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Silvio: “I magistrati uccisi sono 'quasi' degli eroi”. L’unico 'intero' è Mangano

Creato il 10 maggio 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Silvio: “I magistrati uccisi sono 'quasi' degli eroi”. L’unico 'intero' è ManganoQuesta si chiama guerra d'aggressione. Lo è perché dall’insulto e dall’invettiva allo scontro fisico il passo è breve. Lo diventa nel momento in cui si “punta” un nemico e gli si da addosso senza che nessuno intervenga. Lo è nel significato più profondo del concetto di “cancro da estirpare” riferito a un organo dello Stato, perché rasenta il golpe e quello di Silvio lo è: strisciante, quotidiano, violento, furbo, volgare, barbaro, incivile, indegno. Venti fans disposti a tutto che assediano il tribunale di Milano. Un centinaio di contestatori dell’Imperatore che vengono tenuti con la forza a distanza, e che se uno prova a domandare al carabiniere perché gli amici di Silvio possono stare a tre metri dall’ingresso e loro no, si sente rispondere: “Perché hanno deciso di stare lì”. E sti cazzi! Solita scena, solito repertorio stantio e monotono di un ossessionato cronico, di un finto vittimista senza eguali, di un “buffone” arrivato al capolinea del suo ventennio distruttivo che non ci vuole stare, non se ne vuole andare a costo di provocare una guerra civile proprio come il suo amico e sodale Colonnello Mu’ammar Gheddafi. Sono i rantoli del dittatore in preda al panico quelli che gli fanno dire durante lo show del lunedì: “Chi ci vota domenica prossima vota contro la Boccassini e De Pasquale, questo deve essere chiaro a tutti”, che è come dire: “Caro popolo tu sei l’unico che mi può giudicare, i magistrati sono solo un cancro da estirpare per cui mettete mano al bisturi che la chemio non basta”. Silvio è quello che, saputo della commozione di Giorgio Napolitano alla commemorazione dei giudici uccisi dalla mafia e dal terrorismo, ha detto: “Certo, i magistrati uccisi sono ‘quasi’ degli eroi”, per correggersi subito dopo e affermare: “No, sono degli eroi”, facendo intendere a tutti quale sia per lui il significato del termine “eroe”, attribuito fino a questo momento solo al mafioso pluriomicida spacciatore di droga Vittorio Mangano. I suoi sudditi sono talmente privi di qualsiasi senso dello stato e dell’onore e del pudore e della sobrietà e della verità che tacciono come fossero gli ultimi degli ultimi e i miserabili di questo teatrino di dilettanti della politica sensibili solo al fascino del denaro e del potere. Nessuno fra i pidiellini, e le decine di avvocati che militano nel Partito dell’amore, ha mai detto una parola contro la campagna diffamatoria del presidente nei confronti dei pm milanesi, anzi, alla prima occasione hanno stampato il Silvio-pensiero sui manifesti e fatto infuriare l’Italia che ancora ha la forza di indignarsi. E chi lo segue sulla pericolosissima china della violenza, per il momento solo verbale, invece di smorzarli accentua e rinfocola i toni dello scontro fino alla similitudine “cancro=Ilda Boccassini” che è solo l’ultima delle perle della sottosegretaria Daniela Santanché. E forse varrebbe la pena soffermarsi sull’articolo 336 del Codice penale perché, almeno fin quando non decideranno di abrogarlo a maggioranza, resta ancora in vigore: “Chiunque usa violenza o minaccia ad un incaricato di pubblico servizio, per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri, o ad omettere un atto dell'ufficio o del servizio, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. La pena è della reclusione fino a tre anni, se il fatto è commesso per costringere alcuna delle persone anzidette a compiere un atto del proprio ufficio o servizio, o per influire, comunque, su di essa”. Capito com’è la storia? Perché se il diritto di critica è tutelato e sancito dalla Costituzione, la minaccia è un reato e come tale perseguito dalla legge. Ma poi chi darebbe mai l’autorizzazione a procedere nei confronti della Santanchè? Per rendere ancora più chiaro il suo pensiero, Silvio ha dichiarato senza alcun freno oratorio, e parlando sempre dei pm: “O me o loro. Sono pronto a far ripartire immediatamente tutto il pacchetto giustizia in caso di una vittoria elettorale al primo turno a Milano. La commissione d‘inchiesta sulla magistratura? Finora mi sono fatto convincere da chi mi consigliava di non forzare la mano, ma se vinciamo a Milano la facciamo per davvero, anzi sarà la prima cosa che partirà”. Traduciamo per chi non lo avesse capito: Silvio intende istituire una commissione d’inchiesta parlamentare sui giudici che lo stanno giudicando. Al solo pensiero che ci sia chi può punire chi sta accertando se abbia commesso reati oppure no, ci vengono i brividi, ma ci sono anche 15 milioni di italiani che continuano a dormire sonni tranquilli. Cosa volete che sia la nostra insonnia? E ora ci si è messo anche l’Imam di Milano, che si chiama Ali Abu Shwaima, il quale ha lanciato una fatwa contro Sel: “I musulmani di Milano non devono votare i candidati della lista di Sinistra ecologia e libertà perché il suo leader Nichi Vendola, in quanto omosessuale, ha una condotta che non va d'accordo con l'etica islamica”. Il capo spirituale della seconda moschea italiana risiede a Segrate. Sarà l’aria, sarà la vicinanza con le sedi delle imprese di Silvio, ma l’uscita improvvida di Ali è servita solo a innescare polemiche sulle polemiche. Ma forse l’Imam preferisce la Santanchè, Borghezio, Bossi, Lassini e Calderoli, tutta gente che ha fatto della tolleranza e dell’accoglienza il suo cavallo di battaglia e la missione del suo servaggio.

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