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Smargiasso e Trucido (6° parte - fine)

Creato il 11 giugno 2011 da Annanihil
Smargiasso e Trucido (6° parte - fine)Gli uomini di Trucido si guardavano attorno inebetiti. Avevano marciato per ore per raggiungere la rupe, approfittando della soleggiata mattinata avevano esplorato ogni meandro di quell’insenatura, ma non avevano trovato niente.
«Torniamo al castello!»
«Non possiamo tornare a mani vuote! Trucido s’infurierà! Non ci tengo a sentire sulla mia pelle quanto può essere feroce!»
«Non può prendersela con noi. È ancora buio! Smargiasso ha dato delle indicazioni troppo vaghe!»
«O forse ci ha preso in giro! Qua non ha mai lasciato nulla!»
«Potrebbe essere…ma a che scopo? Non ha scampo!»
«Parliamone con Trucido! Andiamo!»
I venti uomini di Capitan Trucido, stanchi, affamati e preoccupati, tornarono alla base.
Dopo il loro lungo cammino, non sapevano più se quel che vedevano era vero o frutto della stanchezza. In lontananza notarono qualcosa di strano sulle mura del castello, come delle bandiere che pendevano davanti al portone centrale. Più si avvicinavano e più notavano dettagli. Ad esempio che queste bandiere avevano teste e gambe.
Sopra il portone centrale, ancora vivi, erano appesi da chissà quanto tempo Capitan Trucido e i suoi pirati. Dall’alto delle mura, tra i merli, si notavano Capitan Smargiasso e la sua ciurma, proprio in attesa degli "avventurieri".
«Voi, di sotto, che fate? Volete provare l'ebrezza di essere appesi intorno alle mura o diventate dei nostri?»
Storditi dalla situazione gridarono senza pensarci troppo: «W Capitan Smargiasso!»
«Bravi! E voi, salami, che decidete? Non vi siete stancati di...»
Non riuscì a finire la frase che si udì un tonfo spaventoso. Uno dei pirati appesi era caduto schiantandosi al suolo.
Smargiasso sollevò gli occhi al cielo poi sbottò: «E chi poteva essere?! Bob Maniviscide!»
«Capitano, io ho fatto un buon nodo!»
«Sì, certo!»
«Io sono quello che ha annodato anche tutti gli altri che ancora reggono…»
«Aiuto! Liberatemi!» iniziarono a gridare uno dopo l’altro temendo di fare la fine del loro compagno.
Così fu, vennero tutti liberati e arruolati nella ciurma di Capitan Smargiasso.
L’unico che ancora non cedeva era Capitan Trucido. Teneva serrate le labbra mordendosele con forza. Smargiasso fece dondolare la corda che lo reggeva, e ottenne la risposta che desiderava sentire: «Mi arrendo! Liberami!».
Lo liberò del tutto. Era inutile e poco pratico far diventare Trucido uno della ciurma, avrebbe solo creato disordini, fino a fomentare un ammutinamento in suo favore. Non avrebbe mai accettato di essere un sottoposto. Capitan Smargiasso lo cacciò dal castello, da quel posto che Trucido aveva scelto come nido per la vecchiaia. Com’era triste la schiena curva del vecchio Trucido, che, sconfitto, si allontanò fino a confondersi con il paesaggio. Un giorno si sarebbe vendicato. Smargiasso ci avrebbe scommesso, ci sperava.
Smargiasso era fiero di sé, si sentiva un vero eroe. Aveva un nemico, una donzella degna compagna d’imbrogli, un tesoro, una nuova ciurma. Il miglior modo di unire i suoi uomini era festeggiare e sbronzarsi fino a esaurire le scorte di rum.
Isabelle improvvisò uno spettacolo con le altre donne, quattro cameriere prostitute che Trucido aveva preso tre giorni prima da una piccola locanda nei paraggi. Se le altre non lesinavano effusioni, Isabelle riservò ogni sua attenzione esclusivamente a Capitan Smargiasso.
***
Isabelle dormiva beatamente avvolta tra le lenzuola. Quando si svegliò, si stupì di non trovarlo a suo fianco. Aveva bevuto tantissimo, le scoppiava la testa. Per fortuna nel castello c’era silenzio. Il vuoto assoluto. Si affacciò alla prima finestra che trovò e urlò verso il mare, dove riconobbe, minuscolo puntino all’orizzonte, il vascello del suo Smargiasso.
«Bastardo!»
L’aveva lasciata sola nel castello, e senza una sola moneta d’oro. Ormai, Capitan Smargiasso, faccia al vento, si preparava a una nuova avventura.

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