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Siding Spring, nessun danno ai satelliti

Creato il 20 ottobre 2014 da Media Inaf

Odissey: in perfetta salute. Maven: in perfetta salute. Mars Reconnaissance Orbiter: in perfetta salute pure lui. A poche ore dal flyby della cometa Siding Spring, avvenuto ieri – domenica 10 ottobre – alle 20.27 ora italiana, dalla NASA arriva la conferma che i suoi tre satelliti in orbita attorno a Marte non hanno subito danni. Scampato pericolo anche per la sonda europea Mars Express, fa sapere Michel Denis dallo European Space Operations Centre dell’ESA. E a meno di sorprese (mentre scriviamo, sul sito non è ancora apparso alcun aggiornamento ufficiale), anche l’ultimo dei cinque manufatti al lavoro là sul cielo del pianeta rosso, il Mangalyaan protagonista dell’avventurosa missione indiana, dovrebbe essersela cavata senza alcun graffio.

Ma perché tanta paura? È presto detto: Siding Spring – nome in codice C/2013 A1 – ha sfiorato il pianeta a velocità impressionante, oltre 200 mila chilometri all’ora, e a una distanza da record: meno di 140 mila km. A far tremare i polsi dei responsabili delle cinque sonde lassù in orbita era il rischio “colpo di coda”: l’eventualità, cioè, che i minuscoli ma velocissimi frammenti di polvere della chioma – pallottole vaganti a 56 km al secondo  – potessero investire i preziosi strumenti. Rischio che ha raggiunto il culmine circa 100 minuti dopo l’apice del flyby.

Per scongiurare il pericolo, le tre agenzie spaziali avevano provveduto per tempo a mettere i loro cinque gioielli al riparo, utilizzando come scudo lo stesso pianeta. Al tempo stesso, era un’opportunità rarissima e irrinunciabile – un flyby del genere è un evento che capita una volta ogni milione di anni – per raccogliere materiale di prima mano da un’inviata dal passato remoto del Sistema solare, un vero e proprio fossile spaziale. Siding Spring è infatti al suo primo passaggio così ravvicinato rispetto al Sole, e arriva dritta dritta dalla Nube di Oort, recando con sé tracce inedite di com’era il Sistema solare oltre quattro miliardi di anni fa. Ecco dunque che, compatibilmente con la situazione di pericolo, le cinque sonde non hanno perso l’occasione per fare incetta di dati. La raccolta è ancora in corso, e a breve dovremmo ricevere i primi risultati.

Fonte: Media INAF | Scritto da Marco Malaspina


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