fatica a condurre una vita normale . L’anziana signora aspetta sempre il ritorno di Peppino, il marito morto quindici anni prima, e balza su ogni volta che sente squillare il telefono o il campanello di casa: è assolutamente convinta che egli sia vivo…

Pompei-Cinema-Festival-logo
Tutti i sette membri di questa famiglia tanto allargata quanto scombinata sono coinvolti, perfino Rinaldo, che sembra un Buddha in meditazione;  tutti e sette, in modo diverso , creativo e paradossale – dai figli alla nuora ai nipoti – cercano di  affrontare tra toni ironici e perdutamente amorevoli il nemico Alzheimer. La casa rischia di andare in fiamme, mentre si rappresenta miseria e nobiltà della città più bella del mondo , tra il Vomero e il Museo Archeologico, descrivendo grandezza e disfunzioni di una realtà sempre sull’orlo della crisi. La percezione del tempo risulta sconvolta,  si rovescia il rapporto genitori-figli; tocca a quell’ultimi prendersi cura di  quella donna un tempo la quercia della famiglia, e ci si chiede se si sia all’altezza del compito o si rimanga per sempre figli che non sanno accettare l’idea della morte della loro mamma. Questo è un testo che colpisce fin dalla prima pagina e attraversa l’anima; alternando parti diegetiche a delle digressioni filosofiche, in cui si riflette sugli eterni interrogativi ontologici dell’uomo: la vita e la morte, la giovinezza e la vecchiaia e soprattutto l’amore che omnia vicit. L’amore che si  prova perdutamente per chi l’ha perduta, la mente. Il libro diventa così riflessione sulla malattia neurodegerativa, della “follia” e ci si interroga sul fatto se questa  non sia una forma di alta creatività e di impatto fulminante col mondo, inseguendo la vertigine del pensiero e la sua rientranza, se i “pazzi” non abbiano un alto patrimonio emotivo da comunicare, come è il caso  dell’anziana signora che porta dentro di sé un segreto che cerca di recuperare attraverso la malattia.

Anche quando l’Alzheimer si fa ingestibile la famiglia resiste per non lasciare sola la donna intorno cui è girata e gira la loro esistenza; così figli e nipoti si trasformano in badanti (fino ad inscenare l’arrivo di San Gennaro per assecondare il desiderio della malata). Un libro che ha riesumato nella mia memoria i testi di Oliver Sacks, neurologo e scrittore inglese , in cui i malati vengono trattati anzitutto come esseri umani che necessitano di cura ed amore. Perché pur tra paradossi e ironia, questa commedia napoletana mette in risalto la componente sentimentale che unisce tutti i membri di una famiglia bislacca, che fa leva su tutte le sue risorse di intelligenza emotiva per rimanere unita di fronte al dramma. il 26 agosto è uscito dello stesso autore il testo “I tre giorni della famiglia Cardillo” con la casa editrice Piemme. Esso ha già significati apprezzamenti di lettori e di critica, forieri di grande successo.



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