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Società – il fenomeno Hikikomori

Creato il 22 ottobre 2013 da Molipier @pier78
Società – il fenomeno Hikikomori Macbeth Macbeth vedi altri articoli 22 ottobre 2013 19:00

A tutti piace, ogni tanto, stare un pò per contro proprio e godersi la pace della solitudine allontanandosi da un mondo diventato fin troppo frenetico e freddo nei rapporti sociali. E’ materia di discussione tra gli studiosi di psicologia e sociologia l’effetto stranamente controproducente che la interconnessione virtualmente possibile tra tutte le persone del mondo stia sviluppando, curiosamente, il risultato opposto a quello che si prefiggeva con la sua creazione: le persone si allontanano, i rapporti perdono il loro lato “umano”, inizia a contare di più la quantità degli amici piuttosto che la qualità degli stessi.

In Giappone in particolare questa situazione ha portato allo sviluppo di una curiosa condizione, attualmente in fase di studio ma già classificata come “disturbo sociale”, che porta individui ad auto-escludersi volontariamente dalla società: gli Hikikomori (ひきこもり/引き篭り).

Hikikomori – Domus Mea

E’ importante sottolineare alcune cose importanti che di certo ci renderanno in grado di osservare questo fenomeno da un punto di vista più ampio: la condizione di Hikikomori non è una sindrome o una malattia mentale, anche se può nel lungo termine portare allo sviluppo di alcuni effetti indesiderati come letargia, depressione e comportamenti ossessivo/compulsivi (come ad esempio il tenere oggetti in ordine preciso e prestabilito).

In Giappone il fenomeno si è diffuso più rapidamente rispetto agli altri paesi industrializati (in cui è comunque presente) a causa del particolare apparato sociale presente nel paese: la cultura della perfezione, della realizzazione personale e nel lavoro come strumento di affermazione, della famiglia tradizionale e della società rigida hanno di fatto favorito questa particolare scelta di vita da parte di alcune persone, soprattutto soggetti insicuri e di elevata sensibilità. Un Hikikomori sceglie autonomamente di escludersi dalla vita sociale, scolastica e lavorativa per vivere recluso nella sua abitazione (di solito piccoli appartamenti) dedicandosi alle proprie passioni: principalmente si riscontrano tutti gli interessi tipici degli Otaku (おたく/オタク) come Manga, Anime, videogiochi, drama (serie TV giapponesi) ma spesso con l’aggiunta di studio appassionato di argomenti disparati e massiccia presenza nei social network.

Quest’ultima affermazione è vera solo in parte, dato che molti Hikikomori si escludono totalmente dalla vita sociale, compresa quella “ammorbidita” dai social network, ed escono di casa solo per acquistare gli oggetti indispensabili alla vita casalinga presso uno dei tanti Konbini (コンビニ) ovvero dei Convenience Store aperti 24 ore al giorno: a causa della naturale inversione del ritmo vitale  cicardiano che questa condizione comporta a lungo termine (sveglio di notte, dormiveglia di giorno) la vita di un Hikikomori è attiva principalmente durante le ore notturne, durante le quali si dedica alle sue attività e può anche considerare di fare due passi all’esterno della propria abitazione approfittando dell’assenza di altre persone.

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Genialità chiusa

E’ curioso il fatto che il tasso di suicidi tra gli Hikikomori sia particolarmente basso, più basso anche della media nazionale del Giappone (considerato uno dei paesi con il più alto numero di suicidi al mondo): nonostante la depressione di cui quasi tutti gli Hikikomori sono affetti, col tempo si sviluppa una strana forma di narcisismo e di auto-compiacimento derivato dall’alto livello intellettivo che molti di loro dimostrano di possedere, perdendo quindi qualunque interesse nella fine della propria vita.

Tra i loro “ranghi” ci sono moltissimi creatori di videogiochi, mangaka (ovvero autori di Manga), studiosi appassionati e mentalità attive che vedono nel taglio alla socialità l’affermazione della propria indipendenza, soprattutto da un rapporto spesso conflittuale con i genitori. Non è strano infatti che molti Hikikomori rivelino una sorta di “complesso di Peter Pan” derivato dal tipico ambiente familiare rigido e conformista giapponese, sommato anche all’elevato livello di competitività riscontrabile nelle classi scolastiche, specialmente nelle scuole superiori.

Semplicemente molti individuri ritengono inutile combattere in continuazione contro genitori, compagni di scuola (che spesso mettono in atto episodi di bullismo o Ijime いじめ) e colleghi di lavoro: si ritirano nelle loro stanze e vivono reclusi dal resto del mondo, spesso con la silenziosa approvazione della madre iper-protettiva che, pur di evitare al figlio ulteriori umiliazioni pubbliche e nei confronti del padre severo, si limita a provvedere al sostentamento economico ed alimentare dell’Hikikomori.

Il fenomeno, nonostante sia prevalentemente giapponese, sta da alcuni anni approdando anche sulle nostre coste sotto una forma ben più conosciuta ai nostri psicologi: il disturbo da dipendenza da internet

Società – il fenomeno Hikikomori

Profilo di Simone Granata

Nato nel 1982, studi di economia e di informatica: appassionato di videogames, computer, internet, musica (soprattutto generi alternativi), politica, viaggi ed animali

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