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Social network e informazioni personali: SO TUTTO DI TE!

Da Psychomer
Social network e informazioni personali: SO TUTTO DI TE!Quando comunichiamo attraverso internet non percepiamo la stessa attrazione verso il conformismo sociale alla quale invece siamo esposti in altri contesti. Online mettiamo da parte le nostre inibizioni, non ci preoccupiamo particolarmente delle conseguenze delle nostre azioni e divulghiamo informazioni che di persona terremmo più riservate. A volte questo però diventa eccessivo!
Gli psicologi chiamano questo fenomeno: "effetto di disinibizione online".
Ad esempio, nei guppi di supporto in rete troviamo discussioni che difficilmente sarebbero affrontate faccia a faccia; oppure provate a pensare ai blog: quante volte vi siete imbattuti in blogger che letteralmente "vomitano" commenti e invettive su questioni politiche, religiose o personali?! O ancora, nei social network (come il tanto amato Facebook) si trovano numeri di telefono, amicizie e foto (molte delle quali ritraggono momenti "intimi": foto di famiglia, di amici o di se stessi in condizioni pietose, dall'ebrezza a atti vandalici e chi più ne ha più ne metta) di persone che se conosciute face to face sarebbero riluttanti persino a dirti il loro nome e cognome.
Quindi, nel bene o nel male, LE PERSONE ONLINE AGISCONO PIU' LIBERAMENTE!
Visto che, in tutto il mondo, ci sono circa 700 milioni di persone iscritte a social network come Facebook o Myspace, cosa significa questo per la nostra PRIVACY, SICUREZZA e IMMAGINE?
QUELLO CHE LE PERSONE DIVULGANO IN FACEBOOK
Per cercare le risposte a queste domande Nosko et a. (2010) hanno esaminato quanto rivelano gli iscritti a Facebook e quali sono gli utenti che rivelano di più.
I ricercatori hanno selezionato, in modo casuale, un campione di 400 utenti iscritti a Facebbok e hanno analizzato quali sono le informazioni divulgate. Di seguito trovate le percentuali dei risultati:
- Nome reale: 99%
- Stato (frase del profilo): 98%
- Foto del profilo: 92%
- Visibilità amici (ossia visitatori che possono vedere gli amici di qualcuno) : 88%
- Data di nascita: 88%
- Bacheca: 83%
- Album fotografici: 70%
- Situazione personale: 63%
- Orientamento sessuale: 55%
- Film preferiti: 50%
... e nella seconda metà della classifica..
- Indirizzo email: 43%
- Libri preferiti: 41%
- Lavoro: 33%
- "Su di me": 31%
- Laurea: 9%
- Numero di telefono cellulare: 5%
- Nome precedente (nubile/celibe): 5%
- Indirizzo: 4%
- Numero telefono fisso: 2%
... senza considerare le milioni di applicazioni che forniscono informazioni, più o meno direttamente, su di te!
CHI COMUNICA DI PIU'?
Analizzando i dati demogafici, i ricercatori, hanno individuato che chi si indica come "single" (nel profilo di Facebook) divulga molte più informazioni sensibili rispetto a chi ha indicato un qualsiasi "rapporto" o non ha specificato nulla.
Questo è in accordo con le analisi precedenti, in cui è stato dimostrato che nei "rapporti" online si comunica di più e più rapidamente rispetto a quelli faccia a faccia.
Inoltre, come immaginabile, i giovani tendono a comunicare molto di più circa loro stessi rispetto agli "anziani" che sono invece più cauti.
Infine, un pò a sorpresa, gli uomini e le donne non differiscono nella quantità di informazioni divulgate online; anche se gli uomini hanno una maggiore tendenza a non "parlare" della loro vita privata.
LA PRIVACY
la ricerca ha evidenziato bene il fenomeno della disinibizione online, dimostrando anche come i giovani, e coloro che cercano "relazioni" online, siano più portati alla divulgazione/condivisione delle loro informazioni personali.
Questi dati sono spesso mal compresi, mi spiego meglio: si sentono continuamente discussioni circa la pericolosità di condividere informazioni personali e la paura per eventuali trasgressioni alla prorpia vita privata, ma (e questo è un GROSSO MA) viene troppo spesso dimenticato che L'AUTORIVELAZIONE E' IL PRIMO PASSO VERSO L'INTIMITA', qualcosa di cui tutti noi abbiamo bisogno... e che condividendo eccessivamente informazioni personali rischiamo di perdere!
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Bibliografia
- Fonte: PsyBlog
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