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Esistono anche i Solstafir, quartetto nato lo stesso anno ma con una musica se possibile diametralmente opposta.
E'una sensazione personale ma quando ascolto i Sigur Ros mi sembra di stare in mezzo a una natura verde, lussureggiante, piena di vita, di colori vivaci. Il loro sound così variegato, etereo , sempre in punta di plettro o di tasto mi ispira il rifiorire di una stagione primaverile bella ancor più della precedente.
La complessità propria della musica dei Sigur Ros non fa parte del mondo dei Solstafir che a differenza dei cugini sembrano nati in una delle peggiori rhumerie di Reykjavik.
Svartir Sandar ispira l'opposto: le partiture semplici assumono un carattere quasi spettrale e disperato, è come se fossi al centro di un paesaggio lunare, appena atterrato con Curiosity in mezzo a quella distesa di rocce e sabbia che si sta rivelando Marte.
Eppure ci sono quegli squarci melodici che danno speranza ,colore e calore .
La voce graffiante di Addy Triggvason lascia trasparire dolore, sofferenza eppure si adagia con grazia su un tappeto sonoro che non è facile etichettare.
Se i Sigur Ros sono post rock o post-chissachecosa, i Solstafir sono post metal o forse post progressive metal. Sono comunque post -tutto. Eppure in filigrana si sentono anche echi grunge, Alice in Chains e Nirvana.
Ma ancora non rende l'idea della peculiarità della loro musica.
Svartir Sandar è il disco che li ha sdoganati all'inizio di quest'anno facendoli conoscere oltre i confini islandesi.Anche se è cantato rigorosamente in lingua madre.
Un viaggio di quasi 80 minuti diviso in due dischi ( Andvari e Gola ma non sono molte le differenze stilistiche) in cui perdersi e poi ritrovarsi, un nuovo concetto di musica estrema tra virulente accelerazioni colorate dall'ugola abrasa di Addy Triggvason e inaspettate aperture melodiche in cui fermarsi quasi per riprendere fiato.
Svartir Sandar è un disco che va oltre, supera il concetto stesso di heavy metal per porsi in una dimensione altra fatta di rock'n' roll, psichedelia, indie rock, progressive , doom e appunto metal.
Una miscela esplosiva eppure raffreddata dalla dilatazione dei brani quasi tutti di minutaggio molto consistente.
Difficile trovare un brano che risalti sugli altri ma se ne dovessi scegliere uno all'ascoltatore ignaro della musica dei Solstafir gli proporrei Fjara.
Svartir Sandar è il classico disco che cresce con gli ascolti e che tra qualche anno sarà considerato un vero e proprio must dagli aficionados.
Una delle migliori scoperte di questo 2012.
Viva l'Islanda!
( VOTO : 9 / 10 )
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