Magazine Diario personale

So che dovrei suonare più positiva, ma ora è arduo

Da Margherita

Oggi credo di aver finito la tesi. Credo.
Sono rimasta in ufficio fino a tardi. Durante gli ultimi dieci minuti ho fotocopiato fanzine.

Mentre tornavo a casa, la mia mente era una città sommersa.

Le mie mansioni sarebbero eseguibili da un roditore di piccola taglia, lo so per certo.
L'unico elemento di sfida è dato dalla stupidità delle procedure.
Esco dall'ufficio sfinita, pur sapendo di aver fatto quasi esclusivamente lavoro inutile.

Ecco perché la mia mente è una città sommersa. Al lavoro mi vengono un sacco di idee che di rado ho il tempo di concretizzare. Si accumulano nella mia scatola cranica fino a che sento solo nervosismo e ronzii.
Poi sono sempre troppo stanca per dare corpo alle mie visioni.

Di recente parlavamo della necessità di variare le tecniche e le sostanze con cui stordirci, per allentare la tensione. Era un discorso da persone adulte e serie. Facendolo, ho capito molte cose sullo scorrere del tempo, i compromessi e me stessa.
Facendolo, ho realizzato che suonava amaro.

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Qualche giorno fa ho scoperto che il concorso letterario d'Ateneo si rivolge agli imbecilli, dato che il premio consiste in qualche lezione per imparare a scrivere bene.
Ho comunque intenzione di partecipare, perché voglio ricoprire tutti di vergogna decantando storie di orsetti lavatori venuti dallo spazio e di allucinazioni dal vago sottotesto erotico consumatesi nel mio grigissimo luogo di lavoro.

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Le mie nuova fisse del momento si articolano come segue:
- Ada Lovelace
- imparare a suonare la tastiera in modo vagamente passabile
- scrivere canzoni per esprimere ciò che sta bene in una canzone, ma non in tutte le altre cose che ho fatto finora.
- documentare ogni aspetto della mia drammatica esperienza lavorativa nel settore pubblico


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