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Slow Wine a Forlì, il vino protagonista

Da Iltaccuvino

Slow Wine a Forlì, il vino protagonistaOrmai é un appuntamento imperdibile per me, quello con le Cento Cene per Slow Wine, a maggior ragione da quando collaboro con questa bella Guida, che certamente non sarà perfetta, come nessuna può pretendere di essere, ma che rivendica la propria identità ponendo i principi Slow Food di buono, pulito e giusto alla base del lavoro di selezione e giudizio. Nella guida Slow Wine non si trovano valutazioni numeriche sui vini, solo qualche nota, per il vero spesso quasi troppo sintetiche, ma si lascia spazio al racconto del lavoro dei produttori, per inquadrarne storia, stili e principi, nei limiti delle battiture necessarie per non farlo diventare una Treccani del vino italiano in 12 volumi, cercando di rendere l'idea delle scelte, in campo come in cantina, che contribuiscono a plasmare i vini. Per orientare i fruitori della Guida ci sono i riconoscimenti, che riguardano le cantine (moneta, bottiglia, chiocciola) o i singoli vini (vino quotidiano, vino Slow, Grande Vino).

Detto ciò lo scopo rimane quello di raccontare questi prodotti e cercare di valorizzarli, specie quando meritevoli, come per gli assaggi susseguitisi qualche sera fa al Don Abbondio di Forlì, questa volta volutamente a bottiglie coperte, proprio a far scaturire il giudizio a prescindere dai condizionamenti, in maniera analoga a quanto si fa per le degustazioni della guida.

Slow Wine a Forlì, il vino protagonista
Bollicina lieve, colore paglierino limpido e brillante, profumo intenso di mela, pera verde, maggiorana. Torna tutto il frutto al palato, (quasi richiama un sidro), innervato di acidità, con finale sapido e dal ricordo di cedrata. Bella bollicina che valorizza il lavoro che c'è dietro, con consistenza di sapore e un finale di pera, dal dosaggio molto basso che lo rende fresco e invitante. Riconosco un Prosecco, molto ben fatto, nella fattispecie il 5 Grammi di Malibran.

Slow Wine a Forlì, il vino protagonista
Toni di oro giovane e consistenza nel liquido, naso intenso e poco inquadrabile: dattero, una riduzione lieve, fichi, poi lavanda e zenzero e tè. Entra con buon volume, si riconosce una certa macerazione, percepibile anche nella scia tannica, che lo frena inizialmente, per poi rilasciarne il propagarsi al palato con calore e un ricordo di biscotto. Vino di alta collina (sopra i 400 metri) e da annata debole, vinificato con lunga macerazione in anfora georgiana (kvevri), poi esce fiore di lavanda, zenzero, note di te e biscotto. Espressione atipica ma sincera dell'Albana, vitigno che sa mostrare tante facce, spesso sorprendenti. Terra 2014 di Villa Papiano.

Slow Wine a Forlì, il vino protagonista
Colore tra l'oro e l'ambra giovane, naso inizialmente chiuso su una riduzione di sedano e ricordi di cantina, che presto con l'ossigeno divengono ricordi di muffa nobile, camomilla, tè al limone, poi albicocche mature e pesca, con toni minerali quasi da pietra focaia. Bocca piacevole e larga, asciutta ma fresca, calda ma bilanciata, con fine sapidità finale. Poliedrico, sfaccettato e multiforme. Merito anche della vendemmia in tre passaggi (l'ultimo con grappoli colpiti da botrytis cinerea), per assecondare la graduale maturazione delle uve sulle piante, sulle dolci colline romagnole di Oriolo dei Fichi. Viticoltura biologica e pochi interventi in cantina, con macerazione di due giorni sulle bucce e poi affinamento in solo acciaio. Dopo minuti regala note floreali e resinose di ginestre e rosmarino, con sapidità fine. Uno dei vini più discussi, un vino forse non per tutti, ma per me di sicuro: Sabbiagialla 2014 - Cantina San Biagio Vecchio.

Slow Wine a Forlì, il vino protagonista
Rosa tenue tra il petalo di pesco la buccia di cipolla, impatta con note fuori dai canoni, con note di torba e mare, fiori ed erbe aromatiche, poi ciliegia e lampone freschi che escono nitidamente. Al palato entra con profilo fresco, da vino nordico, di montagna, poi allunga su una sapidità mediterranea di capperi in salamoia, con finale tra il gesso e lo iodio, e fini ritorni di frutti rossi. Vino davvero unico, assaggiato anche pochi giorni prima a Merano, servito dallo stesso Salvo Foti, grande persona oltre che enologo ed agronomo cui si deve gran parte dell'attuale successo e livello qualitativo dei vini etnei. E proprio da vecchie vigne ad alberello, con ceppi anche centenari, sopra i mille metri alle pendici dell'Etna, viene questo vino, uvaggio di minnella, grecanico, alicante ed altri vitigni minori, tutti presenti senza soluzione di continuità nel medesimo vigneto. I Vigneri (di Salvo Foti), Vinudilice 2014.

Slow Wine a Forlì, il vino protagonista
Rubino trasparente, scarico nella materia, profumato di fragolina striata di un accento erbaceo. Beva immediata, un po' diluita, che torna al palato con sottile calore e un un ricordo di noce e cannella nel finale, appena asciutto, ma dal tannino praticamente assente. Vino da merenda per antonomasia, ed esempio di una cantina cooperativa che dà voce in maniera onesta e coerente al proprio territorio. E il compito della guida è valorizzare anche le grandi realtà, quando portatrici di buoni valori e di vini ineccepibili come questo. Terlan - Hausler, Santa Maddalena 2014

Slow Wine a Forlì, il vino protagonista
I toni di rubino si fanno più densi, ma senza cedere in trasparenza. Al naso è inizialmente ritratto, poi si dibatte tra terra, foglie di tabacco, cenni di incenso e buon frutto di prugna rossa. Al palato è appena acerbo, mostra grande freschezza di frutto, una nota ammandorlata che chiude una beva agile ma dal tannino presente, che racconta bene l'idea di un Romagna Sangiovese Superiore. Vino quotidiano in Guida Slow Wine 2016, il Balitore 2014 di Balia di Zola.

Slow Wine a Forlì, il vino protagonista
Sembra una gara tra vini rossi sinceri e freschi, di quelli che puoi servire freschi senza fargli un torto, allungandone la freschezza al palato e valorizzandone le intenzioni. Questo ha colore vivo e un naso intenso di fiori rossi di geranio e marasca, che con l'aria si allarga su frutti più scuri e dolci di more e mirtilli. Il tannino è lieve, molto modulato, buono l'allungo sul frutto, con ricordi finali di alloro. Fresco, leggero, nordico. Con naturalezza sfoggia le doti naturali dei vitigni autoctoni tipici, elevati su suoli scarni e sassosi, dove ha gioco facile la coltivazione in regime biodinamico. L'anno scorso avevamo bevuto il suo fantastico Amarone, questo rappresenta quella denominazione ormai meno apprezzata dai più, che rappresenta invece la tradizione locale del bere. Valpolicella Ca' Fiui 2014, Corte Sant'Alda.

Slow Wine a Forlì, il vino protagonista
Il patron del locale Simone Zoli ci vuole sfidare a un confronto nel tempo, riproponendo un vino assaggiato esattamente un anno fa. Colore quasi impenetrabile di rubino, profumi dolci di vaniglia, cioccolato, tabacco, spezie resinose di chiodi di garofano, ginepro e macchia mediterranea. Apre in bocca con energia, si alterna a ritorni di legno, allungano su ritorni di frutti scuri e balsami. Rosso ottenuto da molteplici varietà internazionali, coltivate in regime biologico a 300 metri di quota sulle floride colline di Riparbella, tra Pisa e Livorno, in un territorio che si sta riscoprendo molto promettente per la viticoltura, specie per la forte percentuale calcarea dei suoli, che si unisce a un clima mediterraneo, mitigato dalla ventilazione dell'area collinare. Un vino rotondo e dall'applombe internazionale, dove il senso di calore e di sentori maturi è sorretto da impeccabile freschezza. E posso dire grazie a un paio di verticali che sa reggere il tempo e trarne grande giovamento. Cantina di proprietà di un artista, che tra gli altri possiede anche i baluardi bordolesi di chateau du Tertre e Chateau Giscours, tutte realtà dove in vigna vigono i dettami della biodinamica. Caiarossa 2011.

Slow Wine a Forlì, il vino protagonista
Arriva un vino che è stato personalmente tra le sorprese più belle della serata. Rubino fitto e denso, profumi vivi di menta, spezie, grafite e cuoio. Bocca tesa di acidità, beva assoluta, tannino fitto ma soffuso e vellutato che lascia posto a balsami e spezie, con finale di inchiostro. Escono note finali di resine e fumo, non dovuti all'affinamento, quanto più al territorio d'origine, dai suoli vulcanici. Il vitigno è Aglianico, ricco, scalpitante e qui molto ben domato e costruito su una fitta matrice di mineralità. Boccella - Campi Taurasini Rasott 2011.

Slow Wine a Forlì, il vino protagonista
Spendiamo qualche parola in più per questo vino, andando a conoscere la prodruttrice Angela Fronti, presente in sala, che ci racconta brevemente la sua storia. Siamo a Radda in Chianta, nel cuore del Chianti Classico, dove la sua famiglia ha nel tempo raccolto bellissimi appezzamenti tra le colline boscate e selvagge di questa zona. Credono nell'approccio biologico, nell'interventismo minimale in vigna come sul vino, e nella valorizzazione delle varie parcelle di proprietà. Tre cru, ad altitudini attorno ai 500 metri, il primo a Casanova dell'Aia, praticamente nel paese di Radda, quindi Vigna Cabarchione, al confine tra Gaiole e Radda, e il terzo sulla strada per Castellina, su pendii rocciosi e dalle ripide pendenze, circondata da boschi ed esposta a nord-ovest. Proprio da vinificazioni singole dei vigneti Angela ha otato grandi differenze nei vini, pur in ogni caso da sangiovese in purezza. Da qui l'idea di imbottigliare i cru separatamente, tranne per la Riserva, per la quale si selezionano le partite migliori, che a seconda delle annate variano in percentuale sui vari vigneti. E' proprio ques'ultimo che andiamo ad assaggiare, il Chianti Classico Riserva LeVigne 2012 di Istine, centrato sul frutto di ciliegia, fresco di note balsamiche di montagna e fini speziature, che virano sul sottobosco. Eleganza, precisione, un sangiovese imprescindibile, dal tannino cesellato e incasellato in un fine mosaico dalla beva gioviale. Un bel Chianti da tenere a mente, e una produttrice brava ora e dall'immenso futuro, di quelle persone che vedremo portare alta la bandiera di questa denominazione, rilanciandone la capacità di rendere grandi i propri territori.

Slow Wine a Forlì, il vino protagonista
Chiudiamo alla grande, con il Barolo Cannubi 2011 di Brezza. Ho visitato questo produttore poco tempo fa, rimanendo impressionato dall'alto livello di tutti i suoi vini, e nella fattispecie dopo un qualche secondo necessario a lasciarlo aprire, offre note intense e balsamiche, di erbe mediterranee (timo e ginepro), caffè, inchiostro, frutti neri di ciliegia. Al palato entra elegante, con tannino fitto ma già ingentilito, poi mette la quarta ed esce con potenza, allungando su ricordi di humus e fiore di viola in un finale scuro e lungo. Un vino autoritario e tradizionale, senza perdere in raffinatezza. Bello e approciabile già ora, ma senza paura del tempo.


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