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Sofia Coppola parla di The Bling Ring: "Gli adolescenti sono cambiati"

Creato il 28 settembre 2013 da Valentinaariete @valentinaariete
Sofia Coppola ha presentato a Roma "The Bling Ring", il suo ultimo film in cui parla degli adolescenti di oggi prendendo spunto da una storia vera
Elegante senza essere eccessiva, misurata e un po' snob, Sofia Coppola ha presentato il suo ultimo film, The Bling Ring, alla stampa italiana, nella cornice della Casa del Cinema di Roma. Interrogata sul suo film, che prende spunto da fatti realmente accaduti, la regista americana ha parlato degli adolescenti di oggi, del rapporto con le celebrità e dell'ossessione per la moda.
Sofia Coppola Secondo lei la crisi cominciata nel 2008 ha cambiato il rapporto delle persone con le celebrità? Sofia Coppola: "Per me il fenomeno dell'ossessione per le star e i reality televisivi continua a crescere sempre di più. Non credo che la crisi lo abbia scalfito. A me interessa analizzare questo fenomeno che sta toccando picchi estremi". Nel suo film si vede una forte assenza di valori e la noncuranza dei genitori. Come mai? S.C.: "La storia parla anche di questo: le famiglie di questo gruppo di ragazzi erano totalmente assenti. Ma non per questo si deve generalizzare". Cosa è cambiato dalle adolescenti protagoniste del suo film Le vergini suicide e questa sua nuova pellicola? S.C.: "Le protagoniste di Le vergini suicide erano innocenti: queste no. E' un'epoca totalmente differente. Gli adolescenti sono cambiati". Dove pensa che possano arrivare gli adolescenti in futuro? S.C.: "Non lo so e sono curiosa di scoprirlo, anche perchè ho delle figlie piccole. Vedremo se questa cultura pop andrà ancora avanti o se ci sarà una reazione e si volterà pagina. Raccontare la storia di questi ragazzini che vivono in questo modo per me è stato come girare un film di fantascienza". Cosa ha generato questa crisi di valori? S.C.: "In tutte le generazioni si è parlato del disagio degli adolescenti. Qui la differenza è la smania di voler essere visti e di voler condividere tutto con tutti in tempo reale".  I ragazzi sono entrati davvero nelle case delle star? S.C.: "Prima dell'inizio delle riprese abbiamo cercato di far legare il gruppo di ragazzi e li abbiamo fatti entrare nelle case di altre persone, ma erano case di amici che ci hanno dato il permesso". Quindi le case che si vedono nel film sono davvero quelle delle star? S.C.: "Non ero in contatto con nessuna della star nominate nel film tranne che con Paris Hilton. Ho cercato di concentrarmi sul punto di vista dei ragazzi". Nel film uno dei genitori presenta Angelina Jolie come un modello da seguire. Come l'ha presa l'attrice? S.C.: "Non ha espresso commenti, almeno che io sappia. Nella vera storia una delle madri poneva davvero le celebrità come esempio". I reality show, la cultura pop esagerata, i social network sono tutti prodotti esportati dall'America nel mondo: cosa ne pensa? S.C.: "Questo è uno dei motivi che mi ha spinto a fare il film, per valutare quello che sta accadendo nel mio paese". Ma è davvero così facile entrare nelle case degli altri in America? E Paris Hilton davvero non si è accorta dei ripetuti furti per così tanto tempo? S.C.: "E' una cosa tipica di Los Angeles e di alcuni quartieri in particolare: chi vive lì si sente intoccabile e al sicuro. Credo sia una cosa tipicamente californiana. A New York è diverso. Comunque credo che ora Paris Hilton non lasci più la chiave di casa sotto lo zerbino. E no, non si è accorta subito che mancava qualcosa". Nel suo film sembra esserci un distacco emotivo rispetto ai protagonisti: è voluto? S.C.: "Sì, volevo un po' di distacco emotivo perché anche tra loro non c'è vera intimità: l'unica cosa che li lega è questa ossessione per gli oggetti e per le star". Da chi ha preso spunto per raccontare questi adolescenti? S.C.: "Ho parlato con i giornalisti, ho letto le trascrizioni delle interviste ai ragazzi. Poi per i dialoghi ho chiesto alla figlia adolescente di una mia amica". Perché ha cambiato i nomi dei protagonisti? S.C.: "Per questioni legali e poi perché volevo fare un film non un documentario e raccontare la mia versione della storia". I protagonisti di The Bling Ring
Che rapporto avete avuto con i marchi che si vedono nel film? S.C.: "Ci hanno prestato delle cose, ma non abbiamo ricevuto denaro anche perché i prodotti sono visti non proprio in maniera positiva". Non ha paura di trasformare dei criminali in delle celebrità? S.C.: "Per me un 16enne è un ragazzino ma mi sono posta il problema, ho quindi cercato di non trasformali in eroi. Anche per questo motivo ho cambiato i loro nomi". Lei quindi ha portato sullo schermo una banda femminile? S.C.: "Sicuramente era una banda più al femminile ma il mio punto di vista preferito era quello del ragazzo". Lei vive a Parigi: le dà il distacco necessario per vedere con occhio critico l'America? S.C.: "Si quando torno in America da Parigi trovo sempre le cose diverse: dopo aver vissuto per anni a Parigi ho trovato cose sconosciute come il sito TMZ e ho potuto vedere il fenomeno in maniera più oggettiva".
E' vero che prima delle riprese fa un rito scaramantico? S.C.: "Il rito scaramantico l'ho ereditato da papà: ci riuniamo con tutta l crew sul set e diciamo delle cose". Pensa che gli adolescenti possano recepire il film in maniera sbagliata? S.C.: "Credo che il mio punto di vista sia chiaro. Alcuni possono interpretarlo diversamente ma il punto di vista del film è chiaro. Non a caso nell'ultima scena c'è una musica da film horror". I veri ragazzi protagonisti della vicenda hanno visto il film? S.C.: "So che il ragazzo l'ha visto e ha detto che la ricostruzione è stata piuttosto accurata. Lui l'ho incontrato ma non mi sono fatta influenzare troppo". Questo tipo di adolescenti appartiene solo all'America? S.C.: "Credo che grazie a internet questo fenomeno abbia una portata globale". Come mai la sorella che arrestata non denuncia l'altra che la fa franca? Per affetto o perché non vuole condividere l'improvvisa celebrità? S.C.: "E' quello che è successo in realtà. Sarebbe stato davvero meschino. Ma in effetti non avevo pensato a questo risvolto inquietante".  Qual è il suo rapporto con la moda? S.C.: "Il mio rapporto con la moda è diverso: non mi interessa avere una borsa perché è di un marchio preciso o perché la possiede qualcuno. Se vado da McDonald's ci vado per la carne non per altri motivi. Non sono ossessionata dal possedere questi oggetti". Ha già dei progetti futuri? Dirigerà un video per suo marito (Thomas Mars, cantante della band francese Phoenix)? S.C.: "Mi prenderò una pausa per stare con i miei figli e a dire la verità ho appena girato un video musicale per mio marito". 

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