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Si potrebbe farne un porno

Creato il 02 marzo 2011 da Danielevecchiotti @danivecchiotti

Avevo lanciato l’idea già qualche annetto fa, proprio da queste pagine web, ma come il 99,9% delle frasi qui pubblicate, anche quella boutade si è persa nel mare di altre cianfrusaglie dialettiche sbrodolate dal sottoscritto.
Stamattina però, leggendo in treno un altro capitolo di “Germinal”, straordinario capolavoro di Emile Zola, non ho potuto fare a meno di sentirmi tornar su quel vecchio pensiero sconcio.

I dati delle case editrici parlano chiaro: ormai a tenere in piedi i fatturati sono solo i libri di cassetta, quelli che finiscono sulla poltroncina di Fabio Fazio o nei salottini televisivi di vita in diretta. E a far le spese di questa tendenza sono soprattutto i classici, i grandi padri del romanzo contemporaneo, le cui vendite sono ridotte a poche stiracchiate migliaia di copie laddove essi vengono resi obbligatori da quei quattro insegnanti conscenziosi ancora rimasti (ma, come si sa, in rapida via di estinzione).

Ecco dunque che il mio progettino editoriale “Si potrebbe farne un porno” risulterebbe perfetto per tentare di salvare i vari Dostoevskij, Balzac, Austen e compagnia nobile dall’oblio.
“Guerra e Pace” non tira più? Giriamone una bella versione hard core! Mostriamo come la bella Lise si consoli dall’indifferenza che il principe Andrej le dimostra e si lasci spupazzare da tutti i maschi della servitù! Madame Bovary si impolvera nei magazzini della Feltrinelli? Produciamo una fiction per adulti in cui ben siano messe in mostra le doti di Léon Dupuis che convincono la sventurata Emma a dedicarsi alle “cose belle della vita”!

La letteratura classica abbonda di scene di sesso che non ci vorrebbe granché a risceneggiare in chiave hard-core.
Proprio “Germinal”, tanto per citare il libro che mi ha rinfrescato i pensieri, è tutto un susseguirsi di fornicazioni e lussuria in cui nulla – davvero nulla – è lasciato all’immaginazione, dalle trombatine occasionali negli anfratti della miniera all’onanismo del giovane protagonista che si trastulla da sé mentre la sua bella – con una mancanza di pudore che solo i minatori dell’ottocento conoscevano – si cambia davanti a lui mostrandogli quello che oggi si chiamerebbe il lato B.
Per non parlare di Proust, la cui Recherche, come noto, è tutto un colare di liquidi sessuali da ogni pagina, e che, oltretutto, offrirebbe meravigliosi spunti per un enorme numero di episodi a tutto tondo, con un panorama completo di scene etero, lesbo e gay.

D’altronde lo dimostrano serie come le recenti “I Tudor” o “Spartacus”: rileggere le trame più tradizionali farcendole di sesso in continuo dondolio tra il soft e l’hard core paga in termini di ascolti e di ripasso della storia; perché dunque non tentare la stessa strada anche con la letteratura?
La Narrativa di pregio offre infinite occasioni. E chissà che, partendo dai genitali dei possibili fruitori, non si riesca, prima o poi, a far arrivare qualcosina anche al cervello e all’anima.


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