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Sono i razzisti i veri diversi!

Creato il 01 maggio 2011 da Socialmediares

Sono molte le pubblicità che nel corso degli anni si son mosse contro chi è razzista, cioè contro quelle persone che giudicano inferiore chi è caratterizzato da diversi tratti somatici o da un diverso colore della pelle. Sono state varie le iniziative che hanno cercato di contrastare e arginare queste credenze per fare in modo che tali caratteristiche discriminatorie potessero venir abbandonate dalla popolazione, non solo in quanto ostacolo per l’evoluzione della società e della civiltà, ma anche in quanto forme immorali che manifestavano un accanimento nei confronti di chi è diverso. Nel corso degli anni molte campagne si sono succedute mostrando vari livelli di efficacia e di persuasione.

Sono i razzisti i veri diversi!

Nel 2009 la casa editrice Feltrinelli ha dato il via a questa lotta con uno spot che recitava: “Il razzismo è una brutta storia”. Le immagini si aprivano con il logo della stessa casa editrice in modo tale da presentarla al pubblico stesso, anche lo sfondo rosso si manifesta come parte integrante del logo stesso. Su di esso delle mani collocheranno dei quadrati neri suoi quali una bomboletta spray scriverà lo slogan. Le parola “storia” utilizzata apparirà strettamente legata alla casa editrice e al suo lavoro, in quando nata proprio per pubblicare opere letterarie e quindi raccontare storie. Lo slogan e la campagna sembrano però esser stati creati con l’unico scopo di pubblicizzare La Feltrinelli, lo spot non sarà infatti d’impatto e sarà difficile attribuire allo stesso la volontà di ostacolare questa tendenza in costante crescita.

Sono i razzisti i veri diversi!

Nel 2009 in occasione del 21 marzo, cioè della Giornata Internazionale Contro il Razzismo, venne creato uno spot per mostrare come le persone di colore si pongano in maniera ironica nei confronti di chi le reputa diverse. Viene presentato un uomo, che all’interno di un bar, si propone l’intento di raccontare una barzelletta ai suoi amici i quali però scapperanno perché messi in imbarazzo dalle sue parole. Il protagonista sulle prime sembrerà cercare di offendere le persone di colore facendo in modo che non sarà possibile, per lo spettatore, prevedere il finale. Una volta rimasto solo al bancone del bar il cameriere si posizionerà davanti a lui, la parte ironica sarà data dal fatto che il barista stesso non solo sarà di colore, ma dopo aver udito le prime frasi della barzelletta che recitavano “Il negro dice” sorriderà all’uomo. Così invece di mostrarsi arrabbiato per le battute razziste sarà divertito e chiederà l’epilogo della battuta. Questo spot oltre che a presentarsi molto divertente ci farà pensare a come l’uomo di colore abbia considerato le frasi discriminatorie come divertenti, si mostrerà in questo modo superiore a lui, dimostrando anche che tale razzismo apparirà soltanto come una cattiveria nei confronti di chi non lo merita.

Sono i razzisti i veri diversi!

E’ datata 2007 una delle più belle campagne sociali contro il razzismo mai realizzate. Lo spot in questione avrà come protagonisti dei ragazzini. Due bambini uno bianco e uno di colore giocheranno a pallone contro un muro, e ogni pallonata andrà a far cadere pezzi di intonaco e mattonelle dalla parete, le immagini ci mostreranno come le due vicende si svolgano in parallelo. Altri bambini si uniranno alla partita e si divertiranno a vedere il muro crollare pezzo dopo pezzo, sino a quando non sarà abbattuto del tutto. Una volta a terra le due squadre si guarderanno stupite, come se non aspettassero di vedersi, e sorridendosi decideranno di continuare a giocare assieme. Lo slogan “Abbattiamo il razzismo” sarà di forte impatto, le immagini e le parole saranno in grado si unirsi e portare lo spettatore e decodificare il messaggio nella maniera migliore. La musica proposta avrà ritmi tribali che porteranno gli individui a ricondurla ai ritmi africani. L’apparizione del calciatore Luca Toni sarà imprevista, anche se come testimonial avrà una valenza incentrata sul coinvolgimento di un numero maggiore di spettatori.

http://www.pubblicitaprogresso.org/filmplayer.aspx?id=27&nomeFLV=campagne/27/tv_27.flv

Nel 1990 la Fondazione Pubblicità Progresso si impegnò nello sviluppo di due spot pubblicitari contro il razzismo. Essi sembreranno appartenere ad un’altra epoca. Il primo spot mostrerà persone di colore intente nelle loro quotidianità come chiedere indicazioni stradali, giocare a carte e a pallone. Esse saranno perfettamente integrate nella società che sembrerebbe aver abbandonato ogni forma di razzismo. Il messaggio della voce: “Prepariamoci a vivere in una società multirazziale” sembrerà quasi designare un futuro troppo lontano, non guarda al presente della società stessa, ma a come essa potrà trasformarsi col tempo. Anche in questo caso la musica sembrerà richiamare ritmi africani.

Il secondo spot realizzato per la campagna sarà notevolmente differente, si mostrerà un uomo soggetto alla crocefissione, ma il volo di un elicottero farà in modo che lo spettatore non attribuisca queste scene al passato. L’audio sembrerà appartenere ad una trasmissione radiofonica e apparirà confuso e quasi sconclusionato, le uniche parole chiare affermeranno: “Io non sono razzista”. Sul finale la croce verrà innalzata tramite delle corde e si potrà vedere il volto dell’uomo crocifisso. Si mostrerà un uomo di colore che piuttosto che provare sofferenza per la pena subita lancerà uno sguardo di accusa e denuncia verso lo spettatore. L’intento è quello di definire i razzisti come essere inferiori.

Lo scopo delle varie campagne realizzate nel corso degli anni è quello di sviluppare una morale contro il razzismo. Le persone di colore vengono dipinte in attività quotidiane per far vedere come l’unica diversità tra i due popoli è solamente una discriminazione ingiustamente voluta e immotivata dalla società. Nei vari spot si giocherà sugli slogan, sul lato umoristico, sul lato adolescenziale e sulla quotidianità. Caratteristica comune di queste campagne è la volontà di sviluppare nella collettività una coscienza che verta verso l’abbandono dei canoni discriminatori, dipingendo in alcuni casi i razzisti come i veri diversi.

Carlo Serra



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