Magazine Diario personale

Sogno # 16

Da Giulitam
Ero a casa mia, c'era la festa di compleanno di un'amica. Mi affacciavo al balcone e vedevo che in strada avevano allestito un tavolo e, tutte intorno, delle persone mangiavano un dolce.
Io, insieme ad un altro ragazzo, correvo fuori di casa preoccupandomi di chiudere molto bene il portone d'entrata... Avevo paura che entrassero i ladri in mia assenza.
Chiudevo a chiave e poi disponevo due lunghi rami di abete davanti, attivando il sistema di allarme.
Correvamo fuori e, avvicinandomi al gruppo di persone, capivo che si trattava di un'altra festa, di una ragazza che non conoscevo nemmeno.
Le facevo gli auguri dandole due baci sulle guance, mi guardavo intorno, erano tutti anziani.
Dopo aver scambiato due chiacchiere e spiegato il malinteso, dicevo alla mia amica che era con me (l'amico non c'era più) che era meglio tornare a casa perchè temevo entrasse qualcuno.
Mentre io raggiungevo il marciappiede, lei si girava di scatto e, andando in direzione opposta, veniva investita violentemente da una macchina che passava nella via.
Io mi giravo, tutti erano inorriditi, non volevo avvicinarmi, temevo di vederne il corpo dilaniato.
Non riuscivo nemmeno a piangere, non potevo crederci.
Mentre tutti guardavano cos'era successo, io provavo disperatamente a chiamare il 118.
Componevo il numero a fatica, lo sbagliavo più volte. Poi l'operatore mi rispondeva e, senza nemmeno ascoltarmi (e non riuscivo nemmeno a parlare), mi diceva qualcosa del tipo: "Ancora questi Amici, non se ne può più" (in riferimento ad Amici di Maria De Filippi).
Io mi arrabbiavo terribilmente, volevo segnalare questo disservizio ma non sapevo nemmeno come fare.
Continuavo a richiamare il 118, ma non riuscivo a parlare con nessuno.
Un po' mi avvicinavo a dove pensavo fosse il corpo della mia amica; vedevo un buco nell'asfalto... lei era piegata lì dentro. Io cominciavo ad urlare il suo nome: "Valentina! Valentina!", Speravo si svegliassi sentendomi.
Le persone della festa la prendevano e la portavano in casa loro.
Io le seguivo continuando a chiamare inutilmente.
Tornavo verso casa; trovavo il basculante del garage aperto e, appese alla porta d'entrata, delle chiavi. Pensavo: "Che stupida, ho lasciato aperto il garage e sono entrati comunque".
Invece erano i miei, che erano tornati dalla montagna.
Gli raccontavo tutto quello che era successo, ero sconvolta.
Loro parevano non prendere seriamente l'accaduto.
Questo mi faceva rabbia, per me era una cosa sconvolgente.
Allora mi giravo di scatto e urlavo: A voi non ve ne frega niente!
... mi sono svegliata urlando queste parole...

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