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Siete vegani versione santo o versione matto?

Da Francibb @francibb

tofu01Vedo questo libro, “Straziami ma di tofu saziami: quando ci si innamora di un vegano” pubblicato per la Rizzoli. Vado a leggere le recensioni. Sembra carino e frizzante, il titolo mi piace. Seguo link su link e arrivo all’intervista alle autrici. Una è Paola Maraone (quella di “Ero una brava mamma prima di avere i figli”) e il suo genere mi piace, l’altra, Paola La Rosa, le biografie la identificano come la protagonista del romanzo. Un autobiografico a quattro mani.

Mi accomodo sulla sedia e mi dico “sarà spiritosa quest’intervista, le recensioni in giro promettono bene, mi sa che lo compro” ma mi ritrovo invischiata nel festival delle banalità.

Alla seconda domanda l’intervista prende già un’angolatura imprevista.
D. Ma fa dimagrire?

Chi fa una scelta vegana la fa per scelta etica non di salute. Che c’entra?

R. Dagli studi fatti sembra che l’unico rischio per i bambini vegani sia di fermarsi a livelli di statura leggermente più bassi.

Solo nei pre adolescenti. In adolescenza i ragazzi vegani raggiungono tranquillamente gli onnivori superandoli per la forma fisica (mentre i loro coetanei sfoggiano eruzioni cutanee degne di una manifestazione vulcanica di secondo grado e talvolta già un giro vita niente male, i ragazzetti vegani sono energici e snelli).

R.  … ma bisogna dire che molti, dopo periodi più o meno lunghi, abbandonano e tornano a essere onnivori.

Una delle autrici ha innestato la retromarcia (capirete poi perché). Il racconto è autobiografico e narra sei anni di vita da veg. Ho chiesto la fonte bibliografica di quest’osservazione nei commenti del sito. Aspetto risposta. Aspetto. Aspetto.

D. Dal libro si capisce che la scelta personale di Paola La Rosa è avvenuta per amore, ma da dove è scaturita la sua decisione recente di tornare a mangiare di tutto?
R. È stata una necessità dietetica: mangiavo troppi carboidrati e purtroppo ingrassavo.

Mangiare troppi carboidrati ingrassa. Vero. Spiace.

Ok, quindi per mangiar meno pizza, focaccine, merendine ci si converte alla sarcofagia. Alla paleo dieta. A quando un vostro illuminante libro sulla paleo dieta come antidoto all’innamorarsi del vegano che ti affama con la maio di riso?

D. Perché il protagonista Francesco rifiuta anche cose che i vegani normalmente accettano, come per esempio bere il vino o la birra?
R. Perché lui va al di là del vegano e scarta proprio tutto: l’alcool perché altera le percezioni, e ugualmente il caffè. Se sei predisposto a queste derive estremistiche, tendi ad accettarle tutte, a cascata.

Ti rispondo io: perché vino e birra sono chiarificate con albumina o altre sostanze ricavate dalle ossa degli animali. In sei anni di veganesimo non se l’è mai posta la domanda?
Deriva estremistica” è un’affermazione che va oltre le previsioni di qualunquismo. Cavalca con comodo il pregiudizio, lo alimenta e fa quello che vuole ottenere: spostare il problema. Francesco parlava di animali, animali (perché lo hai chiamato Francesco?).
Creature che muoiono sgozzate nei macelli. Non di diete, Paola, non di scelte stravaganti, Paola, non di radicalismi! Paola!
Una Paola e anche l’altra Paola. Ma con chi delle due sto parlando? Sto parlando con i muri.
Quelli sollevati da voi due!

R. Pensavamo da un po’ a questa storia: in principio volevamo farne una serie tv o un film, cosa che forse accadrà in futuro.

Terrore, brivido e raccapriccio!! Ma chi sono queste due? Ah sì, una scrive per Gioia, e la ex vegana… autrice tv.

D. Cosa può fare di vegano un maschio trasgressivo? Può esistere un vegano macho?
R. Questa domanda è carina! Secondo noi, no. Francesco arriva tardi al primo appuntamento perché si è fermato a salvare un piccione ferito, e questo avrebbe potuto scoraggiare e irritare qualsiasi donna”.

Qui comincio a smaniare. Sono in vera difficoltà.
Che posso dire? Se penso a tutte le volte che ho visto entrare il machovegano di casa con qualche scatola sospetta per poi trovarci dentro un rondone caduto in strada, un’altra volta con una rondine montana in fin di vita o rientrare una sera con un micetto moribondo e senza un occhio nello zaino, il giorno dopo con un altro e poco prima correre con lui a prenderne un altro grigio scuro che poi abbiamo scoperto essere bianco, e sordo… se ci penso no, non mi scoraggio e non mi irrito.

Però ormai mi irrito con te Paola e Paola perché proprio non hai capito che si parla d’altro e non di moda, nessun vegano abbraccia questa vita in un mondo che non lo considera e – anzi- lo osteggia, perché qualcun’altro lo è e sembra faccia trend esserlo. Forse lo hai fatto tu, Paola e Paola.

D. È nato già come idea di romanzo oppure volevate scrivere una specie di manuale sui vegani?
R. C’è stata un’incertezza iniziale, per cui volevamo intitolarlo “come sopravvivere a un vegano” farne un libro di varia scherzoso e ironico, che desse informazioni sull’argomento, mettesse un pochino in guardia ma non troppo. Poi l’editore l’ha classificato come narrativa, perché in effetti è un racconto, e ci ha chiesto un altro titolo,per cui è venuto fuori Straziami ma di tofu saziami.”

Fatemi capire Paola e Paola, avete iniziato a scrivere un libro di sfottò (libro di varia e scherzoso) e non sapevate nemmeno a che genere volevate aspirare?
Fatemi capire Paola e Paola, da che e da che cosa vi sentivate di mettere in guardia l’innocente popolino della grigliata domenicale? Dal trovarsi in balia delle mode imposte dai perfidi vegani qualora qualcuno avesse portato un cespo di insalata al pic-nic?

D. La sensazione di continua perfettibilità, quel tendere alla rinuncia successiva,non diventa una specie di droga?
R. Dipende. Per noi ci sono due versioni del vegano, che chiamiamo “il santo” e“il matto”. Il primo ti aiuta a essere come lui, il secondo non ti vede proprio, preso dalle sue ossessioni. Però non è facile vivere da vegano in un contesto differente. Bisogna dire che i vegani si accontentano di poco, e per loro è difficile anche lavorare a tempo pieno.

Veganesimo: dicasi di condizione lavorativa che preveda riduzione oraria. Sinonimo di part-time.
Talvolta usato come dispregiativo per indicare una persona bighellona e fancazzara che ha tempo da perdere dietro a panzane quali farsi il latte di soia in casa, trafficare con un germogliatore, fare polpette di lenticchie.

D. Sì, ma perché i supermercati vegani sono così cari?
R. Si parte da quello che vendono i supermercati, poi si impara anche ad arrangiarsi molto di più in casa, riducendo i consumi al massimo. Si usa il forno per cucinare più cose tutte insieme, ad esempio. Il rischio però è quello di tornare a poco a poco al medioevo.

Facciamo che non commento questa perla, la lascio così: un perfetto cammeo.

D. Di fronte a queste cose non ci si interroga?
R. Il vegano spesso si sente portatore di una verità rivelata, ma se è una persona intelligente può anche accettare che una compagna metta in discussione le sue certezze, spesso quando si tratta di crescere i figli.

Davanti al forno ci si interroga. Ci si interroga su come allevare figli. La protagonista del racconto aspetta un figlio dal vegano. Qui non è più autobiografico e sarebbe vile addentrarsi nell’argomento.

R. Per i bambini, ad esempio, è molto più difficile seguire l’alimentazione vegana quando si trovano in mezzo ai loro coetanei: non è il caso di farne un dramma se mangiano una torta contenente uova e panna!

A differenza della protagonista non ha tirato su un figlio vegano ma sa lei. Stiamo tutti sereni allora.

D. Cosa si fa per diventare vegani, si cambia da un giorno all’altro come quando si cerca di smettere di fumare, o si va per gradi?
R. Io sono un tipo estremo per cui ho davvero cambiato da un giorno all’altro.

Ehi, diavolo, mi sembra di aver già sentito un concetto simile su questa intervista, ma non aveva un’accezione positiva. Ah sì: era rivolto a Francesco prima.

D. C’è bisogno di essere seguiti da un medico?
R. L’unico problema per cui ci siamo rivolti alla nutrizionista riguarda l’integrazione di vitamina B12, che non si trova facilmente nei cibi.

Bastava raggiungere la più vicina erboristeria ed infilare anche lì questo luogo comune.
Paola la seconda, dimmi la verità: ti ha mollata lui eh, il vegano, eh, eh? Ti ha mollata eh?

Il romanzo probabilmente è scritto bene ed è piacevole e forse non è così infarcito da pregiudizi e prese di posizione tout court, ma l’intervista mi lascia grossi dubbi.

Potevate intitolarlo “Toglietemi tutto ma non la mia chianina”: sarebbe stato molto più onesto.


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