Magazine Diario personale

Shy(ning) ovvero di timidezze

Creato il 01 marzo 2012 da Cuordicarciofo
Io sono allergica al pesce.
Allergica in maniera potente e totale.
Ho convissuto con questa mia (im)perfezione da sempre, da che ho memoria.
Mia madre dice che ero piccolissima quando se ne sono accorti, ancora racconta con orrore il momento della scoperta.
"Eri lì, ancora nel seggiolone e io e tua zia (eravamo a Brindisi) stavamo preparando il sugo di pesce...."
E qui si blocca. "E poi eri un mostro! Tutta rossa e gonfia"
Ora posso capirla. Ho vissuto con paura tutto lo svezzamento di Di, aspettando con ansia qualche allergia. Perché è così che funziona, random. Non è detto che sia il pesce per lui. Potrebbe essere qualunque cosa, potrebbe non essere allergico per niente.
Ora sapete, e se vorreste per caso farmi fuori speditemi un manicaretto con dentro nascosta un'acciuga!
A dir la verità per me non è mai stato un problema. Questa tara era come un mio marchio di fabbrica: "Ciao sono Owl... ah e sono allergica al pesce"
Così, detto in maniera quasi orgogliosa.
Vi state chiedendo cosa c'entri tutta 'sta storia del pesce con la timidezza eh?
Me lo chiedo anch'io. E' solo che nella mia mente queste due cose sono sempre associate.
Tanto più che la frase di prima potrei cambiarla così:
"Ciao sono Owl... ah e sono allergica al pesce oltre che timida in maniera imbarazzante"
Evidentemente la natura mi ha tolto l'enzima per metabolizzare le proteine del pesce e anche quello per metabolizzare i rapporti con le persone.
Mentre però l'allergia al pesce non mi ha mai impensierito più di tanto (tranne quando mi si è gonfiata tutta la bocca e son finita all'ospedale) la timidezza crescendo è diventato un fardello pesante da portare. E anche difficile da spiegare.
E' come avere qualcosa dentro che ti manda in cortocircuito.
Vorresti ma non puoi.
Le parole salgono alla gola e ci rimangono conficcate dentro.
Azione e stasi.
Tilt.
I rapporti umani sembrano entrare in un circolo vizioso di eterno inizio.
Per non perdere la capacità di esternare i sentimenti bisogna essere costanti. Il rischio sono la chiusura e l'isolamento. Scrivo anche per questo. Per esorcizzare, per non perdere il vizio del buttare fuori.
Ho ripensato a tutto questo perché lo rivedo come in uno specchio in Di.
Dietro ai suoi occhi rivedo le stesse lotte, gli stessi attriti.
A volte si chiude a riccio e diventa inavvicinabile.
Vorrei riuscire a dargli strumenti che lo inducano a "sputare fuori" e non assecondare questa sua propensione al "trattenere".
Quando mio padre mi mise in mano i pennelli e mi piazzò il cavalletto in cortile mi si aprì un mondo. Un diverso modo di isolarsi, di estraniarsi. Quando uscivo da quell'universo parallelo però ero più tranquilla. Anche ora è così del resto.
Ecco vorrei riuscire a trovare la chiave anche per Di. Non è detto che sia il disegno.
A conclusione posso dire essere affezionata alla mia timidezza, la sento parte di me. Mi ha regalato il saper guardare, il saper tacere, una sorta di buffa goffaggine, l'empatia.
Il post sul social era la punta di un iceberg. Mi rendo conto ora che serviva forse una precisazione.
Io non cerco grandi numeri, non ho neanche tante visite. Non ho l'ansia di scrivere sempre qualcosa che mi porti gente. Sono contenta che i miei post non abbiamo un numero stratosferico di visite ma che comunque, in proporzione abbiano tanti commenti. E' come mantenere vivo un discorso, una conversazione. L'ansia è data dalla tentazione di smettere. Spesso ce l'ho, e come nella vita, ci sono post che sono un nuovo inizio. Se mi viene imposto qualcosa faccio più fatica, ma rimane comunque un problema mio sentire stretto un mondo che altrimenti è fortunatamente immenso e multisfaccettato.
Eh ho scritto un botto. Per fortuna che sono timida.
p.s. perdonate il brutto gioco di parole inglese. Mi piaceva l'assonanza della parola timido con la parola "luccicanza".

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