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Soldi a catinelle: Zalone tanto furbo quanto cozzalone, era meglio il cinepanettone

Creato il 05 gennaio 2014 da Emeraldforest @EmeraldForest2

Recensione Sole a catinelle Checco Zalone

Gigantesco ingombrante fenomeno della fine del 2013, Sole a catinelle è riuscito a tirare fuori teorie di ogni tipo: psicologi, giornalisti, antropologi, sociologi, chiunque ha provato a fornire una spiegazione plausibile al mostruoso successo e incasso dell’anno.
Sarebbe banale affermare che si tratta di un filmetto qualunque che ha avuto fortuna: Sole a catinelle è molto di più, è il risultato diretto di una crisi e di un modo di pensare che hanno indirizzato il pubblico italiano verso un prodotto audiovisivo di un certo tipo, abbandonandone altri.Premettiamo alcuni fatti abbastanza ovvi, senza spocchia, con oggettività: iniziamo dalla mancanza di senso registico e delle inquadrature, fatte decisamente male e abbastanza a caso, del resto perderci tempo era abbastanza inutile visto che il film ha riscontrato ben altri problemi in fase di sceneggiatura e ha subito molte riscritture.
Un secondo fatto è che il Medici ovviamente non è un vero e proprio attore (quasi tutti i suoi comprimari e secondari recitano meglio di lui) ma, mentre negli film precedenti (Cado dalle nubi, Che bella giornata) si notava meno, in Sole a catinelle si percepisce l’attore protagonista piu volte a disagio e con tempi comici sbagliati, almeno per il cinema.
Terzo elemento è la totale mancanza di coesione del film, che risulta alla fine una sorta di collage di riprese in giro per l’Italia e a cui si è cercato di dare il piu possibile un senso, unendole con pretesto.
Premesso ciò, permane comunque l’insolubile mistero del perché…
Torniamo un attimo indietro, addentrandoci nella storia recente del cinema italiano: ricordiamo come il cosiddetto e disprezzato cinepanettone, che non si può più fare perche nessuno ha piu i soldi per andare in vacanza e quindi provocherebbe solo rosicamenti vari, svolgeva una funzione ben precisa di sfogo, oltre che di intrattenimento, dando luogo ad una specie di ribellione ipertrofica e naive, provocata a sua volta dalla nostra cultura di matrice cattolica (spunto suggerito dal mitico Fulvio Abbate), che tende a rimuovere di default tutto ciò che è fisico, umano, triviale e quindi sporco. Ora censurate tutto ciò: tette, culi, tradimenti effettivi, situazioni comiche boccaccesche e plautesche: lasciateci solo qualche parolaccia e intingete il tutto in un mix di comicità cinico-sadica (ma non satirica) e di buonismo al tempo stesso. Ecco, ciò non basta per ottenere lo stile Sole a catinelle (al massimo otterrete una di quelle nuove commedie di Natale con i parenti), che è un qualcosa subdolo e difficilmente catalogabile perché dà una botta al cerchio e una alla botte e si ha un vero cambiamento di paradigma della comicità: Checco Zalone ti fa il cinico ma al tempo stesso c’è una moraletta da chiesa sotto, che a sua volta viene presa in giro in qualità di stupido bon ton imposto dalla gauche caviar, e così all’infinito giustificazione e sfottò sempre rigorosamente insieme, per tutti i gusti, per tutte le chiese, per tutti i partiti, ognuno ci può vedere ciò che gli conviene: é di un trasformismo insanabile e che non fa bene a nessuno (a parte chi lo produce) perché non fa nemmeno ridere e sfogare di gusto, alla fine si ritorna sempre nei ranghi e all’ordine, con qualche sfociamento e “pernacchia” di lieve entità nei confronti dello stato delle cose.
Sole a catinelle è estremamente depurato da ogni riferimento alla sessualità, cosa che induce a pensare a un passo indietro a livello di autocensura: ci incamminiamo su una china di telefoni bianchi senza colore e di imbacchettamento ulteriore dell’italiano medio, sempre considerato truffaldino, peccatore, da flaggellare in tutte le salse, ma alla fine il pubblico ride autodenigrandosi e senza imparare nulla perché non viene sottolineata la contraddizione, non c’è grottesco, solo aria di “Ma lo sappiamo tu l’italiano medio sei un po’ un omme’merda e un borghese piccolo piccolo inside ma recita qualche avemaria, fai il finto bravo papà, torna con tua moglie e alla fine si condona un po’ tutto.”
Il cinepanettone, soprattutto quello di Neri Parenti di diversi anni fa, al confronto è – paradossalmente – un prodotto cinematografico più coerente e sincero perché offriva più o meno ciò che prometteva: divertimento senza freni nonostante un po’ forzato e trito, belle ragazze, situazioni imbarazzanti, etc. Tra l’altro strappava pure qualche risata in più e senza pensieri, se uno riesce a confessarlo a se stesso e andare oltre lo stupido binomio cinepanettone-Italia libertina del Berlusca. C’è da aggiungere solo che quando ho visto Soldi a catinelle, in sala la gente aspettava decine di minuti in attesa di ridere e controllava guardinga se le persone accanto a sé ridevano: ne vale davvero la pena allora rinunciare con ipocrisia alla tradizionale ma innocua commedia degli equivoci e convincersi che l’umorismo cattolico faccia sganasciare dalle risate?

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