Magazine Diario personale

Shaitan Al-Ramadi

Da Big @matteoaiello

Questo è il mio fucile. Ce ne sono tanti come lui, ma questo è il mio.
Il mio fucile è il mio migliore amico. È la mia vita. Io debbo dominarlo come domino la mia vita. Senza di me il mio fucile non è niente. Senza il mio fucile, Io sono niente.
Debbo saper colpire il bersaglio. Debbo sparare meglio del mio nemico che cerca di ammazzare me. Debbo sparare io prima che lui spari a me, e lo farò!
Al cospetto di Dio, giuro su questo credo: Il mio fucile e me stesso siamo difensori della patria, siamo i dominatori dei nostri nemici, siamo i salvatori della nostra vita, e così sia finché non ci sarà più nemico ma solo pace.
Amen.

Comincio il post con la citazione del credo del fuciliere direttamente da Full Metal Jacket, per dire cosa avrà pensato la maggior parte degli spettatori dopo i titoli di coda: American Sniper è un film fascista, diretto da un fascista, che parla di un fascista che fa azioni da fascista.

I miei “lettori” più datati lo sanno già. Per i”nuovi”, tengo a precisare che su The Hardboiled non scrivo e non scriverò mai di politica. E’ il mio unico argomento tabù. Come la penso non è di certo un segreto e mi sembra stupido scriverlo su questo blog che nacque 10 anni fa con ben altri scopi. E poi c’è già uno stupido che parla di politica su un blog. Non mi piace arrivare secondo.
Detto questo, ci tenevo a fare la premessa di qualche riga sopra perché doverosa.
Se il vostro credo politico opposto è così influente da lasciarvi “condizionare” (passatemi il termine) da una visione non obiettiva, se il cliché del patriottismo a stelle e strisce vi irrita, se volete mettere i fiori (e le foglie, magari a sette punte) nei cannoni e se nella vostra mente un film di guerra deve essere per forza contro e non a favore dove chi ha un fucile in mano prima o poi si pentirà di averlo, vi consiglio di andare a vedere altro.
Davvero.
Lasciate perdere American Sniper perché butterete 8 Euro nel cesso per uscire dalla sala dopo più di due ore, sdegnati ed incazzati. Anche perché vi sentirete dare di pecore e, a meno che non siate donne e vi piace starci durante l’atto sessuale, non è per niente carino.
Il titolo parla piuttosto chiaro e la storia di Chris Kyle ancora di più. Per coloro che non lo sapessero, Kyle era un cecchino dei Navy Seals con all’attivo la bellezza di 160 “cattivi” ammazzati, anche se lui si vanta di averne impallinati un centinaio in più. Le sue imprese portarono i suoi commilitoni ad idolatrarlo come un Dio chiamandolo Leggenda (pensare che a Firenze in questo modo chiamavano Mario Faccenda). Imprese che però arrivarono anche dall’altra parte. Per gli Iracheni, i cattivi, Kyle divenne il Diavolo di Ramadi e furono messe diverse taglie sulla sua testa.
E’ proprio la netta contrapposizione tra buoni e cattivi il maggior motivo di discussione da parte dei critici e degli spettatori. Da una parte ci sono i buoni ovvero gli americani. Prendere un fucile per proteggere la patria sparando a donne o bambini, è cosa buona e giusta a prescindere. Dall’altra parte ci sono gli iracheni che sono brutti, sporchi, ignoranti e sanguinari. In Flags of Our Fathers e Letters From Iwo Jima, Eastwood aveva sempre rispettato il nemico, mostrando come i loro motivi (dei cattivi) e il loro coraggio non era poi così diverso quello dei buoni. In American Sniper no e lo si capisce dai due ragazzini uccisi. Quello freddato da Kyle (sì, è quello del trailer….) è giusto che muoia perché ha una granata nascosta con cui potrebbe (e vorrebbe) far saltare in aria gli Yankee, mentre l’altro viene forato a colpi di trapano dal Macellaio  solo perché quest’ultimo è un sadico e basta.
Per Eastwood, Chris Kyle è un vero eroe e le sue azioni sono giustificate dal suo profondo senso del dovere e di amore per la libertà della sua terra. Come ho scritto prima, non è detto che chi va in guerra debba obbligatoriamente pentirsi di esserci andato e che, via via che il pallottoliere delle vittime sale, si renda conto di quanto la guerra sia stupida e che i veri motivi di un conflitto non sono mai quelli di facciata. Ci sono anche i soldati che ci credono davvero e Chris Kyle era uno di loro. Nel film si vede quando torna a casa da moglie e figli. In realtà non torna mai. I suoi pensieri sono sempre laggiù. Insieme ai suoi fratelli che sanno di essere protetti dal suo fucile.
La cosa che mi è piaciuta di più, ed è poi lo stesso motivo per cui mi è piaciuto The Hurt Locker, è cosa succede quando un militare invasato è lontano dal campo di battaglia e a quanto la vita sociale non faccia al caso su. Il paradosso che ci vuole mostrare Eastwood è che sembra più pericoloso a casa piuttosto che in combattimento. Così come un paradosso è l’epilogo e il fatto che Chris Kyle abbia riportato soltanto lievi ferite durante i circa mille giorni in Iraq e sia stato ucciso in Texas, al poligono, da un suo commilitone con disturbo post traumatico da stress.
Non sto facendo spoiler! E’ una storia vera!
E comunque, se spoilera Wikipedia lo possono fare tutti!!

American Sniper mi è piaciuto tantissimo anche se ci sono un paio di cose che mi hanno un po’ sdegnato (l’ 1 vs 1 a distanza tra Kyle e Mustafa l’ho trovato decisamente fuori luogo, così come la tamarrata del proiettile al rallenty che non mi sarei mai aspettato da un uomo di quasi 86 anni), ma nel complesso è un film che merita di essere visto, a prescindere dal credo politico.
Mi è piaciuto pure Bradley Cooper che di solito mi accascia.
E poi è Clint Eastwood caxxo! Anche solo per i suoi maestri.
Pensate di riuscirci?
Sennò c’è sempre Alessandro Siani.
A proposito: secondo voi, come mai riesco a capire lo slang dei neri del ghetto e nemmeno una parola di Siani?
Però oh, mi hanno detto che fa tanto ridere…

Quando non mi vedi sarò alle tue spalle.
Quando tutto tace io ti sto puntando.
Quando ti accorgerai di me sarai già morto.


Archiviato in:La7maArte Tagged: american sniper, bradley cooper, chris kyle, cinema, clint eastwood, film, sienna miller

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