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Siamo tutti un po’ Cre-dì-ni

Creato il 25 settembre 2012 da Mente Libera

 Oggi vi propongo un simpaticissimo sito -> http://ilcredino.blogspot.it

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… adatto all’inarrestabile milizia di seguaci e mistici esagitati che invade il globo intero

I suoi articoli:

Sri Nisargadatta Maharaj: Io sono quello. + Salvatore Brizzi + Sri Bhagwan Rajneesh, detto Osho  + George I. Gurdjieff, Peter D. Ouspensky e la Quarta Via

Eckhart Tolle: the power of now. + Advaita, il non-dualismo. + Il Lavoro su di sé

Racconto Zen+ Giovanni Maria Quinti e La Teca + L’Esperienza + Robert E. Burton e la Fellowship of Friends/La Presenza + L’ attimo fuggito.

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[cre-dì-no] agg., s.m.(f. –a) – persona colpita da stupidità fulminante causata dal credere con grande entusiasmo in concetti, dogmi o assunti in base alla sola convinzione personale o alla sola autorità di chi ha enunciato tali concetti o assunti, al di là dell’esistenza o meno di prove pro o contro tali idee e soprattutto al di là del proprio buon senso.

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Sinonimi: ricercatore spirituale, iniziato, lavoratore su di sé, ecc.

Superlativi: Maestro, Illuminato, Guru, Guida spirituale, Risvegliato, Divulgatore, ecc.

O stoltizia umana!

“O stoltizia umana! Non t’avvedi tu che tu se’ stato con teco tutta la tua età, e non hai ancora notizia di quella cosa che tu più possiedi, cioè della tua pazzia? E vòi poi scorrere ne’ miraculi e scrivere e dar notizia di quelle cose di che la mente umana non è capace, e non si posson dimostrare per nessun esemplo naturale. E ti pare avere fatto miraculi quando tu ha’ guasto una opera d’alcuno ingegno speculativo. Le cose mentali che non sono passate per il senso son vane, e nulla verità partoriscano se non dannosa. Chi si promette dalla sperienza quel che non è in lei, si discosta dalla ragione. L’esperienza non falla, ma sol fallano i nostri giudizi, promettendosi di lei cose che non sono in sua potestà. Alli ambiziosi, che non si contentano del benefizio della vita né della bellezza del mondo, è dato per penitenza che lor medesimi strazino essa vita, e che non possegghino la utilità e bellezza del mondo.”                                                      Leonardo da Vinci

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Stimolanti interventi dell’autore:

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(Antico non è un sinonimo di vero. 1, 5, 15, 30, 60 anni di “sforzi” moltiplicati per 0 danno sempre zero…)

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Quando si sta parlando di niente, ciò che si dice è sempre misero.

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Il fatto che più di mezzo mondo creda in una divinità, un’illuminazione, una consapevolezza spirituale qualsiasi (chiamala come vuoi basta che non ti dimentichi la maiuscola) non rende certo queste ultime reali. Se milioni di persone crede a un’idiozia, la cosa non smette di essere un’idiozia. Per avere fede in ogni qual tipo di dogma (small, medium, large, x-large) bisogna accantonare il buon senso. La fede è l’antitesi del buon senso. Ognuno ha il diritto di credere in qualsiasi cosa, così come chiunque ha il diritto di criticarlo e di certo e per fortuna non sono il solo.

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Puoi essere sincero e prenderti in giro allo stesso tempo. Agli occhi di chi ci crede, una bugia non è da considerarsi tale. I fin dei conti crederci o meno non cambia la natura della bugia.

Al credino che parla dell’ignoto non gli si può dire nulla perché l’ignoto non si conosce… diabolico! La scellerata certezza dei tuoi accondiscendenti dubbi formati da inconfutabile perplessità è quantomeno affascinante… il punto del discorso sul credino è proprio l’ironia della sua follia. Tale follia è così semplicemente priva di alcun senso e del tutto vana che farcirla di intricate congetture la rende senza dubbio più complicata, ma di certo non meno inutile. Il credino intellettuale è ghiotto di teorie mirate a distolgliere l’attenzione dalla sua ovvia scelleratezza.

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Il credino è talmente invasato/intasato che è incapace di confutare ogni cosa che metta in dubbio le proprie convinzioni, proprio perché quest’ultime sono state fabbricate dalla fede quando in lui ha sconfitto e spodestato il raziocinio.

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Il Credino è tale proprio perché vuole rendere giustizia a quella che crede “insoddisfacente” vita che gli è stata data. La vita è quella che è, e il fine di questa vita è di viverla così com’è, questo è renderle giustizia. Cercare di viverla per ciò che non è, è da credini.

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La virtù del credino risiede in una conoscenza immaginaria…

Il credino è come la mosca: non può star lontano dalle stronzate.

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Essendo una creatura molto sensibile e delicata, il credino fa bene a rimanere al sicuro nell’abbraccio della sua setta, e poi, proprio per sua stessa natura, barricato all’interno della sua setta sotto vuoto, il rapporto del credino con essa rimane intoccabile, “specchio” o non “specchio”. La forza del credino sta nel fatto di non sapere di essere tale, di non vedersi né mai dubitare di sé.

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Essere pieni di contraddizioni non è sintomo di una natura complessa, ma è il frutto di una mente confusa (e non è certo uno “stato alto”).

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Di fronte alla nullitá del mondo spirituale inverificabile in modo ‘oggettivo’, “pseudo-maestri-commercianti” e “veri uomini” da questo punto di vista non sono poi così diversi.

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Il credino ha abbandonato la sterile logica perchè perdutamente innamorato della sua fertile immaginazione. Da questo adulterio è nata la fede.

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Il credino ha deciso a mente sua quale IO sia reale e quale non lo sia, cosa osserva e cosa è osservato, quale è alto e quale e basso. Dire che “dobbiamo renderci conto che non è possibile fare niente, ma tutto accade” e poi dire che invece si può è un’irrisolvibile contraddizione di cui il credino assolutamente non s’avvede, perché per sua logica c’è una logica che spiega l’illogicità della logica dell’illogico.

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Le parole di Nisargadatta infatti “risuonano” solo a chi è già suonato.

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L’idea del presente come possibilità di fuga è molto intrigante e allettante. Si assegnano al presente qualità di natura soprannaturale: Il presente fornisce accesso alla vita eterna, nel presente possiamo cambiare ciò che siamo, solo nel presente siamo chi veramente siamo, solo nel presente si ha l’esatta percezione della verità, solo attraverso il presente si potrà essere riuniti con quell’entità divina al di sopra di noi, nel presente NOI siamo quella creazione di natura divina.

In realtà il presente non è percepibile, tutto ciò che esiste è un flusso inarrestabile che È il passato.
Noi siamo solo il prodotto di ciò che siamo stati, in continua espansione verso un’indefinibile direzione, sensa alcun controllo. Il momento presente è già passato, è già un ricordo: inafferrabile dalla mente, impercettibile all’attenzione dell’uomo proprio perchè non appartiene alla sua natura.
Quindi, esiste questo buco della serratura? E la porta? E qualora ci fosse, cosa c’è al di là di essa?
Noi siamo tutto ciò che siamo stati fino a questo momento, non ciò che siamo in questo momento, ne tantomeno ciò che saremo in un futuro.

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Il giudizio è una delle armi a doppio manico preferite dall’ipocrisia del credino: ognuno ha diritto alla sua opinione ed esprimerla, ma quando si esprime un opinione scomoda e contraria per magia essa si tramuta inutilmente nel ‘politically incorrect’ offesa mortale del giudizio.

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Che il sonno e l’esser svegli abbiano gradi è un’altra bugia che reputiamo vera e che diamo per scontata: fino a prova contraria la ‘consapevolezza’, o la totale mancanza di essa, non esistono, quindi come facciamo a misurarli? Il credere di saperlo sembra un rigurgito di Quarta Via o di qualsivoglia esoterismo; un prendere per scontato le parole di chi, solo in teoria, abbia preteso di saperlo. Personalmente provo stima per il lavoro dell’attore perché quantomeno se ne possono vedere i risultati. Bisogna ricordare che stiamo parlando del lavoro su di sé, ovvero un lavoro considerato ‘invisibile’ (figuriamoci i risultati). L’attore raffina la sua arte, il credino raffina soltanto l’arte di credere senza sapere… con convinzione. L’esistenza del credino è infatti la prova che il lavoro su di sé non esiste!

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É tipico del credino fare sempre due pesi e due misure: “credere” tra virgolette è molto diverso e molto meglio di CREDERE maiuscolo… sempre credere rimane.

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Quella del credino è una conoscenza supposta, e non v’è che un solo posto dove collocarla (leggere attentamente le modalità d’uso).

Sostieni di non aver nessuna fede, ma è grazie ad essa che credi a ciò che sperimenti, e a chi ti elargisce le suddette preziose “direttive”. Il tuo “credo” ti fa sentire certamente superiore alle “religioni e i fedeli bigotti” ma non ti rende certo diverso. Buona continuazione di “Lavoro”.

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Una bugia è una bugia, una contraddizione è una contraddizione; carta canta… credin dorme. Le contraddizioni diventano apparenti solo se viste attraverso le lenti della fede in un dogma.

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Il credino, o ricercatore spirituale ecc., é una figura decisamente sopravvalutata. Egli é per definizione una creatura vergine, ingenua, umile, aperta, non-supponente, in realtà il credino ‘ricercatore’ é più che altro già un ‘trovatore’, ossia nel 99.3% dei casi egli ha già trovato preconcetti, assunti e convinzioni che lo stanno portando verso il tanto agognato ‘risveglio’, unica cosa che, a parte casi di incurabile arroganza, non ha ancora trovato. Nella maggior parte dei casi il credino è già sui binari della sua ricerca; ciò che conosce risulta non essere abbastanza, ma sufficente per cercare qualcosa che, fino a prova contraria, non esiste. Il credino é alla caccia del senso o segreto della vita che ironicamente, più che paradossalmente, non considera appartenere a quest’ultima. Essendo il credino già sui binari della ricerca, a lui non resta che percorrerli: egli non ha alternativa.
Quando non si conosce la dinamica di qualcosa che si incontra per la prima volta nella propria vita, non si possiede il lusso della scelta. Quando si sta cercando una strada alternativa e ci si imbatte in un sentiero sconosciuto, la scelta di percorrerlo, o meno, non è giustificabile da nulla in nostro possesso, ma non si ha scelta, proprio perché si è già deciso di ricercare una strada alternativa: si ha fiducia in tale ricerca ed il ‘sentiero’ serve allo scopo. Una volta trovatisi su tale sentiero, non si ha che la scelta di percorrerlo. Anche il decidere di continuare o abbandonare, sembra non essere in nostro potere. Qualora dovesse accadere qualcosa, un intervento esterno che porti ad un cambiamento, allo stesso modo, non si ha altra possibilità se non quella di seguire tale cambiamento. Una volta abbandonato il sentiero, non si potrà neanche scegliere di ripercorrerlo, perché la sua utilità sarà ormai chiara e provata. In soldoni: non c’è scelta, ed è quasi impossibile riconoscerlo ed ammetterlo. Se veramente ci accettassimo così come siamo, se accettassimo la vita così com’é, e accettassimo le cose così come sono, perché allora desiderare di percorrerre un sentiero alternativo, che ci porta dove ciò che è non-è, e viceversa? Nella maggior parte dei casi il credino non considera la vita la vera realtà, il che vuol dire che per quanto riguarda la vita, considerarla reale sarebbe come scambiare una cosa per un’altra. Se la scambiassimo per realt
à staremmo commettendo l’errore di considerarla tale. Quindi la vita così com’è non può essere realtà. Questo succede perché per intraprendere questa ricerca interiore il credino deve lasciare il cervello a casa, dimenticare il buon senso e buttare il raziocinio alle ortiche. Una volta che il cervello, col suo pensiero critico, viene narcotizzato dal credere ad occhi chiusi, esso viene assoggettato all’accettazione e alla giustficazione delle contraddizioni sorte di conseguenza. Quando questo accade, il credino arriva a dire cose come: “…è necessario essere nella non-mente” oppure “…” Siamo macchine addormentate”. Quindi la realtà della vita diventa non-realtà.
Questa contraddizione si crea perché, per definizione, si considera una proposizione attualmente identica al proprio opposto, passatempo preferito del credino.

Egli usa frasi come “è la mente stessa che si dibatte per non arrendersi a se stessa…” che non vogliono dire un’accidente, ma all’orecchio del credino esse suonano come una dolce melodia, una soporifera ninna-nanna, piena di significato, e di conforto.
Eppure, per lui, esiste un’altra vita oltre a quella quotidiana, quella di tutti i giorni, quella che sta davanti ai nostri occhi.
E’ un’altra vita quella che il credino ha deciso di vivere, dove la mente per lui diventa un “grosso ostacolo quando deve mettersi da parte per fare posto all’Intelligenza del cuore tramite la fiducia fondamentale che è Amore.” (!)
Il credino ha deciso di abitare in un’altra real
, dove la mente si schiera contro “quell’intelligenza unica che può far discernere il Vero non mentale.”
Egli ha deciso che il non-mentale e’ ‘Vero’, e possiamo vederlo solo impiegando la non-mente… perche’ se avessimo dato questo compito alla mente , allora s
i che per lei sarebbe stato un vero insulto.


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