Magazine Diario personale

Sincerità e bugie. Un post lungo.

Da Mariellas
Su di un'altra piattaforma  ho discusso assieme ad altri amici blogger, sull'utilità o meno della sincerità a tutti i costi.Su quanto, spesso e volentieri, in ambito lavorativo o in ambito personale, siamo costretti ad avere e a mantenere un profilo basso per convenienza o per necessità. E a tenerci dentro tutta la verità che altrimenti verrebbe fuori.Sul lavoro capita di  fare buon viso a cattivo gioco.Nonostante (nel mio caso) la mia espressione riveli fin troppo, cosa penso veramente.Le parole che vorrei dire mi si bloccano sulla punta della lingua quando, ragionandoci un pelino, mi rendo conto che non farebbe bene né a me né agli altri, dire tutto, ma proprio tutto, quello che penso.E mi trovo, A VOLTE, costretta a tacere.Non sempre eh, ci sono stati e conoscendomi ci saranno, momenti in cui non sono riuscita a frenarmi.Perché più che convinta delle mie ragioni, perché era troppo grossa quella pietra che volevano mandassi giù.Il non essermi trattenuta mi ha dato a volte vantaggi e a volte disagi.Ma non me ne sono mai pentita.Nella vita personale invece il registro è diverso.Solitamente non esito a dire quello che penso. Una volta ero più diplomatica nel dubbio che le mie parole potessero essere fraintese.Ora, se mi chiedono un parere oppure se c'è qualcosa nel comportamento o in una situazione che mi sfiora che non va, di solito vado giù piatta. La mia non è la verità assoluta ma è quello che penso e mi sento in dovere di esprimere dubbi e perplessità e se sono o meno d'accordo.Me ne assumo la responsabilità.

Poi ci sono casi limite.

Situazioni e occasioni che in cui ci troviamo che non sono semplici. Verità che farebbero troppo male. Che si tratti di problemi di cuore o di salute.
Il bivio. Sarà capitato a tutti voi.
Il momento in cui ci rendiamo conto che non possiamo, non dobbiamo superare il limite.
Perché faremmo troppo male, perché è meglio una piccola bugia che la cruda realtà.
Perché non è il momento giusto.
Ad esempio.Mi ricordo di quella volta che venni a sapere che il ragazzo di una mia amica la tradiva.Eravamo spesso insieme e non riuscivo ad essere naturale  né con lei né con lui. Ma come fare a dirle una cosa del genere senza rischiare di farla soffrire e allo stesso tempo correre il rischio di perdere pure la sua amicizia?Non sapevo quale sarebbe stata la sua reazione alla notizia.Ed io stessa che mi prendevo la briga di aprirle gli occhi alla fine non sarei apparsa come una che in nome dell'amicizia distruggeva la sua vita?Non sarebbe stato meglio farmi gli affari miei?Poi una sera mi trovai a tu per tu con lui e non riuscii a trattenermi. Gli dissi che sapevo di una sua sbandata con una conoscenza comune (bella roba) e gli chiesi cosa aveva intenzione di fare con la sua ragazza. Che pur combattuta, avevo intenzione di parlarne con la mia amica e che sarebbe stato meglio se avesse affrontato lui per primo il problema. Da uomo.Lui mi disse che lei sapeva. Che la situazione stava causando a tutti e due molta sofferenza ma allo stesso tempo, con dolore e fatica stavano tentando di andare avanti. Di dargli del tempo. Non mentì, non pianse, non si dichiarò un vigliacco. Non accampò scuse ridicole.Il danno era  fatto. Magari pensarci prima eh.Ma da quella sera fu lei a staccarsi da me. Di sicuro lui le disse della nostra conversazione. E penso che lei non abbia preso bene il semplice fatto che io sapessi. Che ne avessi parlato o meno con lei non aveva importanza. Non riuscii a chiarire, proprio con lei. Mi allontanava, evitava di trovarsi  sola con me. Ci vedemmo sempre meno.Io sapevo e questo le creava disagio. Le rendeva insopportabile la mia presenza.E l'amicizia finì.

E' comprensibile come ognuno di noi reagisca al suo dolore in maniera diversa. E che a volte anche la condivisione con gli amici può diventare insostenibile soprattutto se non si riescono  a giustificare le nostre debolezze.O il nostro trascinarci in una situazione perché non abbiamo il coraggio di porvi fine. Almeno è quello che supponiamo pensi la gente dall'esterno. Noi percepiamo il fallimento, le umiliazioni  e   ci sembra di scorgerle anche negli occhi degli altri. Per cui non tolleriamo il giudizio altrui. Spesso è una percezione alterata della realtà. Ma rifuggiamo il confronto. Preferiamo nasconderci, evitarlo.

Non chiedetemi com'è andata a finire. Non ve lo dirò.Io però ho imparato che in alcune situazioni è meglio, molto meglio tacere. Se si è assolutamente consapevoli che la verità potrebbe fare male, molto male.E risponderei: sì, io preferisco il peso di una piccola bugia.





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