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SIDIOUS, Revealed In Profane Splendour

Creato il 11 gennaio 2015 da The New Noise @TheNewNoiseIt

SIDIOUS, Revealed In Profane Splendour

I Sidious, a breve distanza dal promettente ep d’esordio Ascension To The Throne Ov Self, siglano con Revealed In Profane Splendour una vera e propria dichiarazione d’intenti. Il gruppo, guidato dal chitarrista/cantante Isfeth, approda infatti a un livello superiore di maturità compositiva con il progressivo distacco dai cliché consueti e restrittivi propri del blackened death metal nella sua accezione più sinfonica. Quest’ultimo aspetto appare evidente soprattutto dall’utilizzo delle tastiere, qui impiegate non come abbellimento o, peggio, riempitivo di brani inconsistenti, bensì come vera forza propulsiva in grado di scatenare un muro sonoro incontenibile, rafforzato in maniera incessante da un’alta intensità esecutiva. La formazione britannica non si è però snaturata: l’aura spettrale, satanica e rituale persiste infatti lungo tutto l’arco del disco (con più di una strizzata d’occhio a ultimi Behemoth, Borknagar e Vesania), ma in questa nuova prova ci sono brani, come la sincopata “Annihilation Ov Abhorrent Crescent” e la monumentale traccia d’esordio “Sacrilegious Majesty”, durante i quali i Sidious sfoggiano tecnica e gusto melodico, che si fanno vettori di emozioni profonde e in continuo divenire. Durante l’ascolto affiorano screziature di heavy metal tradizionale (come testimoniano alcuni passaggi della conclusiva “O Paragon, Bringer Ov Light “, resa maestosa da tastiere magniloquenti, e della glaciale “Infernal Reign”), assorbite tuttavia all’interno di un suono che fa comunque del black/death sinfonico la sua base di partenza. Non mancano neppure canzoni più furiose in linea con la passata produzione (la frenetica e quasi robotica”Reveled In Profane Splendour”), ma in generale quest’album si rivela per i Sidious un passo in avanti perentorio a livello di composizione e arrangiamenti. L’alternanza di atmosfere oscure, assalti ferali e influenze classiche non mancherà di attrarre sopratutto coloro che sono rimasti da tempo orfani di sonorità accostabili ai Dimmu Borgir più ispirati e ai Cradle Of Filth più estremi.


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