Magazine

Somewhere

Creato il 28 settembre 2013 da Jeanjacques
Somewhere
Ci sono molte cose delle quali mi si può imputare: che ho un caratteraccio, che dopo alcune ore cominciano a puzzarmi le ascelle, che certe volte esagero nel dare risposte particolarmente cattive, che in una donna prima guardo gli occhi e poi le tette, che quando mi tolgo le scarpe esce un tanfo che manco il fiato di un basilisco, che do troppo per scontato di avere una bella barba... ma non si può dire che mi fermo alle prime impressioni. Perché questo film è la prima pellicola di Sofia Coppola (figlia del ben più celebre Francis Ford Coppola, e cugina di Nicholas Cage - o Nicholas Kim Coppola) che ho visto nella mia vita, e nonostante tutto, nonostante questo film fosse stato fatto dopo alcuni anni di esperienza cinematografica e narrativa... ho deciso di andare avanti nell'esaminare la sua produzione. E credetemi, uno sforzo simile può essere superato da coloro che hanno continuato a leggere almeno un aio di romanzi di Moccia dopo il suo terribile esordio. Lì manco io ho avuto il coraggio ma, pur essendomi 'limitato' a questo, mi si deve dare atto dello sforzo.
L'attore Jimmy Marco vive una vita lussuosa e lussuriosa ma che, nonostante gli sfizi e le agevolazioni, non sembra più soddisfarlo, facendolo vivere in un continuo stato di apatia. Sarà l'inaspettato arrivo della figlia Cleo a cambiare il suo punto di vista e il suo modo di vivere.Un termine specifico per descrivere questo Somewhere è: rottura di coglioni. E dire però che inizia pure bene. La prima scena, nella sua semplicità creod sia una delle cose più belle ed efficaci che io abbia mai visto. Vediamo il protagonista andare ai millemila all'ora con la sua Ferrari, fa il giro della pista un paio di volte e poi... scende dalla macchina, annoiato nonostante l'ebbrezza dl bolide. La noia e l'apatia del protagonista è illustrata in una maniera magistrale che mi ha fatto iniziare il film nella speranza di vedere un capolavoro. Perché cosa poteva esserci di sbagliato dopo una scena simile? Tutto il resto. E con tutto, intendo proprio tutto! Seguiamo nel dettaglio la vita dell'attore, assistiamo alle sue giornate sempre uguali scandite da festini, amori fugaci da una notte e via, spettacoli erotici con due ballerine di lap-dance che non lo farebbero rizzare manco al più disperato dei tamarri e molti momenti morti. Troppi momenti morti. Per dirvi, il film dura un'ora e mezza ma a me sembrava di essermi fatto la maratone de Il Signore degli Anelli e Star Wars insieme. Il fatto è semplicemente, che in questo film non succede nulla. E con nulla, intendo proprio nulla. Gli elementi buoni non mancano, e pure le buone idee, ma non vengono mai sviluppate e non hanno un ruolo preciso all'interno della storia. Una storia che poi nno esiste. Perché nel suo perenne tentativo di non esplicitare mai quello che accade, ma facendo scorgere la mutazione interiore del protagonista attraverso fugaci attimi, la Coppola finisce per raccontare il nulla. Un film vuoto, quanto il suo protagonista, che come direbbe mio padre: "Dovrebbe semplicemente farsi un paio di mesi in fabbrica, e capire come vive la gente normale." Che poi non so come la pensate voi ma, per quanto io possa rispettare il concetto di famiglia e tutto il resto, non riesco a sopportare quando la lezioncina sull'uomo che non può vivere senza degli affetti stabili e sicuri viene spiattellata in maniera piuttosto esplicita. E lo so, l'ho detto più volte che in certi casi [è dura da ammettere] le verità stanno nelle cose stereotipate, ma la bravura di un artista e di un narratore stanno nel rendere l'ovvio nuovo. Per fare un esempio, se analizzassimo nel minimo dettaglio i film migliori di Woody Allen, potremmo riassumere tutte le morali coi classici proverbi di paese. Ciò che ha contribuito a rendere le pellicole di quell'antisemita d'un ebreo così geniali è stato il suo modo così innovativo e anticonvenzionale di nominare l'ovvio. E personalmente credo che sia così per tutti - e badiamo che questa è un'affermazione che va presa col contagocce e interpretata. La Coppola, poverina, non ce la fa, e crea un grande e immenso disastro. Tutto qui finisce per risultare irritante, persino la figlioletta Cleo, che proprio non ha un minimo di spessore psicologico e va avanti facendo sempre la cosa giusta da fare affinché suo padre migliori nell'uomo che diverrà alla fine, un uomo che abbandonerà tutti i lussi per darsi alla vera vita. Qui non abbiamo una storia stravista raccontata in maniera scontata, bensì una storia stravista raccontata male, che è anche peggio. Condita poi con dei momenti altamente trash quali la consegna dei telegatti, dove fanno parte pire i nostrani Nino Frassica, Giorgia Surina, Frabrizio Nichetti e Simona Ventura. Se non altro abbiamo Laura Chiatti che fa un fugace comparsata, e un cammeo di Benicio del Toro totalmente ininfluente. Senza contare che questo film vinse il Leone d'Oro come miglior film al Festival di Venezia, grazie a una giuria presieduta da Quentin Tarantino, storico ex di Sofia - dimostrando che se il cinema gli piace, scopare deve gustargli molto di più.Un film dal quale è impossibile ricavarne fuori nulla, se non che per raccontare una vita insulsa forse bisogna fare un'opera insulsa.Voto: Somewhere
Somewhere
Somewhere
Somewhere
Somewhere
Somewhere

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog