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Shale Gas

Creato il 08 settembre 2011 da Bloglobal @bloglobal_opi


di Giuseppe Dentice 
Per più dicinquant'anni, il Medio Oriente ha rappresentato il principale serbatoioenergetico mondiale, capace di soddisfare la crescente domanda di energia diEuropa e degli Stati Uniti. Il petrolio e i suoi derivati hanno rappresentatoun'importante arma politico-diplomatica per i Paesi di questa regione delmondo. Oggi, però, le rotte dell'energia potrebbero subire un mutamento a causadella scoperta nel continente americano di immensi giacimenti di un particolaretipo di gas naturale, meglio definito gas non convenzionale. 

Shale Gas: il nuovo oro nero dell'energia

Maggiori giacimenti mondiali di shale gas. Fonte: Enel

Secondo le stime del Dipartimento statunitensedell'Energia, tra il 2020 e il 2040, le nuove mete dell'energia non saranno piùl'Arabia Saudita, il Kuwait, l'Iraq o l'Iran, bensì nazioni come Messico,Brasile, Venezuela, Canada e Stati Uniti. Le ragioni di questo cambiamento sonoin parte dovute a ragioni di carattere tecnologico e in parte a motivazionipolitiche. Negli Stati Uniti, ad esempio, la scoperta di grandi quantità di gasnon convenzionale estratto da rocce scistose, e noto come shale gas, starivoluzionando il mercato energetico. Anche Europa (con la Polonia in primis) e Cina stanno percorrendo la stessa strada intrapresa dal competitorstatunitense per evitare la dipendenza energetica dal petrolio mediorientale edal gas russo.
Ma cos'è lo shalegas? E' un gas fossile (quindi un gas naturale), in prevalenza metano, contenutoin rocce scistose che si trovano a circa due chilometri di profondità. Vieneconsiderato un gas non convenzionale perché intrappolato in rocce pocopermeabili, e dunque non convenzionali, che per l'estrazione devono essere“fratturate” tramite stimoli del tipo large hydraulic fracture treatment”; la roccia per esserefratturata deve sfruttare un sistema a pressione idraulica che liberail gas non convenzionale trattenuto da questa e che viene riportato in superficiedalla stessa acqua usata per rompere la roccia.
Ci sono sei forme diverse di gas fossile:
1) Gas fossile non associato: gas naturaleche esiste senza la presenza di petrolio greggio.
2) Gas fossile associato: gas naturale omescolato al petrolio o libero nel giacimento.
3) Idrati: sostanze solide, cristalline,con occorrenza naturale sotto gli oceani e nelle regioni polari (per di piùmetani e altri tipi di gas).
4) Coalbed methane: gas naturaleprodotto dai giacimenti di carbone.
5) Tight sand gas e Shale gas:gas in sabbie dense, e gas da scisti. 
Secondo le stimedell’Energy Information Agency (EIA) del Dipartimento dell'Energia statunitense,lo shale gas insieme al tight gas (sabbie compatte) e al coalbedmethane (carbone) rappresenta circa il 60% delle riserve on shoretecnicamente recuperabili negli Stati Uniti. Oltre la metà delle nuove riservesarà costituita da shale gas nel 2011. Il continente americano èabbondante di questo tipo di idrocarburi. Negli Stati Uniti le dotazioni diroccia di scisti è presente in più di 2 miliardi di barili, in Canda in oltre2.400 miliardi e in Sud America in circa 2 trilioni. 
Lo sviluppo delletecnologie di esplorazione rende lo shale gas sempre più interessante daun punto di vista economico. Infatti, da circa una decina d'anni le più grandicompagnie petrolifere, come Exxon, Chevron o Shell, comprano e stringonoaccordi con società specializzate nella perforazione e nell'estrazione di gasnegli Stati Uniti. Le riserve di tale roccia dovrebbero soddisfare i consumistatunitensi per oltre un secolo. I principali giacimenti statunitensi di shalegas da sfruttare sono quattro: il Barnett in Texas, dove si produce il 50%dell'output totale, l'Haynesville in Lousiana e Texas, il Fayettevillein Arkansas e il Macellus in Pennsylvania e in alcuni stati limitrofi. Inparticolare, secondo Chesapeake Energy, tra i principali playerin questo settore, il Marcellus viene considerato il più promettente con oltre489.000 miliardi di piedi cubi di gas. Gli analisti prevedono una produzione diben 1.5 milioni di barili al giorno per i prossimi anni. Dal 2000, anno discoperta del petrolio non convenzionale negli USA, queste nuove forniture hannoaccresciuto il mercato nazionale a dismisura, portando lo shale gas acirca il 20% della produzione statunitense di gas. 
Anche nel restodel continente americano il quadro è altrettanto promettente. Il Brasile èriuscito ad accrescere la propria capacità di shale gas di circa 2milioni di barili al giorno grazie ai depositi di greggio trovati in acque pocoprofonde, a poco più di un chilometro sotto la superficie dell'OceanoAtlantico. Risultati analoghi si sono raggiunti in Canada, dove il petrolio èestratto dai sedimenti catramosi in fosse all'aperto e dove la produzione è dicirca tra i 3-7 milioni di barili al giorno in più rispetto alle percentualidegli Stati Uniti. Ad ogni modo, all'infuori dei confini statunitensiancora non viene prodotto shale gas a livelli commerciali, a parte unaproduzione nei Paesi sopra citati, ma ancora limitata rispetto al mercato degliUSA. 
Alla luce dellacostante crescita di domanda mondiale di energia, questa nuova scopertapotrebbe potenzialmente rivoluzionare l'intero comparto scatenando deglieffetti a catena anche sugli altri settori convenzionali, come petrolio e gas.In particolare il mercato di quest’ultimo, infatti, è attualmentecaratterizzato da un surplus significativo e da un conseguente ribasso deiprezzi. L’eccesso di offerta negli Stati Uniti ha inoltre fatto sì che leriserve di GNL (gas naturale liquefatto), siano state destinate ai mercatieuropei ed asiatici, con ricadute importanti sui loro mercati energetici. Lo shalegas sembra destinato ad avere un ruolo importante anche nella politicaenergetica dell'UE permettendo una minor dipendenza dal gas russo, necessità dimostratasiin occasione delle recenti “crisi del gas” che hanno coinvolto Mosca e alcuni Paesiex sovietici (Bielorussia e Ucraina). A differenza degli Stati Uniti – che dapiù di un secolo studiano le opportunità offerte dallo shale gas e che dispongonodel know-how necessario per sfruttarlo –, in Europa non esistono ancora letecnologie atte queste perforazioni. Oltre agli alti costi e all’ancora bassolivello di conoscenza, l’Europa deve fare i conti con la carenza delleattrezzature e con la mancanza di una forza lavoro specializzata nellaperforazione degli scisti.

Shale Gas: il nuovo oro nero dell'energia

In uno studiopubblicato recentemente dalla Cornell University e condottodai ricercatori Robert W. Howarth, Renee Santoro e Anthony Ingraffe, dal titolo "Methane and the Greenhouse - Gas Footsprint of Natural gas from Shale formations", vienefatto notare come le probabilità che questo gas possa migliorare le prestazionienergetiche rispetto al gas convenzionale sono superiori. Viene altrettantosottolineato, però, il rischioso impatto ambientale dei gas di scisto sullefalde acquifere: la tecnica  dellafratturazione idraulica richiede una quantità smisurata d'acqua (dagli 8 ai 15milioni di litri per un solo pozzo). Acqua che, data la contaminazione consostanze chimiche, dopo l'uso va eliminata in qualche modo. Secondo lecompagnie estrattive non vi sarebbe alcun pericolo ecologico, ma per i gruppiambientalisti e gli abitanti delle zone vicine ai pozzi nonè così: il rischiodi una contaminazione delle falde acquifere è cosa già successa e testimoniataanche nel recente film-documentario “GasLand” che racconta quantoaccaduto in Pennsylvania.
Certamente il potenziale di questo nuovo idrocarburopotrebbe riordinare gli equilibri strategici mondiali e ridimensionare, quindi,il potere petrolifero di Iran, Russia e Venezuela. Gli USA, così, potrebberonuovamente incrementare la loro leadership e influenza nel mondoattraverso l'energia. Infatti, il know-how di cui dispongono potrebbeanche essere sfruttato “diplomaticamente” nei confronti di Cina ed Europa,interessate ad affievolire il loro bisogno di dipendere energeticamente daitradizionali fornitori come Mosca o la regione del Golfo. Gli equilibrigeo-strategici del futuro vedranno evidentemente sempre più massicciamente comeprotagonista il mercato dell'energia. Bisognerà assistere quindi ad unincremento di nuovi conflitti? 
* Giuseppe Dentice è Dottore in Scienze Internazionali (Università di Siena)


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