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Serializzati #2: Revenge, quando la vendetta indossa abiti firmati.

Creato il 10 luglio 2013 da Leo Sanguedinchiostro @sdinchiostro
Serializzati #2: Revenge, quando la vendetta indossa abiti firmati.
Serializzati #2: Revenge, quando la vendetta indossa abiti firmati.Dopo due stagioni di Revenge - una versione moderna e al femminile del romanzo di Dumas, Il conte di Montecristo - credo ancora fortemente che il merito di aver fatto questa serie una delle più seguite in America vada dato in gran parte al pilot. Era estate, faceva caldo e non riuscivo ad immaginare nulla di più rinfrescante di un thè ghiacciato e una nuova serie TV da guardare col ventilatore al massimo. Revenge era una delle tante candidate e mi era stata caldamente consigliata più e più volte, così decido di dargli una chance e guardare la prima puntata.Raramente credo di aver visto un episodio pilota che in quaranta minuti riesce a presentarti  brillantemente la trama di base, i personaggi e a introdurre vagamente un omicidio che avviene durante i primi minuti dell’episodio, prima che la narrazione torni indietro nel tempo di tre mesi portandoti all’inizio di una calda e alla moda estate negli Hamptons, una ricca zona di Long Island, meta delle vacanze dei benestanti newyorkesi, che si rilassano tra le loro ville immense e una spiaggia dorata.  Se ve lo state chiedendo la risposta è: sì, teoricamente è qui che sarebbe sorta anche la fastosa dimora di Jay Gatsby.Emily Thorne, nome sotto il quale si cela Amanda Clarke, la protagonista in cerca di vendetta su coloro che hanno incastrato il padre accusandolo di aver commesso il terribile (e fittizio) attentato terroristico del volo 197, non è assolutamente una sprovveduta né, tantomeno, una squattrinata in quanto è in possesso di un ricco conto in banca che le permette di apparire uguale al nemico che vuole fronteggiare, entrando in stretto contatto con l’alta società degli Hamptons, al cui vertice vi è la potente e radicata famiglia Grayson, i cui capostipiti Victoria – interpretata da una rifatta ma sempre affascinante Madeleine Stowe – e Conrad sono non solo i principali fautori del suddetto disastro aereo, ma la loro stessa fama di “benefattori” è  fondata sugli aiuti economici forniti ai famigliari delle vittime in seguito alla tragedia. La genialità di Revenge sta proprio nel binomio di vendetta e denaro. Tutti quanti abbiamo i nostri conti in sospeso, tutti quanti vorremmo vendicarci su qualcuno che ci ha fatto soffrire e tutti quanti desidereremmo realizzare le nostre vendette con lo stesso talento di Emily, costantemente determinata a raggiungere i suoi scopi e a farla pagare cara ai suoi nemici. La vendetta, anche quando è solo sullo schermo, appaga i nostri animi.Serializzati #2: Revenge, quando la vendetta indossa abiti firmati.
A nessuno piacciono i personaggi totalmente limpidi e puri e ce lo dimostra il successo generale di character ben sviluppati come Damon di The vampire Diaries e Dexter dell’omonima serie. Ecco perché il pubblico si immedesima e fa il tifo per Emily: non è una protagonista piatta, non è sicuramente uno stinco di santo, ma nemmeno una donna spregevole e senza cuore. Tutto ciò che fa è mosso dall’amore per suo padre, che le è stato crudelmente strappato via da bambina, e dal desiderio di una giustizia troppo spesso negata in questo mondo dove a farla franca sono sempre i più potenti. Emily è umana, anche se cerca di conservare una freddezza lungimirante fondamentale per raggiungere i suoi scopi, e questo consente una forte empatia dello spettatore che vede trasposta sullo schermo una protagonista forte e capace di fronteggiare i più tremendi imprevisti, ma spesso vittima dei sentimenti più comuni come l’affetto per un amico fedele, Nolan, l’immortale amore per un uomo, il dolore per una morte improvvisa e la malinconia per la vita normale che, in fondo, anche lei desidererebbe, ma a cui ha coraggiosamente deciso di rinunciare in difesa dei suoi ideali.Emily sa che per sconfiggere il proprio nemico bisogna essere come lui, e qui arriviamo al  secondo punto di forza della serie: la ricchezza.Tanto quanto il processo di immedesimazione, i telespettatori amano poter vivere altre vite distanti dalla loro, ammirare un fasto e una ricchezza che ai poveri comuni mortali è quasi sempre preclusa. Ciò che rende particolare la vendetta di Emily è l’eleganza con cui viene attuata: il glamour, i party, i bei vestiti, la vita dei ricchi, belli e famosi ricoprono il tutto di una patina aurea irresistibile e accattivante.  Non a caso le scene che ci sembrano più inutili e noiose, in particolar modo nella seconda stagione, sono quelle ambientato allo Stowaway e incentrate sui suoi proprietari, i fratelli Porter, costantemente sul lastrico e quasi insignificanti in mezzo a tutto il lusso che li circonda. Le loro scene hanno il merito, però, di fare da "cinque minuti per andare al bagno". Almeno per me. Serializzati #2: Revenge, quando la vendetta indossa abiti firmati.Un’altra dinamica fondamentale è la morale che accompagna e pone dei limiti al piano di Emily, che potrebbe facilmente uccidere i suoi nemici e finirla lì, ma si sottrae totalmente da un'idea del genere, poiché ritiene la morte una pena troppo blanda rispetto al peccato da scontare e una macchia inguaribile per l’omicida. Lei vuole lasciare intatta la sua coscienza, ma comunque rovinare la vita di coloro che hanno cospirato contro il padre, sottoporli allo stesso dolore che dovuto subire per tutta la vita, passata tra famiglie adottive e squallidi riformatori. E ci riesce non solo grazie ad una mente sempre allerta, ma anche al denaro che possiede in abbondanza e al potere delloscandalo, che spesso conferisce a tutto il prodotto un certo apprezzabile tono da soap-opera.Le cose non vanno quasi mai come previsto, la ragazza è spesso costretta a modificare la rotta ma mai la meta, ma è in questi casi che il suo ingegno salta fuori e la rende una delle protagoniste più affascinanti del panorama seriale contemporaneo. Noi spettatori siamo sempre sul filo del rasoio a chiederci come farà a cavarsela questa volta e a stupirci per le soluzioni che tira di volta in volta fuori dal cappello e questo rende anche più scottante il (raro, fortunatamente) momento del fallimento, la tragedia che, in uno show capace di mescolare sapientemente drama, mistery e thriller, è sempre in agguato e ha sempre l’effetto di un potente pugno allo stomaco. Non capita spesso di vedere Emily spaventata e in preda alle lacrime, ecco perché quando succede anche noi siamo confusi e distrutti, chiedendoci come i produttori districheranno la matassa. La palette di personaggi risulta varia e convincente, particolarmente degna di nota per la costruzione psicologica è Victoria Grayson, una donna forte e determinata a proteggere la sua famiglia tanto quanto Emily lo è nei suoi obiettivi, e per questo motivo costituisce la nemesi principale della protagonista. Le due in realtà non  si rendono conto di essere più simili di quanto vogliano dare a vedere: entrambe non sono altro che vittime di un gioco di potere più grande di loro, gestito dal senza scrupoli Conrad Grayson, ed entrambe sono un mix di luci ed ombre, entrambe hanno perso e sofferto nel loro passato, ed  hanno imparato ad incassare stringendo i denti e, soprattutto, affilando le unghie (rigorosamente smaltate). Serializzati #2: Revenge, quando la vendetta indossa abiti firmati.Altro fiore all’occhiello è Nolan Ross, una sorta di nerd che ha trasformato il suo talento nell'informatica in una miniera d’oro, un ricco che si è fatto tutto da solo senza dimenticare però l’importanza dei valori e sentimenti umani, motivo per cui morirebbe pur di proteggere e aiutare Emily, con cui riesce, non senza qualche fatica dovuta al distacco emotivo che lei cerca di mantenere costantemente verso chiunque, a instaurare un rapporto di amicizia e fiducia che è una delle cose più belle e amate dell’intera serie. Alle loro spalle vi sono vari altri personaggi, alcuni accettabili altri davvero insignificanti e/o insopportabili. Ho già parlato dei fratelli Porter? Credo di essere l'unico a preferire l'un-po'-tonto Daniel Grayson al perennemente-triste-e-abbattuto Jack, una sorta di emo fatto e finito.Serializzati #2: Revenge, quando la vendetta indossa abiti firmati.
Revenge, pur senza un budget importante,ha avuto una prima stagione eccezionale che riesce a dare ciò che promette e in cui lo spettatore è tenuto costantemente col fiato sospeso grazie a continui colpi di scena ben orchestrati e momenti di vendetta davvero sublimi. Il patto di incredulità che si è costretti a stringere sin dall'inizio è ben ripagato e mai eccessivamente forzato, e anche quando subentrano scene e situazioni già viste, lo showrunner Mike Kelley dimostra di saperle adattare magistralmente bene alla trama e rinnovarle così da non dare un’eccessiva sensazione di dejà-vuLa seconda stagione, invece, è partita bene ma andando avanti ha iniziato a forzare molto la mano sull'aspetto da telenovela dando vita a risvolti esagerati e deludenti. Molti dei nuovi personaggi inseriti non hanno avuto uno sviluppo degno di nota, gran parte delle puntate di mezzo risultano pesanti nel loro voler complicare troppo una trama che continua ad avere come pregi ciò che vi era già all'inizio  Si tenta di aggiungere sottotrame su sottotrame, ma nessuna di queste ha molto senso di esistere, anzi allungano il brodo e spesso annoiano fino allo sfinimento (la storia sui Porter e sulle macagne attorno al loro locale è una palla al piede che non si sopporta). Perfino la storyline principale raggiunge dimensioni enormi che non si era evidentemente in grado di gestire, e viene poi ristretta nuovamente nell’ultima puntata. Il punto di svolta si è avuto dal meraviglioso quattordicesimo episodio, incredibilmente ricco di pathos e depositario di una morte strappalacrime che costringe a guardare sotto una diversa luce un determinato personaggio, che fino ad allora non era mai riuscito a conquistare mai pienamente l’apprezzamento e la fiducia dello spettatore. Da questa puntata la serie torna ai vecchi fasti, con un ritmo serrato, che raggiunge il suo apice in un magistrale season finale di ben due ore che da solo riscatta ventuno episodi e che ci lascia in fervente attesa per la terza stagione.Serializzati #2: Revenge, quando la vendetta indossa abiti firmati.
Le premesse, a dire la verità, non sono delle migliori. Mike Kelley è stato, infatti, licenziato perché avrebbe preferito per Revengeun ciclo di episodi più breve, probabilmente affinché il tutto fosse più concentrato e si evitasse l’aggiunta di suddette story line ed  episodi totalmente inutili. Noi intanto incrociamo le dita e speriamo per il meglio, attendendo con ansia il momento in cui il piano di Emily giungerà al suo compimento. Allora sì che ne vedremo delle belle. 

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