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Shylock planetario part 5 – Giacinto Auriti e il Paese dell’utopia

Da Aurita1 @francescofilini

Shylock planetario part 5 – Giacinto Auriti e il Paese dell’utopia

Di Francesco Filini

Quanto descritto fin ora sembra incredibile soprattutto perchè abbiamo descritto un meccanismo fraudolento che sottomette ad un giogo usurante non solo il popolo italiano, ma tutti i popoli delle democrazie occidentali. Ma possibile che nessuno non abbia mai denunciato questo fatto? In realtà la storia ci da testimonianza di molte personalità che hanno provato a combattere l’usura delle banche centrali. Su tutte possiamo citare il presidente Lincoln, che in regime di riserva aurea, autorizzò le banche ad emettere il 60% in più di banconote (su un totale di 100, 40 avevano
copertura in oro, 60 erano scoperte) per acquistare armi che servivano alla guerra. Quando le banche pretesero indietro il 100% del valore prestato Lincoln si rifiutò e volle togliere con la forza della legge questo potere alle banche. Fu assassinato il giorno dopo. Un altro Presidente Americano, Kennedy, volle combattere lo strapotere della FED: firmò l’ordine esecutivo 11110 che autorizzava il Governo a stampare diversi milioni di Dollari con la dicitura UNITED STATES OF AMERICA. Sappiamo bene che anche Kennedy fu assassinato, il suo successore revocò subito
l’ordine 11110. Quando si dice il caso…
In Italia il primo a descrivere la natura fraudolenta del signoraggio bancario e dell’usura praticata dalle banche centrali fu il Prof. Giacinto Auriti, docente di diritto e preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Universita di Teramo. Nel 1994 Auriti denunciò la Banca d’Italia e i governatori Carlo Azeglio Ciampi e Antonio Fazio per truffa, falso in bilancio, associazione a delinquere, usura e istigazione al suicidio. Esponendo la pratica del signoraggio bancario il giudice, non potendo negare la veridicità dei fatti, ha potuto constatare che di reato non si trattasse perchè “consuetudine”. Sembra incredibile ma questa è storia del nostro Paese.
Si riporta qui uno stralcio dell’intervento che il professore fece a Radio Radicale:
Io ho denunciato per truffa, falso in bilancio, associazione a delinquere, usura e istigazione al suicidio, Ciampi e Fazio.
E allora sono stato invitato a fare una conferenza all’”Hotel delle quattro stagioni” a Rieti, ed è venuto il direttore della banca d’Italia locale… è venuto al microfono.
Dico i testimoni, presenti: il senatore Natali di Ascoli, e il senatore Belloni di Rieti. Duecento persone in sala.
Viene al microfono il direttore della banca d’Italia e dice: “Professor Auriti, le devo fare un rimprovero, perché lei ha insinuato che noi della banca d’Italia siamo dei delinquenti”.
Gli ho detto: “Guardi che è assolutamente falso. Io non ho insinuato. Io ho affermato che voi siete dei delinquenti. E se lei si ritiene offeso, lei mi deve denunciare per calunnia. Perché se lei non lo fa, vuol dire che quello che ho detto è vero.
Qua la lotta è mortale.
O devo andare in galera io per calunnia, o deve andare lei in galera per truffa. Se no, è inutile che parliamo dello Stato di diritto”.
Prendiamo atto che ci troviamo in un regime di usura. Il Governatore della banca Centrale batte moneta con un costo del denaro del duecento per cento. Perché ci presta il dovuto, quindi distrugge il cento per cento di un credito, e carica l’altrettanto cento per cento di debito. Questo non è solamente usura. È truffa. E io gliel’ho dimostrato. E quando sono stato chiamato dal procuratore della repubblica di Roma Ettore Torri, mi ha chiamato e mi ha detto: “Professor Auriti, lei ha dimostrato l’elemento materiale del reato. Manca il dolo perché… è stato sempre così”.
E allora ho detto: “Scusi – e ho detto “Eccellenza” – prima di tutto faccio notare che la continuazione del reato è un aggravante, non è un esimente… e lei mi dice: È stato sempre così.
Poi, secondo punto: io ammetto la buona fede, per carità! Però dobbiamo chiarire: fino a quando non ti ho fatto la denuncia! Dopo che ti ho fatto la denuncia, come la mettiamo?”
Qua il reato seguita. Ed io ho fatto la denuncia l’8 marzo del ’93, insieme a un pugno di mieistudenti. Siamo andati alla Procura della Repubblica e abbiamo firmato. Perché io penso che la migliore lezione che possa dare un professore ai suoi studenti è l’esempio. E quando uno da’ questi esempi, esercita la sua dignità. E la dignità gratuita non esiste. Quando io ho fatto la causa contro la banca d’Italia per avere l’accertamento di chi è la proprietà della moneta, mi hanno dato torto, e
mi hanno condannato a dieci milioni di spesa, che è stata trattenuta su iniziativa della banca d’Italia – le spese di causa – sul mio stipendio.
Io presi il foglio con cui mi notificavano il pignoramento dello stipendio, e l’ho messo nella bacheca dell’Università, perché ho detto agli studenti: “Ecco, io pago, perché voglio la proprietà popolare della moneta”. È chiaro? La dignità gratuita non esiste. Io mi sento fuori di questo tempo.
Ecco perché ho bisogno di cominciare a lanciare dei messaggi che finalmente possono costituire un’alternativa per le nuove generazioni.
Oramai le nuove generazioni… se noi seguitiamo così, non avranno altra scelta che quella tra il suicidio e la disperazione. Questa avverrà se noi non sostituiremo alla moneta debito, la moneta proprietà. Ecco perché noi abbiamo fatto la scuola di Aquila, che si contrappone a Maastricht.
Maastricht è moneta debito. Noi siamo moneta proprietà. È una nuova scuola che è nata”
La teoria del prof Auriti è integralmente riportata nel suo libro “Il paese dell’Utopia. La Risposta ai 5 quesiti posti da Ezra Pound.” disponibile gratuitamente qui:
http://www.signoraggio.com/auriti/ilpaesedellutopia_auriti.pdf
La potenza del messaggio del prof Auriti, deceduto l’11 Agosto 2006, sta nel fatto di aver messo in luce come un semplice pezzo di carta come le banconote a corso legale (e quindi senza la corrispettiva copertura aurea) acquisisca valore solo per “convenzione”, ovvero a dare il valore alla moneta sono le persone che l’accettano come mezzo di scambio. Ed è per questo motivo che, secondo Auriti, la moneta deve nascere di proprietà del popolo e non delle banche. La democrazia
di oggi non è una democrazia completa: insieme alla sovranità politica serve la sovranità monetaria. Oggi, grazie al signoraggio, la sovranità monetaria appartiene a pochi privati che la prestano allo stato producendo un debito. Il messaggio di Auriti è un messaggio rivoluzionario:
mira a sconquassare la sintassi del sistema economico3monetario che controlla e dirige anche il potere politico. Una rivoluzione radicale.
“Guardi, io ho presentato un disegno di legge al Senato, alla dodicesima, e ripetuta, alla tredicesima legislatura, per la proprietà popolare della moneta.
Questo disegno di legge è fatto di cinquanta parole. Sono due articoli.
Primo articolo, venti parole: “All’atto dell’emissione, la moneta nasce di proprietà dei Cittadini italiani, e va accreditata dalla banca Centrale allo Stato”. La parola più importante è la parola “accreditata”, che sostituisce la parola “addebitata”.
Sulla scia di questa teoria Auriti realizzò all’inizio del secolo quella che è stata definita la moneta “Poundiana” il SIMEC che sta per “SIMbolo EConometrico di valore indotto”. Un esperimento che prese vita nella cittadina di nascita del professore, nel cuore della Maiella abruzzese, Guardiagrele. L’esperimento ebbe un enorme successo e una grande eco sull’informazione, poi fu stroncato dall’intervento dell’autorità pubblica che sequestrò tutti i Simec in circolazione. Fu un esperimento che dimostrò il significato della moneta popolare di proprietà del portatore (né dello Stato, né delle banche) con valore indotto e senza riserva.
Per approfondimenti: http://www.simec.org/cose3il3simec.html
LA POLITICA E LA LOCAL MONEY
Dopo l’esperimento della moneta Poundiana hanno preso vita altri esperimenti in molte parti dei paese democratici occidentali, negli USA, in Francia, in Germania ecc.. Ad oggi si contano circa 6000 località nel mondo che hanno adottato un sistema monetario alternativo a quello delle Banche centrali. E in tempo di crisi sembra essere una risposta concreta che nasce dal basso, dai territori, e sia in grado di far ripartire l’economia intesa come scambio di merci. La local money è
uno strumento in grado di estromettere le Banche dal Flusso Circolare del Reddito. Ma non può essere l’unica risposta.
Per guarire il mercato, contaminato dal veleno del debito, tentativi in extremis come quello successo in Argentina (dove le province si misero a coniare moneta per combattere la crisi) possono risultare deleteri o addirittura portare al collasso finanziario l’intero Paese. Auriti con il SIMEC aveva dimostrato come fosse possibile combattere la crisi economica con un valore che si affianca (e non sostituisce) a quello “istituzionale”, sostenendo la teoria della purificazione del sangue del mercato:
la moneta rappresenta il sangue, il mercato il corpo vivente. Anche se sangue avvelenato la moneta debito mantiene comunque in vita l’organismo, se improvvisamente viene tolto il sangue l’organismo muore. Bisogna quindi purificare il sangue avvelenato aggiungendo sangue buono (la moneta di proprietà del portatore), ridando vitalità all’organismo.
La verità è che un argomento così complesso, a mio modo di vedere dovrebbe essere studiato in maniera seria e approfondita, ed è per questo motivo che la politica ha il dovere di mettere in luce il problema, infilare il dito nella piaga e fare in modo che il meccanismo usurante della creazione del debito sia conosciuto da chi lo subisce. Solo in questa maniera si possono contrastare i veri POTERI FORTI, coloro che mettono in ginocchio e umiliano il nostro popolo.
Voglio chiudere questi spunti di riflessione con le parole del nostro Ministro dell’Economia Giulio Tremonti:
“[…] gli Stati spesso rinunciano alla Sovranità monetaria e acconsentono che a fianco della moneta buona, quella sovrana, nasca una moneta privata, commerciale, parallela, fondata sul nulla. E’ quello che ha causato la crisi, è quella, si comincia a capire, la causa della crisi. Credo che abbia ragione il Presidente Americano: quello che va fatto, quello che farei è: più Stato, più Stato decisamente.”
Giulio Tremonti
Intervista al TG1 nell’Aprile 2009


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