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Si può leggere un paesaggio?

Creato il 16 marzo 2012 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

Si può leggere un paesaggio?

Lunedì 27 febbraio si è avviata la campagna nazionale “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori” con la spedizione (a cura della segreteria nazionale) a tutti i Comuni italiani della richiesta ufficiale di compilazione della scheda censimento.

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Si può leggere un paesaggio?
"Mi chiamo Gianluca Bonazzi. Son nato a Modena e dal 2004 vivo nel parmense, a Fidenza. Mi piace unire Cammino e Scrittura, non solo col cammino fisico, ma anche con la mente. Ho curato una serie di incontri legati alla relazione Umanità/Paesaggio, di cui allego il programma. Allego pure un mio recente scritto e la copertina del mio secondo taccuino, "VIANDANTI PENSIERI", che verrà presentato durante l'escursione del 29 aprile alle ex miniere di Rigollo."  Così si presenta il concittadino d'elezione Gianluca Bonazzi, appassionato cultore del paesaggio "praticato e raccontato", che ci invia anche l'accattivante copertina del suo ultimo lavoro. Animatore di una visita guidata che concluderà l'intensa serie di manifestazioni che caratterizzeranno la primavera di Pellegrino Parmense e riportate nella locandina nella pagina Eventi. Ma sull'interrogativo "Si può leggere un paesaggio?" Gianluca ha già qualcosa da dire e noi lo pubblichiamo
Si può leggere un paesaggio?

Si può leggere un paesaggio?
Con questa domanda, desidero evidenziare il mio approccio al paesaggio italiano ed ai temi ad esso collegati, tra cui il principale, quello del camminare.  E' una visione simile ad un sogno, ma è pure condito di realtà, perché ha le radici ben piantate nel tempo della cultura italiana e della mia personale.  “Ogni cammino dona il tempo della consapevolezza: l'anima, specchiandosi nel paesaggio, si apre al futuro.”: una riflessione elaborata nel tempo capace di creare per me una realtà più lenta, più profonda, più dolce.  Rallentando non solo fisicamente, ma soprattutto mentalmente, ho appreso il significato della Bellezza paesaggistica a portata di mano, quella del 'qui e ora', quella dell 'hic et nunc', quella della storica provincia italiana, sempre uguale e diversa a sé stessa, nel bene e nel male, stratificata come un fossile geologico.  Mi ha nutrito corpo, cuore e mente durante la mia ventennale gioventù, prima dell'avvento sanguinoso dei devastanti oneri di urbanizzazione.  Il collante di questa ricerca incessante è la memoria, che io definisco muscolo dell'anima.  Nel mio sogno reale, la guida letteraria è colui che aiuta a leggere un paesaggio attraversato, sorta di libro intessuto, le cui pagine infinite son costituite dalle radici culturali che l' impregnano.  E' colui che dovrebbe cercare di stimolare una lettura continua, la più plurale ed intrecciata possibile, consapevole del fatto che, più che in ogni altra nazione, in Italia, giovane ed immatura di costituzione, ma dal cuore antico e ricco, ancora oggi c' è sempre qualcosa da scoprire, come fosse un fiore delicato e piccolo alla vista, ma dalle infinite radici nascoste, da lasciar incantati e sorpresi alla scoperta.  Leggere il paesaggio non solo camminando, ma pure attraverso la cultura, nel senso più nobile del termine, dal basso dei racconti orali per irradiarsi all'alto delle espressioni artistiche più svariate.  Non è tuttologia ciò che intendo, ma uno sguardo 'a volo d' uccello' che proponga ai partecipanti di un cammino, ad esempio, il campo delle opzioni possibili, senza approfondimenti, lasciando ad ognuno la libera volontà di farlo.     Proporre la lettura di un paesaggio significa stabilire un legame che parta dall'emozione, passi per la conoscenza del bello e del brutto, per arrivare alla tutela, alla salvaguardia della sua Bellezza.  Però credo anche che oggi tale tipo di relazione sia quanto mai necessario, anzi, doveroso, per far fronte agli effetti di una crisi economica senza precedenti.  Quando proviamo un sentimento per qualcuno e/o qualcosa che sta male, dobbiamo fare tutto ed il contrario di tutto per custodirlo e per tramandarne l' intima essenza.  Col boom economico degli anni '60 è iniziata l' opera di predazione del paesaggio italiano, che non si è mai decisamente arrestata e con l' avvento dorato degli oneri di urbanizzazione ha avuto una forte impennata ed un ancor più forte accelerazione.  Con la scusa dell' attuale crisi economica, si potrà esser capaci di richiedere qualsiasi cosa in nome della ripartenza di crescita e sviluppo, rischiando così di lasciare alle future generazioni solo macerie di asfalto e cemento del cosiddetto Belpaese, sogno reale per tanti viaggiatori del passato.  L' assenza di una politica progettuale e di prospettiva, dove si annida il malaffare, insieme a quella della memoria di quella che è stata la storica provincia italiana, da Nord a Sud, sono le condizioni ideali per far prosperare il deserto culturale, fenomeno avviato con l' avvento delle tv commerciali.   Quanti sanno origine, motivo e tempi della denominazione Belpaese data all' Italia ?  Nel 1876, quindici anni dopo l' unificazione italiana, non bisogna dimenticarlo, un abate geologo scrisse in forma di colloquio con un giovane ragazzo, una sorta di compendio di tutte le bellezze di natura geologica da lui scoperte in Italia, da Nord a Sud.  Quel libro si intitolava “Il Belpaese” e diventò un best-seller, tanto che nei primi anni del '900 Galbani creò un formaggio, chiamandolo in tal modo e mettendo in etichetta il volto dell'abate.  In nome della Bellezza del Paesaggio Italiano, dovremmo riprendere i valori che ci portarono all'unificazione, che anche allora sembrava impossibile: vivere nella realtà, osando sognare. Gianluca Bonazzi


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