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Sid Meier’s Civilization: Beyond Earth – Il successore spirituale di Alpha Centauri

Da Videogiochi @ZGiochi
di Fabio Cecco D'Ortona

Gli amanti della strategia, grazie al caro Sidney “Sid” Meier giunto recentemente all’età di sessant’anni, hanno permesso a Civilization di ottenere successi sempre più consistenti, capitolo dopo capitolo, espansione dopo espansione. Ciò è stato possibile anche grazie all’abile lavoro di un team, quello di Firaxis Games, che ha saputo cavalcare l’onda affidandosi a nuove tecnologie, che le hanno permesso di restare al passo coi tempi; non solo, la passione e la volontà di migliorarsi, hanno portato all’uscita di espansioni spesso e volentieri migliori dei titoli base a cui si accorpavano (emblematico il riferimento a Civilization V), ma dopo anni ed anni bisognava osare un po’ di più. È così che nasce Sid Meier’s Civilization: Beyond Earth, strategico a turni 4X presentato come il successore spirituale di Alpha Centauri (1999), del quale oggi vi parleremo dopo aver collezionato una cinquantina d’ore di gameplay.

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LO SPAZIO INFINITO

Di fascino per lo spazio e l’ignoto, l’uomo ne ha sempre avuto. Potremmo definirla una sorta di contemplazione e di ammirazione per il cosmo inesplorato, che verosimilmente è confermata dalla natura stessa della specie umana, evolutasi anche grazie alle conoscenze derivate da quella sana curiosità che è parte integrante d’ognuno di noi. Il tema che dà il via al nuovo titolo di Sid Meier è ricorrente, non di certo originale, e trova punti di contatto anche col recente film Interstellar, di Nolan. Ambientato circa 600 anni dopo i giorni nostri, gli umani sono costretti ad abbandonare la Terra a causa di un evento chiamato “The Great Mistake”; l’obiettivo è quello di esplorare lo spazio per cercare di ricomporre la propria esistenza, colonizzando un pianeta fertile e dalle condizioni climatiche favorevoli ad una crescita esponenziale, che dovrà avvenire per mezzo di nuove conoscenze e di convivenza con le razze aliene. Il sogno di una nuova vita, di un nuovo futuro, sono racchiusi nelle speranze dei pochi eletti, starà a noi, a quel punto, renderle tangibili. Superato lo stupendo filmato introduttivo e selezionate le condizioni di gioco – la difficoltà tra le sei presenti, la velocità e la grandezza della mappa – uno degli aspetti che tra tutti si mette in evidenza è l’inevitabile cambiamento di location apportato, un impatto visivo molto forte, tonalità di colore che si sovrastano ed accavallano, dando vita ad una distesa di sfumature che è un piacere guardare. Terre selvagge, razze aliene poco evolute, una nuova interfaccia, nuovi sviluppi e le solite caselle esagonali; tanto di diverso, eppure tanto di simile a Civilization V, che diventa la base di partenza per Beyond Earth, un sostegno da cui innalzare la fase di sviluppo atta a consegnare ai fan delle novità, e il contesto sci-fi è forse quella più evidente ad una rapida occhiata. Perché la tipologia di gioco è chiara a tutti, anche ai profani: siamo dinnanzi ad uno strategico 4X, un titolo in cui è indispensabile esplorare il territorio circostante, espandere la propria civiltà, sfruttare eventuali risorse utili e sovrastare popolazioni nemiche, nel caso in cui sia quella l’unica maniera per risolvere il malcontento. Piazzata, quindi, la capitale all’interno di una zona prestabilita, si sentirà il bisogno di guardarsi attorno, di memorizzare la nuova interfaccia (che creerà qualche problemino ai neofiti del genere), curando aspetti quali il cibo, la produzione, l’energia, o altri tipicamente culturali e scientifici, che in men che non si dica vi rigetteranno nella routine sopra evidenziata. È così che sopraggiungono le prime novità apportate in Beyond Earth, che sorpassano di netto quelle puramente estetiche o di setting sopra elencate; nello specifico, parliamo delle affinità e degli sponsor. Le prime – che tanto ricordano le ideologie di Brave New World – rappresentano forme evolutive di carattere generale, che andranno a determinare i progressi tecnologici e di ricerca scientifica dell’umanità; in totale sono tre: la Purezza, da selezionare se il vostro intento è quello di creare e plasmare un nuovo pianeta a immagine e somiglianza della Terra; la Supremazia, dove impegno, ingegnosità e nuove tecnologie sono ritenute di fondamentale importanza per elevarsi a nuova esistenza indipendente. Infine, l’Armonia, che come potrete capire, considera uno sviluppo armonioso nel nuovo pianeta una prerogativa assoluta.

Ciò inevitabilmente si ripercuoterà nelle fasi gameplay, nello sviluppo delle tecnologie, nelle quest da conseguire, plasmando la storia della nuova civiltà. Si passa da un estremo ad un altro, toccherà a voi decidere se espandervi senza farvi scrupoli delle razze aliene presenti o se un’espansione attenta e rispettosa sia la strada più percorribile; siate però ben consci che si tratta di una scelta importante, affrontatela quindi con serietà, anche se niente e nessuno vi impedirà di effettuare run diverse, in modo tale da osservare coi vostri occhi i reali cambiamenti tra le possibilità offerte, elevando in tal modo la longevità alle stelle. L’affinità porterà a cambiamenti anche nelle unità a disposizione, agli eventuali aggiornamenti che li riguardano, così come allo sviluppo della trama e dei relativi finali. Non solo, perché gli sponsor – otto in totale – forniranno ulteriore rigiocabilità, grazie al sistema di quest collegato ad essi. Nel dettaglio, gli sponsor altro non sono che delle coalizioni mondiali (approssimativamente legate al territorio americano, panasiatico, africano, indiano, brasiliano, franco-iberico, australiano e russo, ma al loro interno includono svariate altre realtà e nazioni) che vi forniranno incarichi vari e differenziati, missioni che consentono di catturare la vostra attenzione ad ogni ingresso nel gioco. Ciò definirà al meglio la vostra strategia d’espansione ed eventualmente di attacco, e le cose si fanno ancor più interessanti nel gioco online fino a 8 giocatori, data l’altalenante intelligenza artificiale sulla quale torneremo a parlare a tempo debito. Quanto detto basta a differenziare sufficientemente Beyond Earth dal predecessore, in modo tale da apparire un titolo rivisto, in un certo qual senso fresco, nonostante le scontate somiglianze e riproposizioni che da tempo contraddistinguono la serie; un titolo quindi piacevole per obiettivi da affrontare, terre da scoprire ed esplorare, battaglie da combattere, ricerche da effettuare, o alleanze da stabilire, ma uno dei cambiamenti più grandi – nonché il più apprezzato tra tutti – è rappresentato dall’albero tecnologico, che più che definire albero questa volta si presenta come una vera e propria ragnatela.

TECNOLOGIA E MAZZATE A PALATE

Divincolandovi anche solo per un attimo dai soliti compiti, quali la costruzione di strutture che spesso richiedono ricerche ausiliare, e dovrete far sempre affidamento sull’utilizzo di punti produzione o energia (che praticamente ha sostituito l’oro di Civilization V), potrete apprezzare la ‘Tech Web‘ che evidenzia quelle che sono le possibilità di sviluppo tecnologico offerte alla vostra colonia. A differenza di quanto proposto nei titoli precedenti, agli alberi tecnologici ad espansione lineare si è sostituita una fitta rete di connessioni suddivise in rami e foglie, con i primi che stanno ad indicare le tecnologie primarie e le altre quelle di tipo secondario. In pratica, nei rami troveremo le linee principali di sviluppo, con ricerche meno specifiche ma più semplici da effettuare, che servono proprio per consentire lo sblocco di tecnologie di livello superiore e non solo: sono collegati indissolubilmente a quelle per così dire minori, che rientrano nelle foglie di cui sopra. Si tratta, in questo caso, di tecnologie più mirate, che si concentrano sullo sviluppo di uno o pochi aspetti. È un sistema complesso, vero e proprio cuore pulsate di Beyond Earth, che porta con sé tutt’una serie di variabili che andranno poi ad influenzare le vicende di gioco. Non mancano difetti, anche piuttosto gravi, come le banali relazioni diplomatiche o l’aspetto commerciale di dubbia utilità. Peccano di superficialità rivelandosi inutili nella stragrande maggioranza delle situazioni ed andrebbero riviste in toto, approfondite, rese più credibili, meno improvvisate insomma. Aggiungiamo l’ingresso delle virtù, utili ad incrementare ulteriormente le scelte e gli stili di gioco; considerando che il percorso tecnologico spesso e volentieri sarà dettato da una serie di scelte compiute anche in termini di ambiente e svariate circostanze – influenzate pertanto anche dal sistema di affinità – le virtù, che hanno in pratica sostituito le politiche sociali, rappresentano preferenze che mostreranno i loro frutti a lungo termine ed è possibile acquisirle tramite punti cultura. Si distinguono in quattro categorie, collegate alla potenza in ambito militare, con conseguenti possibilità di ottenere unità migliori ad un prezzo minore, o di abbassare i prezzi delle strutture nonché l’abbattimento dei costi di manutenzione delle truppe; alla prosperità intesa in senso ampio, quindi della conoscenza che vi porterà a sbloccare nuove tecnologie, o all’industria, utile per aumentare ricchezza e produttività.

Prima di parlare del sistema di combattimento ci permettiamo di analizzare le unità, riassumibili in: unità di terra, di acqua, aeree, a levitazione e unità satellite. I loro ruoli sono tutt’altro che rigidi, sarà infatti possibile consentire a quelle terrestri di muoversi in acqua, dopo averle fatto acquisire capacità di imbarco, o a quelle d’acqua di calcare specifiche caselle di terreno, con le aeree utili nel breve periodo, perché non adatte ad utilizzi prolungati, avendo bisogno di “basi operative” per svolgere le missioni all’interno del loro raggio operativo. Troviamo inoltre unità in grado di librarsi in aria, le più versatili tra tutte ed efficaci ovunque, e quelle satellite, lanciate dalle città per entrare in orbita geostazionaria, di grande aiuto nelle fasi avanzate del gioco. Esse si differenziano anche per compiti, oltre che per caratteristiche operative, quindi vi troverete a che fare con unità civili con funzioni di sviluppo, costruzione o economiche, con quelle negoziatrici che si pongono tra le rotte commerciali e le città, quindi quelle militari addette alla difesa e all’attacco di determinati obiettivi. Gli spostamenti sono legati ai punti movimento, resettati ad ogni turno di gioco, e valgono le regole di sempre: uno spostamento lungo una strada sarà sempre più veloce di uno effettuato attraverso territori impervi. Troviamo poi altre caratteristiche quali la forza di combattimento, il raggio di attacco da tenere in considerazione per le unità a distanza, l’eventuale durata della vita riferita ai satelliti. Tutto ciò vi consentirà di avere dalla vostra una pletora di scelte da compiere, oltre che dati da consultare prima di effettuare un attacco su un obiettivo ritenuto di estrema importanza, andranno quindi ponderate le mosse da attuare, le unità da schierare, ricordando che quelle militari sono soggette ad evoluzioni, strettamente legate ai progressi compiuti dalla civiltà in merito all’affinità di cui sopra. Che poi è un po’ il discorso dominante nell’intera produzione. Ecco, il problema delle fasi di scontro è proprio quello di presentarsi ancora una volta alla vecchia maniera, poco importa se siano altri tempi, se a corredo di unità meno appariscenti se ne trovino altre che fanno bene intendere l’evoluzione della civiltà; insomma, gli attacchi in mischia o a distanza, tramite l’uso della cavalleria e non solo, vissuti nei predecessori, li troverete in maniera quasi del tutto identica anche in Beyond Earth, per cui il team di sviluppo non è stato in grado di pensare ad un sistema un po’ più vario ed allettante, se non ad un mero aggiornamento delle unità. Fasi che mostrano un po’ il fianco, lontane anni luce da quelle stupende vissute nel recente Endless Legend, anche a causa di un problema tutt’altro che di lieve entità: lo sbilanciamento. Avete capito bene, e considerando che l’infrastruttura legata ai combattimenti poggia su basi solide, su sistemi collaudati da anni ed anni, andrebbero interrogati direttamente gli sviluppatori per capire al meglio i motivi di questa pesante défaillance. Con le città facilissime da conquistare e la possibilità di dimezzare le unità nemiche in un singolo attacco viene tutto un po’ meno, si annulla gran parte della bontà strategico-tattica che serviva un tempo, e gli attacchi orbitali sono lì a testimoniarlo, dato che potrebbero far la differenza tra vittoria e sconfitta in breve tempo. Ciò, per giunta, rientra anche in un discorso ben più ampio, che è quello dell’intelligenza artificiale, carente sotto molti punti di vista, ancora una volta. La sensazione è che si potesse far di più, anche per quanto concerne lo spionaggio, mentre le condizioni di vittoria (cinque in totale) rimediano in parte, presentandosi come uniche e porzione integrante della narrativa e dello sviluppo della trama, attraverso quest specifiche e mini-obiettivi che aiutano il giocatore a prendere dimestichezza con più stili di gioco. Starà a voi, perciò, decidere come procedere, inseguendo i sogni di gloria per una vittoria definitiva e di dominazione – conquistando ogni capitale nel gioco – o perseguirne altre, come l’emancipazione che vi vedrà costruire un ‘Warp Gate’ verso la Terra per sterminare l’umanità, o quella definita di “contatto”, nella quale sarete chiamati a trovare indizi di vita aliena senziente. Non mancano condizioni di vittoria più “umane”, come Terra Promessa ottenuta con l’affinità Purezza: in questo caso il giocatore dovrà lanciare un satellite Lasercom e costruire un cancello Exodus sulla Terra; lo scopo è quello di far stabilire 20 coloni sul nuovo pianeta, proteggendoli e dando loro il tempo di adattarsi al nuovo mondo. Quindi la trascendenza, più armoniosa delle altre, che ci vedrà impegnati nel realizzare il progetto ‘Mind Flower’: tramite esso, gli esseri umani saranno connessi al pianeta, e questo inevitabilmente porterà a ricerche riguardanti la nanorobotica ed altri rami annessi, utili per sviluppare un sistema di collegamento cognitivo.

OLTRE LA STRATEGIA, DAVANTI AI NOSTRI OCCHI

In apertura di recensione abbiamo accennato al miscuglio di colori e al forte impatto visivo che Beyond Earth regala al videogiocatore, sensazioni amplificate dal cambio di location che rappresentano un punto a favore di tutta l’esperienza, anche se il risultato complessivo in termini tecnici non è così eclatante, almeno non nella stessa maniera in cui apparì Civilization V a dispetto del predecessore. Le ambientazioni aliene sono a tratti fantastiche e a tratti meno, certo non si può rimproverare lo sviluppatore per la varietà delle stesse: si passa da rigogliose foreste a pianeti dominati da distese d’acqua ed arcipelaghi, altri fatti di cocenti deserti e ghiacciai molto estesi, con condizioni atmosferiche e di illuminazione molto diverse; paesaggi segnati dall’azione delle forze tettoniche, pezzi di mondo alieno inesplorati caratterizzati da una elevata biodiversità e un numero di risorse tutt’altro che esiguo. Quel che però preme più di tutto, all’amante della serie nonché possessore di un PC da gioco, è se l’ultima fatica di Firaxis Games e 2K Games giri in maniera fluida e sia ottimizzata a dovere. Ecco, da questo punto di vista Civilization: Beyond Earth è un titolo davvero solido, con un motore di gioco molto scalabile – rimane la sola compatibilità alle schede video compatibili con DirectX 11, attenzione – e che dà il meglio di sé su GPU performanti e processori multi-core (parliamo dei sistemi a 6-8 core). Anche la tecnologia SLI, nonostante si tratti di un gioco AMD-powered con supporto a Mantle, è ben implementata e non sarà affatto difficile mantenere i 60fps costanti, anzi con configurazioni high-end supererete costantemente i 100. Torna comunque molto utile lo strumento di benchmark annesso al videogioco, che vi aiuterà nella configurazione delle impostazioni grafiche, in particolar modo nell’impostazione di dettagli come la qualità delle ombre, della nebbia di guerra, degli specchi d’acqua, del terreno e della tessellation. Ultima nota riguardo le feature AMD inserite: è ovviamente compatibile con AMD CrossFire e AMD Eyefinity, che vi permetterà di godere del titolo su di un massimo di sei display.

Per quel che concerne il lato audio c’è poco da dire. Le musiche, di buona fattura, vi accompagneranno durante le prime ore di gioco, ma quasi tutti i puristi rinunceranno – vista la ripetizione ad oltranza, allo scorrere delle ore di gameplay – ad un ascolto molto prolungato, disabilitando il volume. Più interessante, invece, il supporto alle mod, che potrebbero estendere ulteriormente la già importante longevità, correggendo magari qualcuno degli aspetti sottotono esplicitati in sede di recensione.

Sid Meier’s Civilization: Beyond Earth – Il successore spirituale di Alpha Centauri


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