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Sergeij shoigu e la nuova linea strategica russa

Creato il 19 febbraio 2013 da Eurasia @eurasiarivista

Russia :::: Andrea Fais :::: 19 febbraio, 2013 :::: Email This Post   Print This Post SERGEIJ SHOIGU E LA NUOVA LINEA STRATEGICA RUSSA

Lo scorso 6 novembre 2012, l’ex ministro per le Situazioni d’Emergenza Sergeij Shoigu ha ufficialmente preso possesso della massima carica del Ministero della Difesa della Federazione Russa. La decisione di sostituire Anatolij Serdjukov era maturata poche settimane dopo il ritorno di Vladimir Putin al Cremlino, sancito dalle elezioni presidenziali di marzo. L’inefficienza di alcuni reparti militari, gli attentati terroristici in Tatarstan e in Dagestan nel corso del 2012, la scarsa professionalità di alcuni funzionari e la nuova riforma dell’esercito progettata dall’ex ministro non erano state soltanto oggetto di un’aspra contestazione dai banchi delle opposizioni rappresentate alla Duma di Stato, ma avevano anche sollevato diverse critiche all’interno dello stesso partito di governo, soprattutto per la mancata applicazione delle misure di modernizzazione e informatizzazione delle Forze Armate, considerate urgenti già dal 2008 ed introdotte soltanto sul piano teorico nel corso del 2012 dal documento strategico intitolato L’approccio concettuale dell’attività delle Forze Armate della Federazione Russa nel cyberspazio1. Il putiferio intorno al nome di Serdjukov si è tuttavia scatenato dopo l’emersione di un nuovo caso di corruzione che ha chiamato in causa proprio l’ex ministro. Tutto ruota intorno ad una società, la Oboronservice, che per cinque anni ha gestito le forniture di beni e servizi alle Forze Armate, coinvolgendo essenzialmente la figura di Evgenija Vasiljeva, ex responsabile del dipartimento delle proprietà immobiliari del Ministero della Difesa, già consulente del ministro e contemporaneamente membro del gruppo dirigente di Oboronservice2. Al di là dell’esito delle indagini, Putin ha preferito non perdere tempo ed evitare qualunque possibile ambiguità in seno ad uno dei ministeri più importanti e delicati del Paese, nominando immediatamente un sostituto all’altezza del compito previsto.

Sergeij Shoigu è nato a Chadan (Repubblica Autonoma di Tuva) nel 1955 da padre tuvano e madre russa etnica: un particolare da non sottovalutare nel quadro della particolare sensibilità culturale “eurasiatica” di cui è dotato. Impegnato nel genio civile dell’Unione Sovietica, per molti anni ha ricoperto incarichi di livello nel campo delle infrastrutture, servendo contemporaneamente l’Armata Rossa sino a raggiungere il prestigioso rango di generale d’armata. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la sua esperienza nel campo della logistica e dell’organizzazione gli ha consentito di restare ai vertici dell’apparato politico della neonata Federazione Russa in qualità di ministro per le Situazioni d’Emergenza, dove è addirittura rimasto per ventuno anni, cioè dal 1991 al 2012, quando è stato eletto governatore dell’Oblast di Mosca nelle file del partito Russia Unita. Uomo rassicurante e molto ben voluto dalla popolazione russa per il suo pugno di ferro ben “calibrato” e mai eccessivo, per la sua prontezza d’azione e per la sua capacità di intervento nelle situazioni più difficili, Shoigu è giunto nell’ufficio amministrativo più importante della capitale proprio lo scorso maggio, ma appena sei mesi più tardi Putin lo ha immediatamente chiamato a sostituire Serdjukov. Con Shoigu sono arrivati il colonnello generale Valerij Gerasimov, già responsabile del Distretto Militare centrale, in sostituzione del generale Nikolaij Makarov, nell’incarico di capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, il generale Arkadij Bachin, comandante del Distretto Militare occidentale, nominato primo viceministro al posto di Aleksandr Suchorukov, e affiancato dal colonnello generale Oleg Ostapenko, già responsabile delle truppe di difesa aerospaziale3.

La novità non ha destato particolare interesse in Occidente, ma è stata accolta con soddisfazione in Russia e negli altri Paesi del cosiddetto gruppo dei BRICS. Tra i primi a congratularsi della decisione è stato il comunista Gennadij Zjuganov, massimo esponente del principale partito di opposizione alla Duma, che aveva pesantemente criticato Serdjukov durante il mandato presidenziale di Dmitrij Medvedev (2008-2012). Proprio lo scorso 18 dicembre una rappresentanza del Partito Comunista è stata ricevuta dalle massime cariche del Ministero della Difesa per un incontro ufficiale a porte chiuse che, stando alle dichiarazioni conclusive dei protagonisti, ha registrato soddisfazione e chiarimenti da entrambe le parti. Zjuganov, ringraziando il ministro, ha ricordato come il suo partito abbia particolarmente a cuore le numerose questioni relative alla difesa della nazione, alla sicurezza collettiva e all’esercito, mentre Shoigu ha sottolineato l’utilità di questo vertice politico4. Tutto lascia intendere, perciò, che la nuova nomina stabilita da Putin rappresenti una svolta attesa da tempo nel panorama politico russo per quanto riguarda il settore difensivo, con tutte le ovvie e scontate implicazioni nel quadro della politica estera. A partire dal giorno del suo insediamento ufficiale, infatti, Shoigu non ha perso tempo e ha inanellato una serie di incontri diplomatici di alto spessore strategico.

Il 21 novembre scorso, nel quadro dell’incontro di Pechino tra Vladimir Putin e il presidente uscente della Repubblica Popolare Cinese Hu Jintao, Sergeij Shoigu si è a lungo intrattenuto con il vicepresidente della Commissione Militare Centrale del Partito Comunista Cinese, il generale Xu Qiliang, probabile futuro ministro della Difesa sotto il prossimo mandato di Xi Jinping. Proprio l’alto ufficiale cinese ha ricordato come la cooperazione tra i due Paesi sia in costante crescita anche dal punto di vista strategico e non soltanto nell’alveo dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, mentre Shoigu ha affermato che tra Mosca e Pechino sussistono interessi comuni e reciproca fiducia5.

(Xinhua) -- Xu Qiliang, a destra, con  Sergei Shoigu lo scorso 21 Novembre.

(Xinhua) — Xu Qiliang, a destra, con Sergei Shoigu lo scorso 21 Novembre.


Il 14 dicembre successivo, invece, a Mosca è andato in scena uno dei più importanti vertici strategici degli ultimi anni. I protocolli d’intesa firmati dalle rappresentanze del governo russo e dai rispettivi omologhi brasiliani hanno coinvolto, tra i tanti, anche il settore militare, dove i dati degli ultimi quattro anni segnalavano già un notevole interscambio tecnologico soprattutto alla luce della recente fornitura di 12 elicotteri russi Mi-35M alle Forze Armate della repubblica lusofona. Gli accordi conclusi tra Sergeij Shoigu e l’omologo brasiliano Celso Amorim hanno sancito l’intesa strategica tra i due Paesi, rafforzando la posizione della Federazione Russa nel ruolo di principale fornitore militare dell’emergente potenza indio-latina ed aprendo la strada ad una più consistente cooperazione, come recentemente auspicato dal vicepremier Dmitrij Rogozin6.

Il 30 gennaio scorso, Shoigu è volato ad Astana per un incontro ufficiale con il presidente della Repubblica del Kazakhstan Nursultan Nazarbaev, chiaramente volto al rafforzamento di un partenariato strategico già ben avviato grazie alla cooperazione nei quadri dell’Organizzazione del Trattato per la Sicurezza Collettiva, dell’Unione Doganale Russia-Bielorussia-Kazakhstan e dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, oltre – ovviamente – all’eredità politica e militare lasciata in campo dall’epoca sovietica. Nazarbaev è stato molto chiaro, affermando che la Russia è stata e sarà uno dei più importanti alleati strategici del suo Paese e rimarcando che i ministri della Difesa dei due Stati devono mantenere rapporti privilegiati per interagire nell’ambito dell’Organizzazione del Trattato per la Sicurezza Collettiva, nel settore tecno-militare, così come in altri importanti ambiti di cooperazione, mentre Shoigu ha annunciato l’avvio di un progetto finalizzato alla realizzazione di uno spazio aereo difensivo comune che si svilupperà nei prossimi sei anni7.

Sebbene non sia possibile parlare di una netta rottura col passato, considerando che diversi progetti che Shoigu sta realizzando o discutendo costituiscono il frutto del lavoro degli ultimi cinque anni, è evidente che il suo insediamento al Ministero della Difesa abbia impresso una svolta percepibile a questo terzo mandato presidenziale di Vladimir Putin. L’ottima reputazione e il consenso unanime di cui gode Shoigu hanno legittimato una decisione inizialmente apparsa impropria e “autoritaria”, come quella di silurare senza troppe esitazioni Anatolij Serdjukov. Il rafforzamento delle relazioni multilaterali tra i BRICS, il consolidamento della cooperazione antiterrorismo con gli alleati dell’Organizzazione di Shanghai e la modernizzazione del comparto strategico secondo i più innovativi criteri della dimensione della guerra informatica costituiscono senz’altro i tratti distintivi della nuova linea difensiva della Federazione Russa.

 
NOTE:

  1. Ministero della Difesa della Federazione Russa, Podrobneije Kontseptual’nije vzgljadij na dejatel’nostj Vooruzhennijkh Sil Rossijskoj Federatsii v informatsionnom prostranstve, 22 aprile 2012.
  2. A. Scott, Putin silura il ministro della Difesa russo Serdjukov dopo l’apertura di un’inchiesta per corruzione, da “Il Sole24Ore” del 6 novembre 2012.
  3. Viktor Litovkin, La Difesa nelle mani di Shoigu, da “RussiaOggi” del 14 novembre 2012.
  4. KPRF.RU, Meeting between Shoigu and KPRF, 18 dicembre 2012.
  5. Xinhua, China, Russia to strengthen military ties, 21 novembre 2012.
  1. A. Braterskij, Rogozin Proposes Defense Partnership With Brazil, da “The Moscow Times” del 7 febbraio 2013.
  2. Kazinform, Defense ministries of Kazakhstan and Russia should have very close ties – Nazarbayev, 30 gennaio 2013.

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