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Son tutte brutte le tasse del mondo, ma…

Da Robertopesce

Son tutte brutte le tasse del mondo, ma…La parola più utilizzata nelle ultime settimane in Italia credo sia tasse, con innumerevoli varianti quali: imposte, tributi, oneri, tariffe etc.

In questo frangente non intendo definire gli ambiti di applicazione ed il loro preciso significato, poiché non sono esattamente sinonimi l’uno con l’altro, anche se poi alla fine il risultato è sempre lo stesso: mettere mano al portafoglio e pagare!

Non intendendo neppure approfondire le scelte fatte dall’attuale Governo relative alle ultime manovre di bilancio, vorrei tuttavia evidenziare una notizia apparsa sul sito Corrieredellasera.it del 13 aprile scorso, proveniente dagli USA, che testualmente riportava: “Segretaria Obama paga più tasse del Presidente. Casa Bianca: Ecco perché il fisco va riformato.”

Tra qualche riga scriverò il sottotitolo. In via precauzionale raccomando i lettori particolarmente sensibili, di sedersi ed iniziare a prepararsi mentalmente!

Giunti a questo punto, direi che un paio di riflessioni nascano spontanee ossia:

  1. la differente sensibilità “politica” degli Stati Uniti in confronto all’Italia nell’approccio all’argomento fiscale;
  2. la stessa problematica, circa la maggior tassazione dei suoi dipendenti rispetto la propria, l’aveva precedentemente posta lo scorso mese di agosto l’“oracolo di Omaha” ossia il miliardario  Warren Buffet. Forse le incombenti elezioni presidenziali hanno “accelerato” la questione ma, per continuare col parallelismo con il Bel Paese, anche qui “ogni paio di mesi” abbiamo consultazioni elettorali e non ricordo di aver letto alcun giornale che riportasse una simile proposta di legge.

Avere Warren Buffet  come “sponsor” è un ottimo supporto per chiunque ed anche il presidente Obama non poteva avere assist migliore per proporre una legge che potesse contribuire a far fronte ad uno schiacciante debito pubblico federale che – alla data del 28 febbraio 2011 –  ha superato i 14.000 miliardi di dollari e che cresce con un ritmo di circa 1.000 miliardi ogni sette mesi (fonte Wikipedia) … anche se attualmente i ritmi di crescita si sono molto “raffreddati”.

Questa proposta di legge verso un riequilibrio della pressione fiscale, denominata “Buffet Rule” avrebbe previsto una sorta di addizionale d’imposta con un’aliquota di almeno il 30% per coloro che percepiscono redditi superiori ad 1 milione $.

Per compiutezza di informazione, va poi detto che tale progetto legislativo è stato bocciato due settimane fa dalla maggioranza Repubblicana del Senato USA, che vede nei tagli ai contributi federali al comparto sanitario/assistenziale e ai programmi “Medicare” e “Medicaid”, un inizio di soluzione alla voragine del debito nazionale.

E adesso finalmente arriviamo al sottotitolo dell’articolo che accennavo qualche riga sopra, un vero shock per un onesto contribuente italiano … pronti???

Riporto testualmente:

“Per Anita Breckenridge (la segretaria del Presidente Obama che nel 2011 ha percepito 95.000$ ndr) un’aliquota del 20,5% contro il 19% di Barack che guadagna 10 volte tanto”.

Lascio il tempo al lettore per bere un bel bicchiere d’acqua e riprendersi!

Giusto per dare un paio di dati concreti, nella tabella sottostante riporto i parametri delle aliquote di imposta negli Stati Uniti, nell’ipotesi di coniugi che hanno optato per il regime di tassazione congiunta (fonte www.fiscooggi.it)

SCAGLIONI DI REDDITO E ALIQUOTE DI IMPOSTA NEGLI USA (cifre in USD)

  1. fino a 17,000 $ = 10%
  2. da 17,001 a 69,000 $ = 1,700 $ + il 15% sul reddito eccedente i 17,000 $
  3. da 69,001 a 139,350 $ = 9,500 $ + il 25% sul reddito eccedente i 69,000 $
  4. da 139,351 a 212,300 $ = 27,087.50 $ + il 28% sul reddito eccedente i 139,350 $
  5. da 212,301 a 379,150 $ = 47,513.50 $ + il 33% sul reddito eccedente i 212,300 $
  6. oltre 379,150 $ = 102,574 $ + il 35% sul reddito eccedente i 379,150 $

La discrepanza che potrebbe cogliersi tra quanto affermato nel sottotitolo e la tabella delle aliquote, nasce da diversi fattori tra i quali: una tassazione più incisiva verso il lavoro dipendente piuttosto che altri redditi/rendite quali investimenti mobiliari, diritti d’autore etc., nonché ad un’ampia regolamentazione rispetto gli sgravi fiscali che abbattono notevolmente il corrispettivo di imposte da versare.

Son tutte brutte le tasse del mondo, ma…

Abbassare le tasse? Mmm, se ne parla ma ...

Questa però è solo una faccia della medaglia, poiché l’altra è rappresentata dal capitolo “stato sociale”: di cui non intendo neppure sfiorare l’argomentazione per ampiezza e complessità… servirebbe un blog solo per questa tematica!

Se dovesse esistere una “terza” faccia della medaglia, indubbiamente sarebbe rappresentata dal sistema di controllo che un Paese pone in essere per far rispettare le leggi (in questo caso fiscali) per controllarne il rispetto da parte dei suoi cittadini e per sanzionare l’eventuale illecito.

Il “mito” dell’arresto di Al Capone per evasione fiscale sui redditi derivanti dalle innumerevoli attività illecite (!!!) che nella Chicago degli anni Venti e Trenta gestiva con imprese regolari attraverso una lunga serie di prestanomi, oppure più recentemente, l’attore Wesley Snipes condannato a tre anni di carcere da un giudice federale della Florida, per non avere pagato le tasse tra il 1999 e il 2001, passando al clamoroso caso del vice presidente Spiro Theodore Agnew (dal 1969 al 1973 numero due del Repubblicano Nixon) costretto alle dimissioni poiché ritenuto responsabile di evasione fiscale su alcuni contributi elettorali sono solo alcuni esempi da cui si deduce che … non conviene scherzare negli States con le tasse!!!

Senza scomodare Monsieur Lapalisse, appare evidente che le “tasse” sono il fondamentale carburante per il corretto funzionamento della macchina statale che fornisce, e dovrebbe farlo nel modo migliore possibile, una moltitudine di servizi ai  propri cittadini, ed è per questo motivo che, proseguendo nella metafora auto/combustibile, ritengo possa essere utile riflettere a questi quattro punti:

  1. La macchina deve essere tenuta assolutamente efficiente da chi la guida;
  2. Tutti devono contribuire a “mettere” i soldi quando ci si ferma a far rifornimento, come quando da studenti  un po’ spiantati si andava in discoteca e si faceva un’equa colletta;
  3. Il distributore deve garantire la validità del funzionamento del servizio, ovvero se vengono corrisposti 50 €uro di carburante: 50 €uro devono entrare nel serbatoio e 50 €uro devono entrare nelle sue casse;
  4. In ultimo, se si intende proseguire a vendere benzina & Co, valutare la diminuzione del loro prezzo, poiché gli automobilisti vogliono fare ancora molta strada… senza però dissanguarsi!

Molte altre potrebbero essere le considerazioni da fare e numerosi i ragionamenti da condividere, ti invito pertanto a fornire il tuo punto di vista LASCIANDO UN COMMENTO ALL’ARTICOLO … chissà che non lo legga qualche “responsabile della macchina”?!

Enrico Vigo


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