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Skunk Jukebox: viva la muerte

Creato il 19 dicembre 2013 da Cicciorusso

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L’unico motivo per il quale parliamo dei WARFATHER è la presenza in formazione di Steve Tucker, che tanto diede alla causa con i tre dischi registrati con i Morbid Angel prima che David Vincent tornasse e ci insegnasse a vivere tutti hardcore radikult. A due anni dal primo, e finora unico, album del progetto Nader Sadek (che Trainspotting adorò e io, invece, trovo un po’ sopravvalutato), il cantante americano ha mollato il basso per la chitarra e messo su questo quartetto (con altri tre tizi denominati Avgvstvus, Armatura e Deimos, uno dei quali indossa una maschera rituale africana) che, ci spiega, “è più di un gruppo metal; è un sistema di pensiero e un sodalizio di menti, quelle che possono vedere cosa sta realmente accadendo nei tempi che stiamo vivendo“. L’esordio Orchestrating The Apocalypse, che uscirà a gennaio su Greyhaze, sarebbe pertanto “un monito per gli occhi che scelgono di essere ciechi e una chiamata alle armi per le menti che avvertono i mutamenti in arrivo“. Addirittura. Il brano di anticipazione che potete ascoltare in streaming qui, ad ogni modo, non è niente di che. Death/black tecnico piuttosto prevedibile e, allo stesso tempo, privo di una direzione precisa, piagato da una produzione un po’ moscia. Poi magari il disco intero spacca, che ne so.

Ogni volta che esce un nuovo album dei SEPULTURA, mi riprometto di ascoltarlo senza pregiudizi, farmi un bel ripasso di tutti i lavori pubblicati dopo la separazione da Max Cavalera (un paio dei quali credo di non aver mai sentito nemmeno di sfuggita) e scrivere una recensione seria e argomentata. Ahimè, non ci riesco mai. Dopo pochi brani la mia soglia di attenzione crolla e, per quanto mi sforzi, non riesco mai a trovare nulla che mi catturi davvero nel death/thrash hardcoreggiante che suonano ora. Ho stima per Andreas Kisser, che continua a fare la cosa sua con umiltà e coerenza e, qua e là, qualche pezzo che mi fa scapocciare lo trovo pure. Però finisco sempre per essere sopraffatto dalla noia e, ogni volta che ho provato a dare loro una seconda chance, la mia opinione non è mai cambiata in positivo. Purtroppo è andata così anche con il wertmülleriano The Mediator Between Head And Hands Must Be The Heart, al quale mi sono approcciato con la disposizione d’animo più serena che sia possibile a una persona abbastanza vecchia per aver visto uscire Chaos. A.D. Il mio giudizio non è solo condizionato dall’amore nutrito per questa band (oddio, non esattamente questa band) ai tempi nei quali Refuse/Resist era l’inno generazionale per eccellenza dell’adolescente metallaro incazzato. È che proprio non mi dicono niente. Da un certo punto di vista, mi fa più male la totale indifferenza che provo per i Sepultura odierni che il disprezzo che provo nei confronti del mio ex idolo Max Cavalera. Sigh.

Tiriamoci su un po’ il morale con un po’ di thrash metal come si deve, merce abbastanza rara, dato che il 90% dei giovani gruppi che si sono cimentati nel revival del genere ha tirato fuori risultati eccitanti come una partita di bridge con tre zitelle novantenni che si lamentano del tempo durante la pausa cesso di un pellegrinaggio in autobus a Medjugorie (ho provato ad ascoltare il nuovo Savage Messiah, per dirne uno, e dopo cinque minuti mi sono dovuto sparare un’endovena di caffeina). Sentiamoci dunque Marching Over Blood, anticipazione da Divide And Conquer, ultima fatica dei prolifici (cinque dischi in sette anni) ateniesi SUCIDAL ANGELS. Fossimo negli anni ’80, sarebbero delle ottime seconde linee. Ricordano un po’ i Death Angel e, venendo da un paese ridotto in poltiglia, la loro è una rabbia autentica:

Stanno in giro da un pezzo (nacquero dalle ceneri degli Occult; ve li ricordate gli Occult? I loro primi dischi stavano pure nel montepremi del nostro mitologico concorso per trovare un nuovo nome al blog) e si apprestano a pubblicare il sesto full, tuttavia devo ammettere di non aver mai ascoltato fino a oggi una singola nota degli olandesi LEGION OF THE DAMNED. Il pezzo di cui sotto sarà presente su Ravenous Plague, in uscita a gennaio. Banalotti e un po’ plasticosi ma, tutto sommato, godibili, sempre che aderiate al partito che ha continuato a seguire i Behemoth anche dopo Zos Kia Kultus (non al mio, quindi).

Una delle tendenze più deprecabili che sta funestando la musica estrema è il death metal tecnico onanista alla Spawn Of Possession. Sempre più band sembrano convinte che si possa supplire con la velocità di esecuzione e gli assoli di due minuti alla totale incapacità di scrivere canzoni, una tendenza che più che in un vero e proprio sottogenere si traduce in canone estetico applicabile un po’ a tutti gli stili, dal brutal al death svedese (per capire cosa intendo, ascoltatevi i Rivers Of Nihil e i Soreption, per citare due formazioni esordienti che, di per sè, non farebbero manco schifo). A questo punto tanto vale ascoltarsi gli ENTHRALLMENT, dalla Bulgaria con furore. Mummified Ante Mortem, anticipazione di The Voice Of Human Perversity, che sarà il loro quarto disco, non cambierà la vita a nessuno ma almeno fa scapocciare e suona rozza al punto giusto:

A proposito di death tecnico per ragazzini guasti, vi ricordate dei Rings Of Saturn, quelli della polemica sulle parti registrate alla metà della velocità e degli inserti dubstep? Ebbene, adesso abbiamo pure un gruppo slam (ovvero, quella degenerazione del brutal death basata su blast beat a rotta di collo, gurgling sturalavandini e brani interessanti come un editoriale di Pierluigi Battista sulla legge elettorale) con gli inserti dubstep. Se non mi credete, ascoltatevi in streaming qui, Deprive, secondo album dei DISFIGURING THE GODDESS, one man band (ovviamente americana) dietro la quale si cela Cameron Argon, produttore e Dj piuttosto famoso nel circuito dell’elettronica con il nom de plume di Big Chocolate e autore di remix per gentaglia della quale non leggerete mai su queste pagine come Asking Alexandria e Suicide Silence. A dirla tutta, considerando che il 95% delle uscite slam sono un’insostenibile rottura di palle, almeno questi qua ci hanno le parti dubstep che movimentano un po’ la situazione e si distinguono un minimo.

Ci congediamo con il nuovo singolo dei redivivi TRANSPORT LEAGUE. Boogie From Hell è il primo album in dieci anni degli svedesi e, se questa Swing Satanic Swing mantiene le promesse, deve essere una mazzata mica male. Arimortis.



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